Lunedì 3 maggio 2010 si è celebrata in tutto il mondo la XVIII giornata mondiale della Libertà di Stampa: ridendo e scherzando l’Italia viene collocata al 74esimo posto: davanti a noi tutti gli Stati dell’Europa Occidentale.
Notizia questa che non commentiamo, non per carità di patria, ma bensì per carità di popolo che, spesso e volentieri, quando qualcosa non gli torna, trova molto utile mettere la testa sotto la sabbia o si consola mediante abbondanti scorpacciate di inganni propaganda. Dunque su questo delicato tema del diritto alla verità per tutti lasciamo ad ogni lettore le proprie convinzioni che si è costruito al riguardo anche se sappiamo perfettamente che tacere, nascondere o negare anche solo in parte la verità è un atteggiamento semplicemente indegno, incivile e vile.
Diverse sarebbero le stranezze e le altre facce di verità da far emergere anche questa settimana perché apparse sbiadite o sfuocate sui media che riteniamo tra i più autorevoli e affidabili. Fra le tante notizie abbiamo scelto un articolo di “economia” a firma di Oscar Giannino, giornalista solitamente non vittima di fanatismo. Un approfondimento che potete trovare pubblicato integralmente su www.chicago-blog.it/ e del quale offriamo una sintesi “perché certe cose non è bene farle conoscere al popolo sovrano!”
Uno scenario esplosivo, da buona notte a tutti
di Oscar Giannino
Prima un antipasto, questo bel Martin Feldstein che Dio ce lo preservi a lungo…
Ma dopo che vi siete appena amareggiati il palato, fatevi andare tutta la cena per traverso con queste 65 pagine di spietato realismo. Ve le raccomando davvero. L’autore è William Buiter…
E’ la più completa, analitica e documentata analisi comparata e complessiva della situazione di finanza pubblica mondiale che abbia letto recentemente. Se i politici italiani frequentassero consimili letture, avrebbero un dato di cui menar vanto e 65 pagine di cui spaventarsi…
Il dato è quello della figura 7 a pagina 16: che ci crediate o no, per dare stabilità alla sua finanza pubblica l’Italia deve correggere il suo deficit tendenziale con misure strutturali non superiori a 4 punti di Pil tra 2010 e 2020 per giungere al 60% di debito pubblico al 2030, cioè meno della metà di quanto ormai serva alla media dei Paesi Ocse…
Ma la notizia è che Stati Uniti, Regno Unito e Giappone hanno tutti bisogno di aggiustamenti strutturali superiori al 10% di Pil, cioè – sì, avete capito bene – maggiori di quelli che servano alla Grecia per evitare il default…
Altro che fine della crisi.