Vittime di professione

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Le persone crudeli non si fanno alcun riguardo, non si fermano davanti a nulla, disprezzano, irridono, violano anche la sfera più sacra, quella del dolore. Solo un essere spietato può definire ""vittime di professione"" con scherno e irrisione chi ha sofferto, o ha perso la vita. Ma se ci sono le ""vittime di professione"", ci sono anche gli ""assassini di professione"". Terroristi feroci, sanguinari e codardi, arroganti e irridenti, incapaci di pentimento, senza rimorsi e senza problemi di coscienza. Per avere i quali è necessario averla, una coscienza.

 


Vengono sdoganati fior di delinquenti, terroristi, assassini… sono liberi di pontificare nei salotti televisivi e nelle redazioni, intervistati come divi, scrivono libri che promuoveranno in ogni trasmissione, mancano solo le Previsioni del tempo…Titolari di ergastoli per contare i quali non basta una sola mano, godono, dopo un paio di lustri di detenzione,  di regimi di semilibertà e si godono la vita.

Perchè sono vivi, loro, a differenza delle loro vittime,  vittime tanto quanto chi piangerà per sempre la loro perdita.

I poliziotti e le altre persone innocenti  cui hanno sparato, le famiglie che hanno gettato nella disperazione, gli orfani,  tutti coloro i quali da questa barbarie hanno avuto tragedie e danno, non contano.

Questo è lo scenario nel quale, come accade sempre con le persone vili, non mancano colpi  di bassezza incommensurabile, vigliacche dichiarazioni, come quella di definire “”Vittime di professione””  ironizzando su persone che vittime lo sono veramente.

E’ fonte di infinito avvilimento che trionfino costoro, permettendosi pure di irridere e fare altre considerazioni che, sinceramente,  si fa davvero fatica anche a riportare e che insudiciano gli occhi quando si leggono.

Quella che lo scorso gennaio scrisse tutta esilarata su Face Book “”chi mi ospita oltre confine per i fasti del quarantennale?””, riferita all’anniversario dell’agguato di via Fani qualche giorno fa ha detto che “”C’è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere…””

Un’altra delle molte  agghiaccianti e ciniche dichiarazioni della terrorista BR Balzarani, alla presentazione di un suo libro, in un Centro sociale di Firenze, nella stessa data in cui venivano ricordati i Caduti di via Fani.

Le persone crudeli non si fanno alcun riguardo, non si fermano davanti a nulla, disprezzano, irridono, violano anche la sfera più sacra, quella del dolore. Solo un essere spietato può definire “”vittime di professione”” con scherno e irrisione chi ha sofferto, o ha perso la vita.

Ma se ci sono le “”vittime di professione””, ci sono anche gli “”assassini di professione””. Terroristi feroci, sanguinari e codardi, arroganti e irridenti, incapaci di pentimento, senza rimorsi e senza problemi di coscienza. Per avere i quali è necessario averla, una coscienza.

Nell’ipotesi, per la verità assai remota, di un colloquio, direi all’egregia terrorista di professione, mai pentita, che vittime non sono solo le persone uccise: vittime  sono  i loro familiari, che avranno per sempre l’esistenza stravolta e annientata; vittime sono gli amici, i colleghi, i conoscenti… che da quelle morti hanno avuto dolore, sgomento terrore e rabbia…

E vittime, sono anche  tutti quegli uomini in uniforme  che, salutando la moglie e i figli, prima di andare in servizio, sorridevano ma avevano la morte nel cuore, perchè pensavano a quello che poteva  accadere anche a loro, alla mercè degli assassini più spietati, senza protezione, senza difesa…

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Come di consueto, qui di seguito presento brevemente il numero on line da oggi. I titoli in grassetto portano direttamente ai relativi pezzi. Questo per consentire anche a chi ha poco tempo, di poter sfogliare più facilmente il giornale.

Vittime di professione

di A.D.Z.

Esule in Patria

di Massimo Nardi

La mela non cade mai troppo lontano dall’albero. Siamo un popolo che spesso non vede al di là dal proprio naso e non sa più reagire.

 

Il reddito di nascita non è una buffonata

di Alberto Venturi

Il reddito di nascita ha un senso però soltanto se sostenuto da una società diversa nella quale tutti lavorano, ma lavorano meno perché ce n’è meno bisogno. Questo significa rivoluzionare la società legando la produzione al bisogno e non il bisogno alla produzione, rendendo il lavoro un bene pubblico e non uno strumento di compravendita privata.

L’UE come l’ URSS ?

di Giorgio Maria Cambiè

XIX Concours d’Elégance Trofeo Salvarola Terme

di Annamaria Padovano

Tra sabato e omenica scorsi 55 auto di top gamma si sono sfidate a colpi di motore. Al Concourse d’ Elegance, Trofeo Salvarola Terme,  “”La Fiat 1500 Revelli Beaumont vince””

XI IS KING

di Eugenio Benetazzo

Il nuovo mandato a tempo indeterminato lo trasforma nell’uomo più potente che la Cina abbia mai avuto e forse anche del mondo intero, scavalcando persino Vladimir Putin Non stupiamoci pertanto se tra meno di cinque anni il meglio dell’high tech sarà solo Made in China.

 

Auguro a tutti buona settimana e buona lettura del n. 599-279

 

 

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