REFERENDUM COSTITUZIONALE DEL 25 E 26 GIUGNO 2006: RISULTATI COMPLESSIVI CONTEGGIATI NELLA PROVINCIA DI MODENA
ELETTORI 517.579
VOTANTI 331.521 64.05%
VOTI VALIDI 329.404
BIANCHE 1.094
NULLE 1.023
CONTESTATE 0
SI 107.824 32.73%
NO 221.580 67.27%
Stefano Bonaccini, segretario provinciale Ds –
“E’ un risultato straordinario. Una vittoria nettissima che va ben oltre le appartenenze politiche. L’Italia, dal nord al sud, ha detto No con chiarezza, senza dubbio alcuno, a una riforma costituzionale inutile e pericolosa, alla divisione del Paese, alla cancellazione del principio d’uguaglianza, ai superpoteri del premier. E’ una vittoria della democrazia e del buon senso. Adesso possiamo finalmente sederci e discutere, con chiunque abbia a cuore il futuro del Paese, di una riforma seria ed equilibrata della Costituzione”.“Ancora una volta Modena e l’Emilia-Romagna hanno dato un contributo significativo al buon esito della consultazione . La nostra regione è stata quella dove più alta è stata la percentuale di affluenza alle urne con il 64 per cento degli elettori che sono andati a votare. E di questi oltre il 66 per cento ha detto No. Eccellente anche il risultato in provincia di Modena dove il No ha ottenuto oltre il 67 per cento dei consensi, sfiorando addirittura il 70 per cento in città. Anche l’ultimo tentativo del centrodestra di dare una spallata al governo è fallito. Ora l’esecutivo potrà concentrarsi sui problemi più urgenti.
Samuele Calò, segretario Prc di Modena città
“Gli italiani hanno dato un segnale forte andando a votare in massa. Erano dieci anni che ad un referendum non si arrivava oltre il 50% quindi è evidente che il popolo ha voluto accorrere alle urne per mandare un messaggio che va in una sola direzione. Come Rifondazione ritengo che una vittoria del genere possa significare soltanto una cosa: non si deve più parlare di riforme costituzionali perché gli italiani evidentemente non le vogliono. La nostra Costituzione va rispettata così come è. E’ migliore di quanto si creda ma va soltanto rispettata di più. Le regole ci sono, dobbiamo però impegnarci tutte a condividerle.
Riad Ghelfi, Lega Nord
La sconfitta credo che sia prettamente politica. La gente di sinistra è andata a votare convinta di dover esprimersi contro il centrodestra, senza capire che una riforma della Costituzione era necessaria. Forse il periodo del referendum non era dei migliori perché come al solito tanti nostri elettori ha preferito il mare alle urne. L’informazione, anche a livello mediatico,
è stata poca, basta chiedere alle persone per quali motivi erano chiamati al voto per capire che in tanti non erano nemmeno a conoscenza di cosa si voleva modificare. Ma il motto della Lega resta lo stesso “Mai mollare”. Continueremo ad andare in piazza con i nostri gazebo a spiegare le riforme che vogliamo per l’Italia e, come ha detto anche Bossi, se
Isabella Bertolini, coordinatore regionale Forza Italia
Rispettiamo la volontà dei cittadini. Ma tutto questo non cambia la situazione: il Governo Prodi rimane lacerato su tutto e non è in grado di governare. Hanno vinto la campagna di mistificazione e la disinformazione dell’Unione. Con la vittoria del “no” è stata scelta la vecchia Italia dei ribaltoni, delle burocrazie, delle Camere affollare e delle inefficienze costose.
Matteo Richetti, segretario provinciale Margherita
Ha vinto il no, hanno vinto coloro che non hanno accettato le modifiche costituzionali (volute dalla sola ex maggioranza), che avrebbero inferto al sistema delle autonomie locali nel suo complesso, a partire dalle Regioni, un duro contraccolpo alle ragioni per le quali si sono lungamente battute: la costruzione di un sistema costituzionale autenticamente federalista compatibile e rispettoso dell’ordinamento giuridico nazionale. Le modifiche costituzionali sono maturate in un contesto di radicale contrapposizione tra le parti e senza tener conto del dissenso, oltre che di una parte cospicua del Parlamento, anche delle Regioni, delle Province e dei Comuni i quali costantemente hanno segnalato in tutte le sedi la propria motivata contrarietàÈ necessario fin d’ora interrogarsi e riaffrontare con maggiore cognizione di causa il tema ineludibile delle sedi di concertazione interistituzionale. In quest’ottica dovranno essere riaffrontate le questioni relative al funzionamento delle Conferenze Stato-Regioni ed Unificata, sedi rimaste tuttora di confronto unilaterale, cercando i punti di equilibrio discendenti dalle stesse pronunce della Corte che hanno enormemente enfatizzato il principio costituzionale di leale collaborazione.