Consapevole di farmi detestare da molti, o almeno da tutti coloro che patiscono per il caldo, io considero questi, meteorologicamente parlando, giorni bellissimi; in fondo è estate, non aspettiamo altro, nelle brumose e gelide giornate invernali.
Ma il bello si limita allo splendore del sole che, come ogni altra stella, è indifferente alle vicende umane, alle nostre grandi e piccole tragedie, alle nostre angosce, personali e collettive.
Alzi la mano chi non ha mai desiderato, almeno per una volta, lasciare l’Italia, amata come nazione, ma disprezzata per come è governata e per come è organizzata socialmente. Andare via, portando con noi chi abbiamo di più caro, cercando di dimenticare la corruzione, il malgoverno,l’insicurezza, l’inquinamento…via dalla folla, la folla degli indagati eccellenti, dei condannati che la fanno franca, delle nullità privilegiate…E, soprattutto, via, via da ogni altro essere che, disumano, incurante e immemore, ha calpestato le nostre mani, quando eravamo aggrappati all’orlo di un profondissimo burrone…
Credo che, almeno per una volta, questo pensiero sia venuto a tutti, anche se poi è stato accantonato. Non credo che si possa resistere alla nostalgia, alla struggente carezza per gli occhi che riceveremmo dal leggere anche solo il nome, dell’Italia, della nostra città, dei luoghi che abbiamo visitato, o dove sono nati i nostri genitori, o dove vivono i nostri amici. Ma non è solo questo a frenarci:volando un pochino più in basso, pensiamo che, una volta concluso il ciclo lavorativo, quella famosa serena vecchiaia cui tutti i comuni mortali aspirano è garantita non solo da qualche proprietà grande o piccola, ma soprattutto dal vitalizio, anche questo grande o piccolo, frutto di lunghi anni di lavoro. Ma se “salta” una nazione, se va in default il sistema bancario, quello previdenziale, e l’economia, se lo stato fa bancarotta, ogni credito che il cittadino inerme ha verso di esso è in grave pericolo, o “salta” addirittura.
Tutto ciò, per quanto remoto e impossibile, fa comunque riflettere.
Non mi sogno neppure di fare un discorso politico, comunemente inteso, citando Destra e Sinistra, concetti venuti ormai a nausea. Il discorso che vorrei fare, trasversale alle ideologie, ai partiti, alle logiche di questa o quella fazione, è sulla sensazione inquietante di essere nelle mani degli altri, a subire le scelte che essi faranno per il nostro futuro. E non mi sembra giusto che per colpa di impreparazione, di incapacità,ignavia o disonestà dei suoi governanti una intera nazione debba passare terribili guai, e altrettanto terribili se ne prospettino per i suoi cittadini, incolpevoli, impossibilitati a ribellarsi, impreparati, di fronte ai misteri dell’alta finanza, tanto quanto dinnanzi alle conseguenze della corruzione, del malgoverno, della colpevole mala gestione della cosa pubblica.
A queste tematiche, da varie angolazioni, nonché al ritorno della politica virtuosa, sono dedicati gli articoli di Dieffe, “Una politica indisponente” , di Alex Scardina, “”Lista cinica e lista civica””, del Sen. Paolo Danieli, “Il taglio mancato”, e di di C.M. “Il fiocco rosso”.
Non possiamo permetterci di fuggire, dobbiamo, al contrario, essere sempre più presenti, come cittadini e come elettori.
Spesso nella vita accade di non essere davvero artefici del proprio destino. Checché ne dicano pensatori del calibro di Giordano Bruno e altri, non sempre ci è concesso farlo.
Facciamo in modo di essere artefici del nostro destino almeno come nazione, come società e collettività, impegnandoci, informandoci, facendo le giuste scelte. Non concedendo nulla agli incapaci, ai malversatori, ai corrotti, agli ipocriti.
Buona settimana e buona lettura del n. 283
A.D.Z.
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Il minerale che fa da copertina a questo articolo si chiama Uranòfane, detto anche uranotile.
Un nome che ci parla dei suoi componenti, è infatti un silicato idrato di calcio e uranio, ma non riesce ad evocare la bellezza di questo piccolo sole che illumina con i ciuffi di aghetti raggiati dei suoi cristalli di uno&nb
sp; splendente colore giallo.