Forse è stato per effetto dell’inchiesta sullo stato della scuola o, forse, l’aver ritrovato il decrepito sussidiario di quinta elementare. Fatto sì è che sfogliando quelle pagine di un tempo straordinariamente lontano sono riaffiorati alcuni versi che era costume far imparare a memoria agli scolari.
Cose di poco conto, non impegnative, poesiole in rima senza pretese letterarie, ma traboccanti di ricordi, di tenerezza. Un’onda di nostalgia che mi ha inumidito le palpebre.
Oggi di quei versi, di quelle rime baciate non v’è più traccia, si ha orrore di allenare la memoria degli alunni con siffatte sciocchezzuole.
Però, ho pensato (forse m’illudo), che a qualcuno potrebbe fare piacere ritrovarle, rileggerle …
San M artino del Carso
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
Giuseppe Ungaretti
Non credo sia necessario un commento a questa breve poesia, tutt’altro che ermetica, che esprime il dramma dell’Ungaretti combattente della Grande Guerra. Egli, arruolatosi volontario nel 19° Rgt. Fanteria, combatté sul Carso.