Una voce poco fa

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Una visione imbarazzante, di certo più umiliante della sconfitta degli Azzurri contro l'eccelsa Nuova Zelanda.
art. di Maria

 

Prima dell’inizio della partita di rugby all’Olimpico di Roma, tra Italia e Nuova Zelanda, ‘Fratelli d’Italia’,  una visione…la Ricciarelli che  canta l’Inno di Mameli,  purtroppo in modo non impeccabile, non all’altezza della sua fama, per giunta saltando anche alcune strofe.

Una visione sicuramente imbarazzante, di certo  più umiliante della sconfitta degli azzurri, accettabile, tuttavia,  dato il valore  eccelso degli  avversari. Ma quell’Inno, “steccato” e mutilato  da una professionista con quel gran nome…è qualcosa di indigesto.  Forse era preferibile un coro polifonico di appassionati dilettanti… alla celeberrima soprano.

Secondo me  gli  Inni Nazionali,  in generale,   non sono adatti alle voci femminili, nemmeno alle più splendide.  Inoltre,la versione originaria di “Fratelli d’Italia,  se non ricordo male, era proprio per coro di voci virili, e tale rimase anche successivamente, quando venne ripresa e  musicata in maniera più ampia, dopo la morte del giovanissimo Goffredo Mameli, in battaglia.

Da qualche anno, fra l’altro, la Ricciarelli non canta in Arena o alla Scala… potrebbe benissimo essere arrivato il momento di un sereno pensionamento, senza cedere alle lusinghe di una esibizione  nella quale il virtuosismo è fuori posto… tanto quanto la “goliardia”…parola che la signora in questione ha usato, a mio avviso assurdamente,  per giustificarsi….dicendo, appunto, che l’Inno si canta con  goliardia e che  lei ha sbagliato per quello!

Goliardia?

Forse signora Ricciarelli deve rivedere un po’ qualche concetto. L’Inno rappresenta una nazione, per  goliardia  e per  fare festa alla buona, allegramente, si cantano altre cose…

Questo, che è solo un episodio, mi ha fatto pensare, tuttavia, alla pletora degli stagionatissimi personaggi  che non vogliono mollare… non solo nel mondo dello spettacolo, ma in ogni campo….Come non pensare ai recalcitranti rottamandi della politica, ad esempio, che sbranerebbero vivo chi per primo ha usato questa metafora automobilistica nei loro confronti. 

Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. 

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