Premature beatificazioni e cruda realtà
Su tutti i quotidiani locali di venerdì 31 luglio era riportata la notizia della parrucchiera che dopo aver trovato per strada un portafoglio contenente circa 900 euro lo ha fatto riavere al legittimo proprietario.
Ce ne compiacciamo.
La signora Imhanfeotor, titolare del salone di acconciatura Glamour e fino a non molto tempo fa – prima di passare la gestione al fratello – anche dell’omonimo Bar-Ristorante di Viale Mazzoni, oltre che del Minimarket di Viale Crispi, si è detta stupita dall’enfasi con cui i media locali hanno trattato la vicenda.
Siamo d’accordo con lei.
Lo siamo, innanzitutto, perché se un semplice gesto, per quanto apprezzabile, di onestà – ma sarebbe forse meglio dire di “non disonestà” – suscita tanto clamore e tanta attenzione da parte degli organi di informazione, a nostro parere ciò significa che viviamo tempi in cui, ormai, i valori appaiono sovvertiti.
Lo siamo, in secondo luogo, perché a fronte del grande spazio dedicato alla signora Imhanfeotor da parte dei media per questo atto che in una società civile dovrebbe rientrare nella normalità, se non andiamo errati solo un quotidiano ha parlato, con ben minore enfasi, dell’ennesima rissa con feriti gravi scoppiata lunedì 26 luglio alle 01:00 circa praticamente davanti al salone di acconciatura della signora, rissa di cui non ci siamo dimenticati e non ci dimenticheremo, anche perché non è che l’ultima di una lunga serie cominciata da quando in Viale Mazzoni sono state aperte le attività commerciali etniche ora presenti.
Siamo d’accordo con la signora anche quando afferma di non essere mai stata oggetto di episodi di razzismo: in effetti nessuno si è opposto, all’epoca, all’apertura dei suoi locali e, per di più, le sono stati concessi finanziamenti comunali attraverso i bandi della zona Tempio sia per il salone di acconciatura, sia per il Minimarket (non per il Bar-Ristorante, invece, poiché è stato sanzionato, in passato, con provvedimenti di chiusura temporanea), finanziamenti che, provenendo dalle tasche di tutti i Modenesi, avrebbero dovuto apportare miglioramenti alla vivibilità della zona che, però, a tutt’oggi, non è ancora dato riscontrare (perfino il graffito, opera di qualche maleducato writer, è ancora lì, a fare pessima mostra di sé sulla saracinesca del salone della signora).
Riteniamo perciò che un comportamento onesto e riconoscente nei confronti della città e dei suoi cittadini sia, stanti tali premesse, quantomeno doveroso e non da enfatizzare a questi livelli.
Ciononostante, e pur ripetendo che apprezziamo il gesto della signora, per quanto ci riguarda, prima di procedere a promuovere una sua eventuale beatificazione, vorremmo capire quale sia il giorno di chiusura del suo salone (visto che non è indicato sulla vetrina e stante che ci risulta fosse aperto anche nella mattinata del 1 maggio, ad esempio), sapere come mai, anziché utilizzare il condizionatore (che tra l’altro gocciola abbondantemente sul marciapiede pubblico), spesso chi dovrebbe lavorare al suo interno staziona invece con sedie sul marciapiede, ostruendolo, e, infine, capire perché sovente chi afferisce al suo locale – come agli altri etnici di Viale Mazzoni, per la verità – parcheggia le auto sul marciapiede sul lato opposto della via.
Insomma, a costo di apparire cinici, siamo costretti a dire che, come al solito, una rondine non fa primavera.