Veniamo all’attualità politica: questo gioco al massacro sulla Questione morale che in questa Italia appare non abbia mai fine, alla fine a chi giova?
Aimi, consigliere regionale An
Certamente non alla politica. E non a coloro che hanno fatto della via giudiziaria al potere una bandiera per poi ritrovarsi con le dita sporche di marmellata a pochi mesi dalle elezioni di fronte ad un elettorale attonito e che aveva preso sul serio i sermoni sulla questione morale che il centro sinistra faceva al centro
Artioli, capogruppo Margherita in consiglio comunale.
La questione morale è tema alla radice del fare politica. La crisi in Italia, a partire da Tangentopoli, è iniziata quando la politica che dovrebbe garantire indipendenza e obiettività per il bene comune, ha cominciato ad essere soggetta agli ambienti economici e in particolare alle logiche di quelli finanziari, rinunciando così al suo primato “”morale””. De Gasperi chiese a sua figlia di fargli da segretaria gratis per non appensantire i bilanci dello Stato. Oggi esempi di tale senso dello Stato e di correttezza e trasparenza nei rapporti politica-economia sono rari. Sicuramente un esempio negativo in tal senso viene dall’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale al di là dei modi, dell’azione di Governo, delle leggi “”ad personam”” per gli amici e del degrado morale fatto di condoni e favori, riunisce nella sua stessa persona come simbolo emblematico il politico e l’affarista, ma anche altrove una maggior cautela non guasterebbe. A chi giova tutto ciò? Credo a tre scopi:1 – a intorbidare le acque per non far cogliere il fallimento dell’azione di Governo, 2 – a infangare o delegittimare l’avversario in vista della campagna elettorale, 3 – ma soprattutto ad alimentare quel qualunquismo, che tende ad accomunare tutto e tutti, di cui si alimenta la disaffezione alla politica e la rinuncia alla partecipazione uniche strade invece per il riscatto morale del paese.
Barbolini Ds, ex sindaco di Modena
Certamente non aiuta a far crescere fiducia, partecipazione, impegno, né tanto meno senso civico e responsabilità: fattori che servono a corroborare la democrazia, e la rendono più viva, ricca ed efficace. Valori ed etica non un prerequisito per chi fa politica, massimamente per chi è chiamato a funzioni di responsabilità pubblica: dunque è giusto avere intransigenza, e non far sconti quando qualcuno – individuo o organizzazione – vi viene meno.Proprio per questo non si dovrebbe mai speculare su profili così delicati e sensibili: scommettere sulla disillusione dell’opinione pubblica, cercare strumentalmente il discredito degli avversari, accarezzare il qualunquismo e l’antipolitica rende poi enormemente più difficile mobilitare energie e promuovere senso di appartenenza e coesione sociale, così necessari per il rilancio del sistema paese.
Sergio Celloni, consigliere comunale a Modena UDC
La questione morale è da sempre terreno di scontro, invocato ora dalla destra ora dalla sinistra, che ne fanno entrambi vessillo per la propria propaganda. E’ chiaro che chi porta avanti una idea, sia convinto questa sia buona, e in questo concordo nell’avanzare proposte propositive. Viceversa non condivido questa demonizzazione dell’avversario. Io personalmente, ed il mio partito in genere, non abbiamo mai optato per criminalizzare le forze a noi concorrenti. Le ricordo a questo proposito che a fronte dello scandalo sulle Coop rosse, l’onorevole Casini, dell’UDC, ha sostenuto una lotta perché si calmassero le acque e non se ne facesse un fatto politico. Io lo ritengo quello dell’Onorevole Casini, e dell’UDC tutta, un atteggiamento di correttezza e lucidità: non crede anche lei?
Eccome che giova! Giova a coloro che non hanno risposte concrete da avanzare per migliorare il welfare dei cittadini. Giova a coloro che non hanno capacità per elaborare programmi di intervento per fare crescere la giustizia sociale e lo sviluppo economico e culturale delle nostre comunità. La moralità nella politica, infatti, non dovrebbe essere intesa come un fine, ma come un mezzo, un presupposto indispensabile per chi voglia rappresentare la volontà dei cittadini. Ciò non significa, quindi, sottovalutare in alcun modo l’assoluta necessità di un’alta tensione morale alla quale dovrebbe essere sempre improntata tutta l’attività politica e amministrativa. Purtroppo il moralismo qualunquistico, così diffuso a destra e, sovente, anche a sinistra, privo di concreti riferimenti a idee guida e a proposte politiche praticabili, rappresenta solo una vera e propria degenerazione del modo di concepire la politica. Potremmo anzi dire che un certo, diffuso moralismo che, in alcuni casi, rischia di essere il solo connotato e collante di alcune forze politiche, serve a chi lo pratica per occupare impropriamente uno spazio e un ruolo politico. Un moralismo quindi che rappresenta la negazione stessa della necessità di moralità. Dio ci scampi e liberi dai politici professionisti del moralismo.
Guelfi, consigliere comunale di Carpi Udc
Credo che, quasi paradossalmente, il gioco al massacro sulla questione morale almeno nella nostra regione, ma anche nelle altre regioni “”rosse””, giovi agli stessi imputati del momento: cioè i Ds. Sappiamo infatti bene che la prima reazione dell’elettorato “”storico”” della sinistra è quella di chiudersi in schieramento compatto a difesa degli accusati, se sono della stessa appartenenza politica.
Manfredini, consigliere regionale Lega nord
Non giova a nessuno. E’ un danno per il Paese. Quando la casa delle Libertà vinse le elezioni, durante la campagna elettorale sia a destra che a sinistra si disse chi vince governa e lo si lascia governare, ma non è stato così. Credo che la Casa delle libertà abbia mantenuto fede al programma, quasi alla totalità. Non è poco, nonostante tutto ciò che è successo (dagli attentati terroristici alla crisi economica). Poi bisogna tener conto del periodo: quando governava la sinistra era un periodo di vacche grasse, adesso c’è il periodo di magra. Comunque: subito dopo la formazione del Governo, la sinistra ha cominciato a remare contro, ad esempio con i girotondi, non ha lasciato governare, continui bastoni tra le ruote (c’è da dire che sono organizzatissimi in tutti i campi), e tutto questo fa male al Paese, fa male agli italiani. Ma la storia delle banche ora ci dice che neanche loro sono poi tanto diversi…
Francesco Ori, segretario Unione comunale Ds di Modena
Come lei sottolinea siamo di fronte ad un “”gioco al massacro””, ad un clima politico fortemente improntato alla demonizzazione dell’avversario e questo non giova prima di tutto ai cittadini del nostro Paese, un’Italia che sta subendo prima di tutto una significativa stagnazione economica accompagnata ad una sempre più ampia diffusione di incertezze e aure. Credo che la soluzione stia nel ricordare alla Politica la sua funzione principale nel governo delle comunità: avere idee e persone che sappiano rispondere ai bisogni dei cittadini, “”donne e uomini capaci di fare bene””. Chi pensa all’annientamento dell’avversario come metodo per raggiungere i propri obiettivi manca di rispetto alle istituzioni e fa perdere di credibilità alla politica stessa. Ed oggi la Politica è sufficientemente screditata. Lamia speranza è poter arrivare alle elezioni di aprile on un clima diverso, dove la dialettica fra le parti si misura sulle proposte per risolvere i problemi del Paese, presupposto fondamentale per ricostruire il rispetto delle istituzioni e non per alimentare una cultura della “”furbizia””, del disimpegno, anticivica.
Palazzini segretario provinciale comunisti italiani:
Dovrebbe giovare agli onesti
Salemme, presidente Radicali modenesi.
L
a moralità politica è nella chiarezza,i radicali non hanno mai rubato nè per sé nè per la fare politica
Diversamente dalla Banca Romana,al Banco di Napoli di Sicilia all’Euronord (la Banca della Lega Nord) fallita miseramente, la storia di Italia è intrisa di furti di regime
Finanziamento alla politica: secondo lei è più serio dire che la politica per vivere ha bisogno di finanziamenti?
Aimi Certamente. La politica ha bisogno di soldi per poter sopravvivere. E’ il prezzo che paghiamo al sistema democratico e parlamentare. In passato abbiamo avuto momenti ancora più difficili con Tangentopoli. Oggi non possiamo fare finta di nulla anche perché è evidente, e sotto gli occhi di tutti, che le campagne elettorali di certi partiti che hanno organizzazioni capillari sul territorio inevitabilmente finiscano per spendere soldi, tanti.
Artioli Il tema è serio, si tratta di garantire alle espressioni democratiche di vivere e operare senza dover dipendere da fonti che poi potrebbero influenzare le scelte politiche stesse. Francamente credo, sicuramente controcorrente e forse anche un po’ ingenuamente, reimpostare un nuovo modo di fare politica, che sia anche meno costoso, riscoprire il rapporto con la gente più che le trasmissioni mediatiche, la partecipazione e il coinvolgimento anziché la propaganda. Ciò detto la politica ha dei costi come tutto, e il cittadino potrebbe anche essere disposto a sostenerli se cogliesse il valore del lavoro della Politica. La sfida è qui, ridare dignità alla politica a partire dalle condotte personali dei politici e dalle motivazioni che spingono ad impegnarsi in questo ambito..
Barbolini Ci vorrebbe, al riguardo, meno ipocrisia. Ricordo che mesi fa, prima delle elezioni regionali, ci fu una dura campagna scandalistica contro l’adeguamento di alcune quote del finanziamento pubblico ai partiti per le spese elettorali, e in quella occasione i falsi moralismi si sprecavano. La democrazia, per funzionare, richiede risorse: è giusto perciò che i suoi “costi” siano ancorati a regole, e siano trasparenti. Ovviamente questo si deve accompagnare a criteri di essenzialità nell’utilizzo delle risorse pubbliche ( anche per ciò che concerne le indennità ), nonché edere controlli e sanzioni assai severe nei casi di un loro mancato rispetto. In proposito, penso sarebbe interessante sviluppare un’idea che ha lanciato il segretario dei DS Piero Fassino all’ultima direzione: istituire una “authority” di persone indipendenti e qualificate per il controllo delle entrate e delle spese dei partiti e la certificazione dei loro bilanci. generalizzare un approccio di questo tipo potrebbe rappresentare un contributo concreto di trasparenza, e concorrere rimuovere, almeno in parte, la diffidenza e i pregiudizi con i quali tanti cittadini guardano ai partiti e alla politica.
Celloni La politica era gratuita ai tempi dell’aristocrazia. Il nobile otteneva una carica di prefetto solo perché era nobile, e considerava questo ruolo come fosse un prestigio personale. Ma quali fossero i difetti di questa impostazione, lo si nota benissimo nel “”La democrazia in America”” di Tocqueville In un paese dove non vi è una aristocrazia, ma dove tutti sono uguali nei diritti e doveri di fronte lo Stato, chi fa politica è un impiegato del popolo, un servo dei cittadini. Nel senso proprio del termine: lavora al servizio di questi. E’ chiaro che, facendo un servizio, debba essere pagato per poter svolgere il proprio lavoro. Viceversa si potrebbe discutere a lungo sugli sprechi o su alcuni stipendi esageratamente alti, persino
offensivi.
Ghelfi Assolutamente sì, credo sia più serio ammettere la realtà delle cose, cioè che la politica necessita di finanziamenti per sostenere le proprie attività.
Manfredini La politica ha bisogno di finanziamenti, fare politica costa: è più chiaro e trasparente comunicare alla gente che per far politica ci vogliono soldi, e bisognerebbe anche che le persone, gli elettori contribuissero e sapessero da dove viene il denaro e come viene speso
Ori La politica ha dei costi, per dimostrare che questi costi possono essere sostenuti anche dai cittadini bisogna ridare credibilità alla politica ed ai suoi strumenti, i partiti per primi. A questo è necessario aggiungere inoltre la maggiore trasparenza possibile per far sapere come il denaro dei cittadini viene speso. Non credo tuttavia che la politica debba dipendere esclusivamente da finanziamenti pubblici, questo potrebbe generare delle distorsioni che potrebbero far perdere di significato anche alla partecipazione attiva e volontaria alla vita di partito.
Salemme La politica pulita esiste,chi finanzia i partiti;e non deve essere reato ,lo dichiari pubblicamente, avendo anche gevolazioni fiscali;lo si fà per le Chiese! Bancopoli è l’altra faccia di tangentopoli,un mondo di furbi che ruba ai cittadini i oldi costretti poi a rivolgersi allo strozzinaggio praticato anche dalle banche. La moralità è nella comprensione (Seneca) della Es pubblica, la sana gestione e amministrazione dei soldi dei cittadini.
Non è più immorale fare finta che si possa vivere di beneficenza o che i manifesti elettorali si paghino da soli?
Sergio Celloni Questa è un’opinione strettamente personale. Credo sia peggio far finta si possa vivere di beneficenza. Più che altro perché tale atteggiamento nasconde ipocrisia. Purtroppo far politica e farsi conoscere ha un costo, e questo è solitamente più alto di ogni beneficenza. La beneficenza certamente aiuta: senza dubbio, non basta.
De Pietri Diffido di chi afferma che la politica non necessita di finanziamenti. Ritengo invece che la politica, per l’alto ruolo che può e deve rivestire, debba essere adeguatamente finanziata. Capisco come queste parole possano apparire controcorrente o impopolari, ma guai ad accettare l’idea, invalsa da anni, che la politica sia una cosa sporca oppure che si possa fare solo a tempo perso. Sia chiaro: io vivo del mio quotidiano lavoro di dipendente e concepisco la politica come impegno sociale ma so bene che fare politica con continuità è un lavoro molto impegnativo anche se appassionante. Sarebbe però folle pensare che la politica si possa fare senza costi, che tutti possano fare politica, come nel mio caso, nel solo tempo libero. Nessuno oggi può pensare, infatti, sia realistico fare conoscere le proprie proposte con un semplice comizio in piazza, come avveniva un tempo. La società è cambiata, occorrono mezzi, risorse economiche per veicolare le idee, le proposte sulle quali i cittadini decidono liberamente a chi dare fiducia. D’altra parte fingere che ciò non sia vero non è solo ipocrita, ma controproducente. Se, infatti, la politica non godesse di rimborsi pubblici sarebbe molto, molto peggio perché, ancor più di quanto già avvenga oggi, solo i politici facoltosi potrebbero fare conoscere le proprie idee agli elettori con manifesti, spots televisivi e ogni mezzo di grande comunicazione disponibile.In una società mediatica come l’attuale l’uso dei grandi media costa molto. Questi mezzi andrebbero perciò garantiti a tutti equamente. Se ciò non avviene si rischia strapotere dei più ricchi e potenti e, sicuramente, la plutocrazia abbatterebbe la democrazia.Nemmeno è percorribile l’ipotesi avanzata da qualche “”anima bella”” che con le sole risorse raccolte con le tessere e le sottoscrizioni degli iscritti si possa svolgere un corretto e non sbilanciato confronto democratico. Il problema è, semmai, di garantire risorse equilibrate ai diversi attori dell’agone politico, ponendo limiti ai costi delle campagne elettorali per evitare, il più possibile, che le lobby economiche condizionino troppo le scelte dei partiti. Un obiettivo estremamente difficile da attuare, ma molto più realistico rispetto a chi, seppure in buona fede, pensa di risolvere il problema con il moralismo o immaginando che la politica possa vivere di beneficenza, per giunta disinteressata! Guai a credere a chi ci parla di un improbabile paradiso in terra. Occorre, invece, un sistema di regole che governi e affronti, con estremo realismo e rigore, questa difficile materia. L’obiettivo, ripeto, deve essere quello di limitare la disparità dei mezzi a disposizione delle forze politiche, non quello di negare i finanziamenti a tutti, il che comporterebbe solo la prevalenza del più ricco o del più finanziato. Occorre un atteggiamento equilibrato e pragmatico nell’affrontare questa delicata materia. Fingere di non vedere la necessità dei finanziamenti pubblici rischia di essere un atteggiamento ipocrita e un modo sicuro per minare la nostra democrazia.
Ghelfi Si ritengo sbagliato continuare a fingere che non sia così. Credo sia frutto del timore del giudizio dell’elettore che è stata abituato a sentirsi dire che finanziare la politica è qualcosa di sbagliato, quindi a molti conviene mantenere l’inganno
Manfredini Per attaccare cento manifesti a Modena per 8 giorni, che non si vedono neanche, spendiamo 115 euro, solo per l’affissione. A Milano io continuo a dire “Smettete di mandare manifesti, non abbiamo i soldi per attaccarli”. Ora essendo consigliere regionale lascio un contributo mensile di 500 euro al mese e qualcosina lo stiamo risparmiando, forse ogni due mesi riusciremo ad attaccare 500 manifesti! Per fare un banchetto ci vogliono solo 20 euro per marca da bollo. Un affitto, la cancelleria, la segreteria… per poter tenere aperto un buchino ci vogliono almeno mille euro e questo la gente deve saperlo. E deve sapere anche da dove vengono questi soldi e come sono spesi.
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Palazzini I manifesti elettorali non si possono pagare da soli. Per una questione di trasparenza e equità è giusto che la politica sia finanziata, ma sia finanziata in maniera trasparente, perché se sotto sotto ci sono gli amici degli amici diventa immorale, e immorale diventa la politica, mentre la politica è e dovrebbe essere una cosa seria e onesta, quindi trasparente. Per cui se uno dà 100 euro a un partito è giusto che si sappia.
Salemme Sarebbe interessante sapere i risultati di una serie di interrogazioni parlamentari che l’allora Deputato della Lega Nord Borghezio ,rivolgeva al Ministero del Tesoro sugli Istituti bancari finti.Mi pare che Fazio fosse già Governatore della anca di Italia e Cuccia capo di Mediobanca….