
Questo è un proverbio che Vittorio Emanuele di Savoia dovrebbe ripetere almeno una volta al giorno. Polemica dopo le dichiarazioni del Principe nel documentario su Netflix.
Il lettore che ha buona memoria, forse ricorderà che in un mio editoriale di qualche mese fa, avevo parlato dei Savoia, principalmente di quelli che vivono tra Ginevra e Parigi, con toni non proprio esaltanti, ancora prima che scoppiasse la polemica sul documentario di Netflix narrante il tragico evento accaduto nell’Isola di Cavallo in cui morì un ragazzo a causa di un colpo di fucile sparato dal Vittorio Emanuele, che poi fu assolto da un tribunale francese.
Inutile ripercorrere gli avvenimenti capitati, anche perché all’epoca se ne parlò ampiamente e oggi, grazie alle dichiarazioni del Principe, si è tornati su un argomento che non fa certo onore alla dinastia che ha fatto l’Unità d’Italia.
Inoltre, se il pretendente ad un ipotetico trono italiano, si fosse limitato alla narrazione del drammatico fatto, era già abbastanza. Invece, ha continuato prodigandosi a gettare ombre sulla morte accidentale del fratello di Juan Carlos quando erano ragazzini. Da qui, il titolo. Personalmente posso solo aggiungere che quando successo sull’isola, convinse l’allora segretario dell’Unione Monarchica Italiana, Sergio Boschiero, a partire per Cascais per incontrare Re Umberto II e dirgli che per la causa monarchica, il peggiore ostacolo, era il Principe.
Comunque, questo documentario è servito a certi giornali per enfatizzare la fortuna che nella nostra Nazione ci sia la Repubblica, anche se hanno commesso l’errore di scrivere che in Italia ci sono ancora circa ottantamila persone iscritte all’Unione Monarchica Italiana, che però è schierata con il ramo legittimo: quello degli Aosta.
Chiuso l’argomento, passiamo al figlio Emanuele Filiberto che vuole cambiare la Legge Salica, come già precedentemente scritto. Il giovanotto, che poi più tanto giovane non è, ha una concezione un po’ troppo ampia dei suoi diritti e dei suoi poteri, tanto da lasciarsi così andare a dichiarazioni un po’ ardite, tenuto conto che il soggetto in questione è un signor nessuno che se non fosse per la notorietà derivata da una pubblicità di sottaceti, una gara di ballo, un festival di San Remo e dall’aver imitato la cantante Dalida vestito da donna, di regale ha proprio poco.
Quindi, la Repubblica può dormire tranquilla. Io, posso solo aggiungere, ricordando una vecchia trasmissione del grande Gianfranco Funari, che in risposta ai detrattori della dinastia, l’avvocato Gian Nicola Amoretti, squisita persona, se ne uscì con la frase: – C’è Savoia e Savoia -.
A buon intenditore, poche parole.