Ultima chiamata per la Sinistra

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Più che recriminare su chi sia il colpevole della fuoriuscita, converrà prendere atto della situazione e rilanciare una politica di confronto, per arrivare ad avere, a sinistra del Pd, un’unica forza autorevole e credibile. 

 


Dal compromesso storico di berlingueriana memoria in poi, la sinistra ha ritenuto di potere governare l’Italia soltanto adottando le politiche del liberismo, nascondendone l’odore con qualche goccia profumata di socialdemocrazia. Lo spostamento al centro è diventato definitivo con l’arrivo di Matteo Renzi il quale ha scelto come proprio riferimento non i lavoratori, ma gli imprenditori, facendone vanto come quando ha omaggiato la Fiat e Marchionne mentre si trasferiva all’estero (da un punto di vista tributario e di incassi per lo stato, significa niente?), o come quando ha detassato loro milioni illudendosi di modificare le strategie di assunzione.

Renzi ha voluto portare il Pd al ruolo che fu della Dc, la mediatrice di poteri per eccellenza, lasciando sterminati pascoli a sinistra, presidiati soltanto da alcune di comunità indigene, del ceppo comunista, socialista o ambientalista, ognuna in perenne conflitto con le altre.

Per il neonato  “”Articolo 1 – Movimento democratici e progressisti”” creato da Speranza, Rossi, Bersani, D’Alema, Errani, dopo la fuoriuscita dal Partito Democratico, non mancano certo lo spazio politico e la possibilità di diventare gli attrattori di altre tribù progressiste (tutte è quasi impossibile; c’è sempre chi preferisce la propria visibilità ad un risultato storico).

Manca ancora, però, la consapevolezza di come il gioco dei quattro cantoni non funzioni più: in futuro non ci saranno altre chiamate per la sinistra, se già non è troppo tardi, perché il populismo avanza a grandi passi e la democrazia elettiva si svuota di significato, lasciando il posto ai clan, alle famiglie, alle lobbie. Allo stato di diritto si sostituisce lo stato di potere. Non era davvero più possibile continuare la battaglia all’interno del Pd? Una minoranza ha senso se la maggioranza la ‘usa’ per correggere i propri errori, per confrontarsi e arricchirsi di idee altre. Renzi si è privato di questa opportunità e con una schiera di ‘natimparati’  ha dato vita ad un governo dai troppi proclami, dai tanti provvedimenti ma dai pochi risultati e quei pochi non a sostegno delle classi più deboli, dei giovani, della semplificazione burocratica, del decentramento fiscale, del federalismo.

Se l’area progressista, per una volta, saprà valorizzare i principi condivisi e non sottolineare le differenze, potrebbe ritrovarsi perfino maggioranza, come ha dimostrato due volte Romano Prodi, sconfitto non dalla destra, ma dal suicidio impostogli da Bertinotti e Mastella.

Ha ragione Speranza: “”Il centrosinistra in Europa e nel mondo ha dato una lettura troppo positiva della globalizzazione – dice Speranza – ha pensato che arrivassero solo benefici, invece insieme a questi benefici sono arrivati tanti problemi e noi siamo apparsi amici dei potenti: l’idea di una sinistra e di un centrosinistra che piace alla gente che piace, di una sinistra amica di chi ce l’ha fatta, di chi ha vinto e mai amica di chi è rimasto indietro e noi dobbiamo provare a recuperare questo elettorato””.

Recuperare l’attenzione e ridare primogenitura ha chi ha più bisogno, servirà a tutto il quadro politico italiano. Non a caso Matteo Orfini, attuale presidente del Pd, dichiara: «Prima di tutto, dobbiamo fare una discussione seria sull’economia. Purtroppo siamo tutti più vecchi e gli anni ’90 sono finiti: riproporre oggi come soluzione a un debito pubblico di oltre 2000 miliardi le privatizzazioni è sbagliato. Abbiamo piuttosto bisogno di rilanciare la funzione delle grandi imprese pubbliche e di capire come usare meglio in questo senso anche Cassa depositi e prestiti. Su questo dobbiamo discutere (!!!) prima di procedere».  Propone poi di rimettere mano ai voucher e di concludere l’iter dello Ius Soli, gli stessi temi citati dagli scissionisti. Guarda caso! C’era bisogno di sentire sbattere la porta e che un sindacato convocasse un referendum prima di metterli in agenda?

Più che recriminare su chi sia il colpevole della fuoriuscita, converrà prendere atto della situazione e rilanciare una politica di confronto, per arrivare ad avere, a sinistra del Pd, un’unica forza autorevole e credibile. Significa che ognuno dovrà ritardare un po’ dei suoi obiettivi, ottenendo in cambio di navigare sulla giusta rotta. Quale è la rotta di sinistra? Quella che non perde i cittadini per strada, pretendendo in cambio da ognuno rispetto per gli altri e legalità; quella che riconosce ad ognuno pari dignità e pari opportunità; quella che redistribuisce i redditi affinché nessuno abbia troppo oltre il troppo e a nessuno manchi perfino il poco.

 

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