
il cessate il fuoco e avviare un percorso diplomatico che lo renda permanente. Perché nessun
altro protagonista ne ha davvero voglia; non gli Usa, non la Russia, non la Cina, non i paesi
satelliti della Russia e nemmeno la Turchia che ritrova un ruolo internazionale.
Nelle tante dichiarazioni da parte dei nuovi governanti e nei messaggi di congratulazioni pervenuti dai leader europei e americani, in occasione dell’incarico a Giorgia Meloni, ricorrente è stato il sostegno al popolo ucraino, come la prima azione di Antonio Tajani ministro degli Esteri: una telefonata al collega ucraino Dmytro Kuleba, per esprimere solidarietà e vicinanza a un Paese invaso dalla Russia che con il sostegno della Nato e dell’Ue sta difendendo la propria indipendenza.
È mancata invece la parola Pace, ad eccezione di un tweet della Meloni (impegno per una pace giusta).
È giusto schierarsi con l’Ucraina, ma l’Europa ha come primario compito quello di cercare il cessate il fuoco e avviare un percorso diplomatico che lo renda permanente. Perché nessun altro protagonista ne ha davvero voglia; non gli Usa, non la Russia, non la Cina, non i paesi satelliti della Russia e nemmeno la Turchia che ritrova un ruolo internazionale.
Ogni giorno di guerra uccide donne, uomini e bambini; ogni giorno di guerra provoca rovine e dolore e ogni giorno di guerra rende un po’ più impossibile la pace.
E’ un discorso scontato quello della pace? A vedere come si comportano i grandi del mondo, direi proprio di no.
Tocca a noi Europei portarlo avanti perché ci conviene, perché è giusto, perché è umano. E possibilmente evitando di cadere nel grottesco, come invece ha fatto Calenda, commentando le marce della pace che si stanno organizzando: “Credo che le manifestazioni per la pace abbiano una componente di immoralità perché non dicono che c’è un aggressore e un aggredito e così perdiamo la bussola morale e politica”. Lo dicono, Calenda, lo dicono. Lo ha detto anche il sindaco Manfredi nella manifestazione che si è svolta a Napoli: “Da Piazza del Plebiscito arriva un messaggio molto chiaro, nessuna ambiguità sul nostro sostegno all’Ucraina e per salvaguardare i diritti del popolo ucraino, però dall’altro lato la necessità di avviare un discorso che porti alla pace e che possa consentire di superare questo momento così difficile per l’Europa e per il mondo intero”.
Non è difficile capire che il sostegno all’Ucraina è legato all’emergenza, alla necessità di aiutare un popolo invaso, ma soltanto la pace può risolvere i problemi. Una pace giusta e duratura è difficile da raggiungere e per questo il primo passo deve essere il cessate il fuoco.
Per questo aderirò e chiedo di aderire alle manifestazioni per la pace promosse dalla società civile per chiedere che l’Italia si faccia promotrice di una conferenza internazionale di pace.
“Servono urgentemente concrete scelte e forti gesti di pace – scrive l’Avvenire – Di fronte all’evocazione del possibile utilizzo di ordigni atomici, e dunque di fronte al terribile rischio dello scatenarsi di un conflitto mondiale, un gesto dirompente di pace sarebbe certamente la scelta da parte del nostro Paese di ratificare il “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”, armi di distruzione di massa, dunque eticamente inaccettabili.