Nel corso dell’ultimo decennio l’industria turistica è cresciuta enormemente a livello globale. I dati della Banca Mondiale mostrano infatti che il numero di arrivi nel periodo 2001-2009 è cresciuto di circa il 33%, passando da 688 milioni di arrivi a 893 milioni di arrivi.
Attualmente ci sono 18 paesi in cui arrivano più di 10 milioni di turisti. Questi paesi sono in ordine alfabetico: Austria, Canada, Cina, Francia, Grecia, Hong Kong, Italia, Malesia, Messico, Polonia, Portogallo, Russia, Spagna, Tailandia, Turchia, Ucraina, Regno Unito e USA.
Per tutto il periodo l’Italia è stata una vera potenza dell’industria turistica. Nel 2001 era quarta dietro Francia, Spagna e USA, mentre oggi è quinta. La Cina ha infatti scalzato l’Italia dal quarto posto. Perché?
Perché il numero degli arrivi in Italia è cresciuto di più, sia percentualmente che in termini assoluti, di quanto è cresciuto in Francia (+2,1%) o in Spagna (+7.6%), ma è cresciuto molto meno di quanto abbia fatto in Austria (+17 %), Cina (+33%), Hong Kong (+92%), Malesia (+85%), Tailandia (+40%), Turchia (+138%), Ucraina (+127%) e Regno Unito (+34%).
Il dato preoccupante non è solo che il numero di arrivi cresca meno velocemente che in altri paesi, ma è che il volume complessivo sia di molto inferiore a quelli che si registrano in Francia o Spagna. Nel 2009 il numero di arrivi in Italia è stato inferiore a quelli registrati in Spagna e in Francia. A fronte dei 43 milioni di arrivi in Italia, Francia e Spagna registrano rispettivamente 77 e 52 milioni di arrivi.
Se l’industria turistica italiana riuscisse ad avvicinare la performance spagnola -il volume di arrivi della Francia è per il momento ineguagliabile- darebbe un contributo importante alla crescita del PIL che da troppi anni fatica a ripartire.