Telecom visto da destra

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Roberto Maroni, ex ministro del welfare del Governo Berlusconi non usa mezzi termini e affonda il colpo sul caso Telecom. Aspetta la relazione del Presidente Prodi ma lancia un monito. E’ inutile interferire.

  Maroni, cosa si può fare per salvare un’azienda di questo tipo.

 

Essendo un gruppo privato non credo che il governo possa interferire, non siamo in un regime sovietico. L’azienda risponde ai suoi azionisti e ai suoi stakeholder, tra cui non mi risulta ci sia il governo. Dopodiché ciascuno è libero di esprimere le proprie opinioni.

 

In borsa l’andamento dei titoli è stato altalenante…

 

Appunto, persino il giudizio degli esperti è sospeso, quindi non credo che sia opportuno promuovere o bocciare un’operazione che è ancora in fieri, perché sarebbe un’ingerenza della politica“”.

 

Però il centrosinistra sta meditando di interferire.

 

E’ vero che la sinistra con Telecom ci ha abituato ad interferenze anche abbastanza pesanti, basta vedere la storia di Colaninno, la cosiddetta cordata padana e gli amici di D’Alema, ma non vorrei che tornasse la merchant bank di Palazzo Chigi, cosa che invece mi pare si profili all’orizzonte.

 

 

Nel qual caso cosa farete?

 

 Io e la Lega, che pure non abbiamo mai avuto grandi simpatie per Telecom e per Tronchetti Provera (essendo poi vicepresidente dell’Inter ancora meno) sosteniamo che bisogna scongiurare l’ennesimo intervento a gamba tesa di Palazzo Chigi in questa vicenda, che è prima di tutto industriale. E che riguarda in primo luogo gli azionisti e gli assetti. Poi c’è un riflesso anche sull’occupazione, e i sindacati sono in allarme, ma tutto ciò non c’entra nulla con la politica””.

 

Ma cosa può fare la politica?

 

La politica deve restare a guardare ed evitare di interferire perché la Telecom non è l’Iri. Non è un ente pubblico.

 

D’accordo, ma si tratta di una azienda di prima grandezza, giriamo lo sguardo da un’altra parte,accada quel che accada?

 

Confermo che queste prese di posizione di esponenti del governo sono delle interferenze pesanti con il mercato e sarebbe bene che la Consob aprisse un riflettore su queste vicende. Ricordo quando da ministro del primo governo Berlusconi, nel ’94, venni accusato, salvo poi querela, da parte del Corriere della Sera, di aver interferito e di aver lucrato con alcune dichiarazioni su una vicenda di borsa di cui nessuno sapeva niente.

 

Capisco ma qui stiamo parlando di una azienda con circa 90mila addetti, non ne parliamo?

 

Pregiudizialmente mi pare che oggi siamo in una situazione in cui una dichiarazione a borse aperte del presidente del Consiglio possa determinare conseguenze importanti sui titoli. E, conoscendo la debolezza strutturale delle azioni Telecom, credo che la Consob debba intervenire per evitare che qualche dichiarazione di troppo o fatta appositamente in un modo piuttosto che in un altro possa arricchire qualcuno e danneggiare i soliti azionisti deboli. Per il resto la politica deve starne fuori per il bene anche dei numerosi addetti.

 

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