Stavolta non potranno dire che si tratta di una persecuzione giudiziaria. A Venezia hanno messo dentro un po’ tutti, di centro-destra e di centro-sinistra. Tutto è partito dalle indagini sul Mose, la mega infrastruttura che dovrebbe salvare Venezia dalle maree. Mesi fa hanno arrestato dei dirigenti dell’impresa Mantovani, che aveva vinto l’appalto, e la Minutillo, ex segretaria di Galan. Poi le indagini sono andate avanti. E hanno cominciato a saltar fuori nomi eccellenti, come quello di Galan, ex governatore del Veneto e di Matteoli, ex ministro delle infrastrutture. Ora un’ondata di arresti, fra i quali, assieme a vari personaggi del sottobosco politico, degli staff di amministratori e consorzi, quello dell’attuale assessore regionale alle infrastrutture Chisso, quello del consigliere regionale Marchese, quello di Lia Sartori, ex-parlamentare europea di Fi non rieletta e la richiesta al Senato di autorizzazione all’arresto dello stesso Galan.
Orsoni e Marchese sono di area Pd. Galan, Chisso, la Sartori e Matteoli di Forza Italia: siamo in piena par condicio.
Gli episodi di corruzione e malcostume politico avvenuti negli ultimi anni toccano tutte le forze politiche. Espressione di una società malata, nella quale agli ideali e ai valori sono stati sostituiti gli interessi. Nel palazzo e anche fuori. E se gli eletti hanno delle responsabilità, anche gli elettori non possono auto-assolversi per aver reiteratamente dato il voto a certi personaggi, quantomeno chiacchierati. Ed enormi sono le responsabilità che pesano sui leader.
Penso in particolare a Berlusconi, che questi personaggi li ha scelti, sostenuti, premiati e coccolati in tutti i modi. Tutti possono sbagliare, ma qui ci troviamo di fronte all’errore sistematico. Gli uomini del Pdl o di Forza Italia implicati in episodi di corruzione non si contano più. In ogni regione e ad ogni livello. Non può essere una caso. Ed anche questo, unitamente al tracollo elettorale, dovrebbe indurre Berlusconi a ritirarsi. Per il bene del centro-destra.