Condivido quasi interamente il contenuto dell’articolo Non coccole ma solo un po’ di rispetto… nel quale, alle critiche di un giovane laureato, verso le iniziative che le amministrazioni locali, nella fattispecie quelle modenesi, intraprendono nei confronti degli anziani a discapito dei giovani, disoccupati e laureati, l’Autrice risponde così:
“Molti anziani hanno già conosciuto tali sacrifici, sono dovuti emigrare, hanno lavorato sodo, anche svolgendo mestieri usuranti, e con i loro stipendi, e poi con le loro pensioni, hanno aiutato prima i vostri genitori e poi voi nipoti a diplomarvi o laurearvi. Gli anziani di Modena non chiedono coccole, dott. Roberto, ma solo un po’ di rispetto..”
Non sta bene ripetersi, ma ci sono concetti che, per quanto ribaditi, posso giovare. Per questo scrivo ancora che il rispetto è merce rara e preziosa, alla quale, tuttavia, ogni persona ha diritto. Le coccole, di cui si parla nell’articolo, come pure l’amicizia, l’amore, l’affetto, non si possono esigere, neppure quando si pensa di meritarli…Ma il rispetto, che si deve alle persone, sempre, questo è qualcosa per cui si ha il dovere di non rassegnarsi mai, anche a costo di essere criticati, o rimanere inascoltati. Se il Destino ha in serbo per noi il dono della longevità, tutti diventeremo pensionati, anziani, vecchi. Meglio cercare l’armonia, piuttosto che lo scontro, fra le generazioni, evitando l’egoismo da una parte e dall’altra.
Ma un esame di coscienza ci dovrebbe anche far ripensare alle responsabilità di noi adulti, collocati in un’ideale via di mezzo tra i neolaureati e i pensionati.
Dovrebbe farci riflettere su quanto abbiamo demolito, con le nostre infinite contraddizioni e ipocrisie, con virtuosi discorsi pubblici che ampiamente stridono con la segreta attitudine del bordello, al quale non riconduco soltanto la mercificazione del corpo umano, ridotto al ruolo umiliante di budello scacciapensieri; estendo alla parola bordello la vendita di tutto ciò che, invece, è inalienabile. Per prima la nostra dignità, l’anelito alla giustizia, la libertà di scegliere da chi essere governati, la correttezza negli affari, il rispetto della Legge, l’impegno a preservare il mondo per sé stessi e per i propri figli.
L’abbiamo fatto, noi, tutto questo, o forse l’abbiamo in qualche modo svenduto?
I doveri che i giovani, in ogni tempo, hanno prima di tutto verso sé stessi, sono quelli di studiare e farsi strada nella vita e si sa che in questo, da sempre, i giovani sono stati aiutati, dai genitori, dagli educatori, dalle istituzioni. Anche se l’aiuto, che noi stessi come figli abbiamo ricevuto, non è stato solo un aiuto diretto e materiale; a volte, e tanto più efficace, l’aiuto che abbiamo ricevuto nella vita è stato quello dell’insegnamento alla moralità, alla passione, alla rettitudine, all’entusiasmo e alla progettualità.
Vecchi, anziani, pensionati, o semplicemente adulti… ciascuno di noi ha avuto un compito, un ruolo nella società ed ancora lo svolge. Taluni con sacrificio, capacità, rettitudine, merito, molti altri sicuramente no.
La strega cattiva, l’orco lubrico, il furbacchione, il furfante, l’intrallazzatore, il malandrino, sono figure che nelle fiabe tradizionali facevano regolarmente una brutta fine. Il bene che trionfava, tutto che tornava ordinatamente a posto, con il rassicurante premio alla rettitudine per virtuose fanciulle e giovani coraggiosi, e con punizioni fantasiose,comunque esemplari e definitive, per queste losche figure.
Nella società attuale, invece, spesso la fiaba è rovesciata e queste sono le figure vincenti, divenute veri paradigmi comportamentali.
Prima di parlare di “inutili problemi morali” vorrei soffermarmi, tuttavia, su ciò che è prosaicamente umano, materiale, ma terribilmente necessario e indispensabile nell’organizzazione della società. La gestione a dir poco miope della previdenza, l’insufficiente tutela dell’ambiente, l’improvvido abbandono della ricerca sul nucleare sicuro, l’ingiusto assistenzialismo a pioggia, il consumo galoppante delle risorse, l’economia sbilanciata e in mano a pochi milioni di uomini, contro i vari miliardi di esseri umani che abitano il Pianeta, e tanto altro ancora…sono colpa nostra.
Ma, tornando alla mia propensione, così immensamente ridicola per alcuni, di trattare sempre di “inutili problemi morali”, io credo che proprio essi, i problemi morali, rappresentino la nostra maggiore responsabilità.
Per sapere quali sono le nostre responsabilità, per sapere realmente chi siamo, dovremmo guardare a quei genitori che, commossi e fieri, applaudono la figlia giovinetta, scosciata e ammiccante, che si esibisce su un palco tentando la fortuna come “velina”; a chi ostenta fatuamente titoli, proprietà, vacanze; a chi, eletto dal popolo usa a suo piacere la Costituzione e, poichè l’eletto non ha vincoli di mandato, non solo cambia schieramento ed appoggia formazioni politiche diverse dalla sua lista, ma fa della politica interesse personale ed esclusivo; a chi disprezza e aggira le leggi, insegnando ai figli che il mondo è dei furbi, e non di chi rispetta le regole; a chi senza esitazione, per salvare sé stesso calunnia e rovina le persone; a chi, per il suo basso profitto, passa sull’anima altrui come una macchina schiacciasassi; a chi giudica le persone in base al censo, al remunerato lavoro che svolge, agli abiti costosi che indossa, alle ricche cose che possiede; a chi trova disdicevole per i propri rampolli quelle stesse occupazioni manuali, o artigianali, o comunque non prestigiose, alle quali esorta i figli degli altri.
Siamo tutto questo e qui davvero è un banale ripetersi, ma siamo soprattutto gli incapaci, i corrotti, i traditori degli amici, gli ipocriti, i sepolcri imbiancati, i furfanti vari che affollano con allarmante percentuale la nostra classe dirigente e la società. La conseguenza sono i giovani colmi di pretese e di astio nei confronti di chi li ha preceduti, incapaci di stare in piedi da soli, incapaci di gratitudine verso chi ha permesso loro di studiare e vivere nel benessere o addirittura negli agi, ma capaci di affermare che le nostre pensioni le pagheranno loro, con il loro lavoro.
Tutto ciò oltre che meschino, è ingiusto, perchè fa passare in secondo piano, se non addirittura nell’oblio, i meriti di tante e tante ottime persone, per le quali… gli esami( e gli impegni) non finiscono mai…Dapprima impegnati e talvolta oppressi dai doveri dello studio e del lavoro, poi dalle responsabilità della propria famiglia e della famiglia dei figli, e poi ancora, e non di rado, chiamati a rinnovate responsabilità nei confronti della famiglia d’origine, con l’assistenza ai vecchi genitori.
Queste persone avrebbero diritto all’amicizia, all’amore, all’affetto che, tuttavia, non si possono pretendere, neppure quando si pensa di meritarli…ma il rispetto, quello lo si deve esigere, e fieramente, a qualunque costo. Chi è incapace di rispetto per il prossimo è una persona inutile e pericolosa.
Maria