Storia vera e molto amara -2

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Questa è la seconda parte di una storia vera, ambientata a Modena,modificata soltanto e in minima parte, per non far riconoscere i protagonisti e l'autrice, CdS.

Antonella è arrivata a risolvere da sola il suo problema. A dire il vero il problema non sarebbe solo suo. Il caso di Antonella e del suo anziano zio non è il solo ad essere così tristemente lasciato a se stesso. Ne possiamo leggere o sentire tanti, ce ne è qualcuno che trova il coraggio di raccontarsi.

Chi per pudore o chi perché ha la consapevolezza che – finito il momento della ribalta mediatica – tutto torna nel melmoso nulla di prima non denuncia non vuol dire che non esista. Anzi: trovo tristissimo e demoralizzante che casi sociali simili vengano lasciati scivolare nel limbo del silenzio, purtroppo senza l’appoggio di qualcuno raramente si ottiene qualcosa.

Comunque Antonella ha informato i servizi sociali e il Comune che ha trovato un posto in una struttura a pagamento per lo zio. Non era tenuta a farlo, poteva portare avanti un braccio di ferro con l’amministrazione. Non l’ha fatto perché è consapevole che nel suo caso a rimetterci sarebbe stato lo zio e nello stato in cui lei si trova non ha nessuna intenzione di stare male e correre rischi inutili.

In effetti l’ho incontrata più serena e più in forma. Rattristata perché comunque l’unica struttura privata disponibile è dall’altro capo della città rispetto al paese da cui lei proviene, però almeno avrà come garanzia che lo zio sarà sorvegliato 24 ore al giorno. Avrà la certezza che lui ogni giorno mangerà minimo tre volte. Avrà la sicurezza che lui sarà lavato, pulito ogni volta che ne avrà bisogno. Si sentirà meno colpevole per la poca presenza che potrà fornire, certa che le persone della struttura faranno in modo di farlo sentire meno solo, che ci saranno altri anziani nella sua situazione e che si cercherà di farlo socializzare anche con gli altri pazienti.

Ora Antonella può riprendere un po’ in mano la sua vita e quella del nascituro, potrà finalmente dedicarsi con più tranquillità alla sua salute, certa che lo zio nei limiti del possibile avrà un’attenzione alla sua situazione che fino ad oggi non ha potuto avere. Ma che gli era dovuta.

È vergognoso che ci siano tanti casi come quello dello zio di Antonella, a volte anche più gravi perché senza nessun parente che possa prendersi carico di loro.

Trovo indegno che qualsiasi cittadino che per anni abbia lavorato, versato tasse e contributi, alla fine del percorso della sua esistenza debba pregare affinchè qualche parente di buona volontà si prenda in carico di tutelare la sua esistenza nella parte finale.

Non è giusto, non è civico che casi come questo non destino indignazione, perché ripeto anche a costo di ingenerare la nausea a chi legge, credo sia dovuto oltre che per quanto detto sopra anche per il rispetto che si deve ad ogni vita. Solo per il fatto che di esistere e solo perché sono vite indifese e bisognose. A quanto pare per le Istituzioni noi siamo cittadini “utili” solo al voto e come riserva per ricevere più tasse.

Non si può solo dare senza ricevere, non ho ancora visto muovere un filo da nessun politico per casi come questo, chi si muove sono sempre le persone di buon cuore e di buona volontà. I risultati li ottengono solo coloro che vivono accanto a queste persone, tutti gli altri hanno sviluppato un senso di “abitudine” che li rende insensibili e disattenti. 

Questa è la strada che si può percorrere invecchiando soli a Modena.

Una storia vera e molto amara,pubblicata su Bice n.281

 

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