Risale all’agosto dei miei otto anni, la mia fiducia assoluta nelle “stelle cadenti” non in quanto fenomeno scientifico che mi avrebbe appassionato in età adulta, ma per l’inconfutabile potere di far avverare i desideri.
Avevo, per un banalissimo incidente, rotto il mio anello (un filo d’oro arrotolato a forma di serpentino, con l’occhio formato da un microscopico rubino) perciò, in quella lontana notte estiva, non appena vidi una stella cadente espressi il desiderio di avere un altro anello…un paio di settimane dopo, di ritorno dal “campo” in Alto Adige, mio padre, che portava sempre un regalo alla mamma e a noi, a me portò un anello con l’acquamarina.
All’epoca mi era un po’ grande, per questo, e non solo per questo, lo porto tuttora.
Luna piena e inquinamento luminoso mi hanno impedito, anche quest’anno, di vedere le stelle cadenti, ma le ho immaginate, a migliaia, solcare graziosamente il cielo a Nord Est…e, sulla fiducia per così dire, ho espresso comunque un desiderio. Consapevole che problemucci come la pace nel mondo e l’eliminazione della fame nei Paesi poveri saranno i desideri che la prossima Miss Italia esprimerà, sorvolando il territorio dell’ovvio con ineffabile candore, io mi sono cimentata in qualcosa di più “terra terra”.
Volevo chiedere che andasse a letto presto l’adolescente microcefalo, il quale, a bordo di un motorino, assordante al limite dell’insopportabile, invece di sfrecciare alla una di notte, regolarmente, svegliando ammalati, persone anziane, bambini, e in generale innocenti disgraziati che per vari motivi vorrebbero trovare un po’ di pace, almeno nel sonno.
Volevo chiedere che, almeno qualche volta, i masticatori instancabili di chewingum non la sputassero dove capita, tantomeno l’ attaccassero ai carrelli, o ai sedili degli autobus…Non solo le persone, ma anche innocenti bestiole sono insudiciate da queste porcherie.
Volevo chiedere, già che c’ero, che la persona che ha detto un sacco di emerite balle sul mio conto avesse un attacco di dignità, e lo ammettesse…e via dicendo.
La lista, lunghissima, dei miei desiderata rischiava però di superare il numero delle Perseidi e allora ho chiesto, sperando veramente che si avveri, una cosa soltanto, superiore, fra l’altro, alle meschinità quotidiane di cui ho parlato e che pure rendono meno facile la vita.
Ciò che vorrei vedere realizzato e credo che sia trasversale alle ideologie, superiore agli interessi di bottega, agli argomenti e ai temi di circoscrizioni, quartieri, città…è che anche le vittime di ogni reato, di ogni sopruso, di ogni violenza, abbiano dei paladini che parlino della loro condizione, della loro sofferenza, delle loro infinite difficoltà, materiali e morali.
Credo profondamente nella forza del Diritto. Credo in una Giustizia che non sia vendetta.
Ma credo e auspico una Giustizia che veda la punizione, l’espiazione della pena, rieducativa quanto si vuole, all’insegna del buonismo, o nel rispetto della Costituzione, a seconda dei punti di vista, ma che veda soprattutto le vittime protette, tutelate, difese, aiutate… se sono vive, o ne sia salvata la dignità se non ci sono più.
Troppe volte, con una stretta al cuore, assistiamo a processioni di volenterosi che difendono appassionatamente i diritti dei carcerati, esseri umani come ciascuno di noi,certo, titolari dei nostri stessi diritti…Ma non equipariamo per favore la dignità arrogante di chi uccide, stupra, insidia i bambini, compie atti di terrorismo, ruba, truffa, porta alla disperazione il prossimo in ogni possibile modo, con la dignità dolente e indifesa delle vittime, con la sofferenza delle loro famiglie, che non sono allo stesso modo poste in primo piano e tutelate e che, invece, sono abbandonate diventando, in questo modo, vittime due volte.
L’affollamento delle carceri che rende difficile la permanenza a chi vi è ospitato non può essere risolto con provvedimenti come amnistia e indulto, con sconti di pena e premi vari ma con l’amministrazione più attenta e celere della Giustizia, con la celebrazione meno lenta ed elefantiaca dei processi e con la costruzione di nuovi istituti carcerari, che tutelino la collettività, ospitando in sicurezza i detenuti e preservino la dignità umana di questi ultimi, piuttosto che favorire promiscuità e abbrutimento. Ma la pena, per quanto rieducativa, deve essere comunque un deterrente. Chi delinque non deve, come qualcuno ha scritto, con amara ironia, sapere che pagherà il suo debito alla società in un hotel a cinque stelle, o agli arresti domiciliari, nè deve vedere la sua pena ridotta per i famigerati sconti di pena, veri premi alla delinquenza e inaccettabili insulti alle povere vittime che se li rivedono attorno, freschi e beati, mentre per loro , e per le loro famiglie, la vita non sarà più la stessa.
La rieducazione, inoltre, a mio avviso d
eve passare anche attraverso la consapevolezza del male che si è compiuto, anche attraverso la sofferenza della privazione della libertà, sofferenza non imposta per vendetta, ma per equità e che deve comunque far ravvedere. Ogni cittadino, fuori, per avere qualsiasi cosa, deve pagare, o rinunciare, a studiare, ad andare a teatro,a fare equitazione, seguire corsi di danza, informatica, ceramica, recitazione, pittura e quant’altro…Le persone normali devono per ogni loro bene, sborsare del denaro, lavorare duramente. Trovo diseducativo e avvilente che chi, comunque volontariamente, si è posto al di fuori del consesso civile, per il miraggio del denaro facilmente guadagnato, per la suprema indifferenza verso la vita umana, la dignità delle persone, l’innocenza dei bambini, la proprietà, abbia agevolazioni impensabili per un cittadino qualsiasi, colpevole solo di essere onesto.
Chi delinque ha fin troppi difensori e appassionati paladini.
Forse, se il mio desiderio si avverasse, inizieranno ad essere difesi, tutelati, protetti, coccolati, anche coloro che per colpa di chi delinque hanno sofferto e soffrono, vittime senza colpe.