Spregio e violenza nel linguaggio politico

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Mi domando soltanto se sia la politica che prenda esempio dalla vita reale o se invece non sia proprio la politica, direttamente o attraverso suoi strumenti come la televisione, che contribuisce a diseducare gli Italiani.

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Non lo scopriamo oggi: alcuni nostri politici confermano di non avere il senso del ruolo che ricoprono e della serietà che sarebbe loro richiesta, a cominciare dal rispetto degli avversari che spesso rappresentano milioni di persone. Salvini che sbeffeggia e deride Landini è fuori posto rispetto alla sua carica istituzionale di ministro perché svilisce chi Landini rappresenta: il sindacato e i lavoratori, almeno quelli della Cgil, ma non solo quelli.

Prandini, presidente di Coldiretti che spintona i deputati di +Europa davanti al Parlamento, in riferimento alle polemiche sulla carne coltivata, è un altro che dimentica chi lui rappresenta e chi rappresentano gli altri.

Affidarsi alle battutacce o addirittura alle mani dimostra l’incapacità di mettere i problemi al centro del confronto, dovendo sempre tentare di abbassare gli altri perché non si è capaci di alzare se stessi.

Nel caso di Salvini è stato un tentativo riuscito di spostare l’attenzione dalle cause dello sciopero, generale o parziale che uno lo ritenga. Cosa chiedono i sindacati? “Hanno annunciato 100 euro in più nelle buste paga, ma si limitano a confermare quelle in essere, già falcidiate – in media del 17% – da inflazione e speculazione”. “Hanno detto di rilanciare la contrattazione collettiva, ma non stanziano le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati”. “Hanno dichiarato di voler incrementare la spesa sanitaria, ma continuano a indebolire il servizio sanitario nazionale spingendo cittadini e personale verso la sanità privata”. “Tagliano le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali (casa, affitti, bollette, povertà), alla disabilità e non mettono nulla per la non autosufficienza e sul trasporto pubblico locale”. “Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà”, “Portano avanti una riforma fiscale che – a parità di reddito – tassa di più i salari e le pensioni dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi”. “Non tassano gli extraprofitti e incentivano un’evasione fiscale che, ogni anno, sottrae 100 miliardi di euro alle politiche sociali e di sviluppo del paese”.

Sono temi sostanziali che meriterebbero dibattiti seri, non battutine. Così come il tema della “carne coltivata”  apre un mondo nuovo, pieno di incognite e i timori di Coldiretti non possono essere liquidati semplicemente come passatisti, ma non è con lo scontro fisico che il problema si risolve; così nemmeno lo si affronta.

Mi domando soltanto se sia la politica che prenda esempio dalla vita reale o se invece non sia proprio la politica, direttamente o attraverso suoi strumenti come la televisione, che contribuisce a diseducare gli Italiani.

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