Sire, adesso buon lavoro

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Il congresso del PdL visto da un cittadino. Una nota di chi ha seguito l'evento da casa e le impressioni che ne ha ricavato

Quando la politica si autocelebra, in faraoniche manifestazioni, in un certo qual modo si squalifica, perché vellica bassamente i narcisismi, personali e di fazione. Cosa non utile, se non a creare alleanze e stringere patti di comodo. Patti che faranno di trainanti e trainati una sola compagine, da cui tutti, nel numero, trarranno profitto.

Forse anche il Paese, se ciò significasse velocizzare le riforme e snellire le procedure sulle irrimandabili questioni che travagliano la società civile. Il pericolo è l’uniformità di pensiero, è l’asservimento  al parere generale, se non addirittura, cosa assai più pericolosa, la totale sottomissione al parere del leader, sotto molti aspetti un grande lstatista ma che è ben lontano dall’essere infallibile (anche se, certamente, direbbe qualche maligno, è convinto del contrario).

La Sinistra, in un passato recente, infelicemente  si è unita, sperando di far coesistere le sue molte anime, spesso in acerrimo contrasto fra loro, su questioni squisitamente politiche,  etiche e sociali, e i risultati negativi non sono mancati.

Sarebbe oltremodo triste, per chi ha creduto sinceramente ai vari scioglimenti e confluimenti cui abbiamo assistito in questa indimenticabile kermesse , che ciò accadesse anche a Destra.

Se è vero ciò che si dice, ossia  che in Italia non essere di Destra significa essere anti-Berlusconi, dovrebbe essere vero che chi non è di Sinistra è pro-Berlusconi.

Non credo assolutamente che essere di Destra in Italia equivalga ad essere sostenitori di Berlusconi, non lo credo e, se fossero in vena di autocritica, non lo devono credere nemmeno i rappresentanti (e gli elettori) dei partiti che si sono sciolti per confluire nel PdL.

A Berlusconi va il merito innegabile di avere attitudini decisionali, determinazione e, soprattutto,  di avere la capacità di convincimento anche nei confronti di chi gli è stato avversario, non troppi  anni fa. Come Bossi, ad esempio.

Come a Berlusconi va il merito di avere svecchiato in modo incredibile il volto della politica,  ingaggiando, come un capocomico esperto, giovani attori di valore, intravvedendo in essi le potenzialità necessarie per il grande lavoro futuro che, da lunedì 30 marzo, attende tutti, indistintamente.

Provo, tuttavia, una inquietudine, come cittadino elettore e come liberale convinto, da questa uniformità voluta, da questa unificazione con grandi forzature.

Illuminante, nella sua crudezza, è l’articolo che compare oggi in Agorà, firmato da Carletto Pinardi e intitolato  Il vero e il falso il non detto, il dimenticato e il chissestrafrega.

Esso, come un impietoso riflettore rivela le rughe, le pieghe e le macchie dei volti  apparentemente levigati col cerone di certe vecchie signore velleitarie, così mette allo scoperto cose ben peggiori degli insulti del tempo sui visi delle predette.

Sono, ad esempio, le sparate triviali, frettolosamente dimenticate, di Bossi sul Tricolore, sono le perplessità di un vero liberale, come Martino, sull’assolutismo pericolosamente presente nel neonato PdL, sono le esternazioni di Guzzanti, che non condivide il mantenimento delle Province, costose e inutili e, sempre di Guzzanti, sono le denunce sulla nomina diretta dei  120 membri della direzione, che non saranno eletti da un Congresso, come non lo saranno i coordinatori, l’ufficio politico e i candidati alle elezioni future. Ciò porta le persone all’adulazione di chi detiene il potere, non è cosa nuova.

Per non parlare di quella che, umanamente e politicamente, mi appare una grande colpa, quella della menzogna di Berlusconi, sull’iscrizione alla P2, negando l’evidenza, fino all’insultante diffusione delle immagini della stessa. [1]

Non giudico in questo
momento l’iscrizione stessa, come colpa, ma l’averlo negato, sì, e  sotto giuramento, ed è  doloroso e difficile affidarsi, e fidarsi, di chi sa mentire, su piccole e grandi cose, nella vita privata e nella vita pubblica.

Ma adesso siamo in ballo, e allora balliamo. E facciamo un atto di fede, anche. E confidiamo nelle molte persone valide che, insieme a pin-up e giovanotti di bell’aspetto, sono presenti nel PdL, ricchi del patrimonio di capacità politiche e doti umane.

Berlusconi viene definito assai pesantemente in molti modi, uno dei meno insultanti è quello di “sire”, ancorchè molto ironico.

L’augurio sincero di un cittadino è  – Sire, adesso buon lavoro!-  



[1] http://www.uonna.it/berlusconi-tessera-p2.jpg

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