
di chi, pur di mantenere agi e privilegi personali è disposto a lasciar distruggere il suo mondo,
adattandosi al nuovo senza rimorsi, senza passione, senza memoria per ciò che ha lasciato
e contribuito a distruggere… anziché impegnarsi a rinnovarlo. Con buona pace di chi ha
eletto le parole di Tancredi, nel Gattopardo, a regola di vita, magari senza aver neppure
mai aperto il libro…
Questa, purtroppo, sarà una settimana, la prima di molte altre, nelle quali si discuterà del referendum fallito, dell’affluenza sempre più scarsa alle urne, indice, tutto sommato, della rassegnazione dei cittadini per i quali “la cosa pubblica” riguarda gli altri, riguarda solo quelli che siedono a vario titolo nei luoghi del potere, anziché considerarla come propria
Rassegnazione alle scelte altrui, fossero anche disastrose, o incivili, o dannose… o semplicemente non gradite.
Nelle vicissitudini dell’esistenza, c’è sempre chi esorta il prossimo alla rassegnazione. Di fronte a lutti e sventure, questa virtù aiuta a sopravvivere e, per noi credenti, ( ormai ridotti a una sparuta schiera) la rassegnazione, in quanto accettazione della volontà divina, porterà, pare, anche qualche beneficio nell’Aldilà. Questo, almeno, è quanto ci hanno ammannito i preti.
Ma la rassegnazione, quando esula dalla sfera privata, quando è la pigra accondiscendenza del cittadino di fronte al malgoverno, di fronte a qualsiasi catastrofe morale, di fronte a qualsiasi ingiustizia, cessa di essere una virtù.
Non ci si può rassegnare, accettando di pensare tutti allo stesso modo, seguendo la comoda corrente, il pensiero unico, per essere accettati da tutti.
Non votare, rifugiandosi nel comodo dire “tanto non cambia nulla”… provoca invece, sempre più dannosi mutamenti perché si lascia mano libera a chi, in malafede o semplicemente inadeguato, prenderà decisioni anche per noi. Non mi riferisco solo alla tornata elettorale e referendaria di domenica scorsa…ma, in generale, all’acquiescenza, alla colpevole rassegnazione del cittadino di fronte alle decisioni prese in suo nome.
“… si deve cambiare tutto per non cambiare niente…” Con buona pace di chi ha eletto le parole di Tancredi, nel Gattopardo, a regola di vita, magari senza aver neppure mai aperto il libro … la frase è tutt’altro che saggia: è la cinica affermazione di chi, pur di mantenere agi e privilegi personali è disposto a distruggere il suo mondo, adattandosi al nuovo senza rimorsi, senza passione, senza memoria per ciò che ha lasciato e forse anche contribuito a distruggere. anziché impegnarsi a renderlo migliore.
Non ci si può rassegnare alla distruzione, anche se è più facile, più veloce, più comoda… del miglioramento, della costante attenzione, dell’impegno di ogni giorno.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^
“… si deve cambiare tutto per non cambiare niente…”
A.D.Z.
C’è chi crede che in Italia esista la democrazia. Niente di più sbagliato, semmai esiste il caos
Carlo Nardi
Quello che è successo a Peschiera Del Garda nel giorno della Festa della Repubblica è la conferma di quello che si legge nel titolo. Tuttavia, quello che più emerge dall’accaduto è che la grande informazione, nella quasi totalità asservita alla sinistra, nasconde l’elemento razziale al contrario di quello che solitamente ci somministra.
Alberto Venturi
Un sacerdote che merita di essere ricordato. Don Eligio è rimasto nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto per la sua umanità, generosità, simpatia, modestia, semplicità, ma anche concretezza nel raggiungere importanti traguardi per la comunità. Non chiedeva mai soldi, non era autoritario, ma con lui le cose si muovevano e diventavano realtà.
Giornalisti, non solo passacarte, ma anche
Ugo Volpi
Raccontare è il motore del mondo; ne ha avuto bisogno perfino Gesù Cristo con gli evangelisti e i giornalisti ne sono protagonisti perché raccontano il presente: sono i nostri occhi, le nostre orecchie, il nostro cuore e la nostra mente donandoci la capacità di arrivare in ogni angolo della terra e di sapere cosa vi succede.
Alfonso di Prisco
Si parla di disaffezione alla politica ormai da anni. L’ultima volta che si è raggiunto il quorum in un referendum è stato oltre dieci anni fa. Chi ci guadagna se tutto lo Stato perde milioni in referendum annullati? Ci guadagna l’unica parte che mese dopo mese percepisce emolumenti a fronte del nulla: la politica stessa.
Renzo Cagliari
“Quando ho preso in mano la penna e ho cominciato a scrivere su un foglio bianco versi che venivano direttamente dal cuore e che potrebbero, alla prima lettura, sembrare senza senso, mi sono chiesto: «Riuscirò a far emozionare, riflettere, immaginare, pensare o sognare qualcuno come è successo a me mentre li deponevo con amore sul foglio? Oppure è solo un mio desiderio apparente?»
^^^^^^^^^
Buona settimana e buona lettura del n. 803 – 496