Sfatare luoghi comuni: dire pane al pane, vino al vino.

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Ci troviamo tutti, e sottolineo tutti o quasi, in una situazione di difficoltà. Giusto? No, sbagliato! Infatti, c’è ancora una parte, anche se minoritaria, di persone per le quali non è cambiato nulla. Chi sono? Ovvio, i politici che ci hanno portato a questa situazione e che ben si guardano da riconoscerlo. 


 

Ultimamente si sente sempre più spesso dire o leggere l’espressione: -Quest’ Italia fa schifo-. Personalmente ritengo che tale affermazione sia sbagliata, per il semplice motivo che sono le persone, che fanno la nazione. Se proprio la vogliamo mettere giù più dura e cruda, sarebbe meglio dire che gli italiani fanno schifo!

Ma neanche così, siamo corretti. Infatti, se siamo ridotti con le pezze al sedere, per non usare un altro termine, lo dobbiamo a una classe politica che, dal 1948, passo dopo passo ha creato le condizioni affichè questo potesse avvenire.

E’ vero che un po’ di colpa spetta anche agli elettori che li hanno votati, anche con il voto di preferenza, (atto che adesso c’è negato). Mi riferisco ovviamente ai due partiti di maggioranza: Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano ( in parte anche al Partito Socialista Italiano) che per oltre un quarantennio si sono divisi il potere. 

Certo, qualcuno potrebbe dire che con loro abbiamo avuto la libertà, il boom economico, le ferie pagate, la 500, il frigorifero e l’articolo diciotto, ma anche la grande e piccola evasione fiscale. Ci sono voluti anni per scoprire che un dentista o un orefice guadagnavano meno di un operaio. Poi, però, puntuale come una rata in scadenza i politici ci hanno detto che dovevamo cambiare stile di vita e cominciare a pagare. In poche parole, come dice una vecchia canzone napoletana: .”” Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdammoce ‘o passato , simmo ‘e Napule paisà.- Sostituiamo la parola Napule e mettiamo la parola “Italia” e siamo diplomaticamente corretti.

Così, passo dopo passo per la generazione di quelli nati a cavallo degli anni 50’, la vita è cambiata. Ci mettiamo la crisi economica, l’arrivo dell’euro, un’immigrazione selvaggia, ecc…, insomma, tutta una serie di eventi che in poco meno di un decennio hanno travolto tutto, ma principalmente la nostra attesa di una vecchiaia serena dopo almeno quarant’anni di lavoro. 

Sull’immigrazione bisogna aprire, però, una parentesi. Qualche genio dell’economia sostiene che senza il lavoro di queste persone non si potrebbero pagare le pensioni. Ora, prendendo per buono il dato che in Italia ci sono all’incirca 5.000.000 stranieri (ma sono sicuramente di più) e che il loro apporto al circuito produttivo sia di 2.500.000 di lavoratori pari al 10% della forza lavoro italiana, l’intelligenza del genio sopracitato  deve anche spiegare che queste persone e le loro famiglie usufruiscono di tutta una serie di agevolazioni che hanno i lavoratori. Ovvio dunque pensare che non lavorino solo per assicurare una serie di servizi agli italiani, ma anche prestazioni, che riguardano in primis loro e le loro famiglie. Chiusa la parentesi.

Tornado al nocciolo della questione, quindi, ci troviamo tutti, e sottolineo tutti o quasi, in una situazione di difficoltà. Giusto? No, sbagliato! Infatti, c’è ancora una parte, anche se minoritaria, di persone per le quali non è cambiato nulla. Chi sono? Ovvio, i politici che ci hanno portato a questa situazione e che ben si guardano da riconoscerlo. Sono come certe società che scaricano i costi e guadagni su altre a secondo del loro tornaconto con il presupposto di non pagare dazio e ricevere aiuti. Loro, i pubblici amministratori che avevano ricevuto la fiducia dell’elettore, avevano il dovere di assolvere il mandato conferitogli di creare benessere per tutti. Invece, in tanti anni, hanno costruito un sistema “alla club dei Bilderberg” duro da demolire. Così, continuiamo a vedere i figli, i nipoti e gli amici degli amici dei vari politici diventare assessori e ex assessori, diventare dirigenti. Niente di male in tutto ciò? A voi l’ardua sentenza. Aggiungo inoltre: sarà una brillante commedia o un dramma assistere a come trovare un nuovo, si fa per dire lavoro a 320 senatori?

Questo articolo è dedicato all’amico Vittorio, 58 anni, disoccupato, troppo vecchio perché lavori, troppo giovane, dopo 38 anni di contributi versati, per andare in pensione, che passa il suo tempo ad accudire alla vecchia madre allettata  e invalida al 100%, perché non ha i soldi per metterla in una casa protetta. Dedicato anche a sua moglie, 50 anni, disoccupata, lavoratrice part-time in nero. Dedicato a suo figlio, un diploma e tanta voglia di lavorare, che accetta tutti i lavori che gli capitano a tiro. Mi correggo, dedicato a tutti gli italiani, e sono tanti, in queste condizioni!

Caro ex ministro Fornero, va bene che le attese di vita sono aumentate, ma quella descritta sopra, secondo il suo parere, è vita?

 

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