Senior e Subordinate

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Noi italiani risaneremo le nostre banche con modalità molto onerose sul fronte finanziario. Il recente salvataggio di quattro banche italiane precedentemente già commissariate, Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti e Ferrara, consente di comprendere i rischi sul piano pratico ormai a chiunque.

Il 2016 che abbiamo alle porte si presenta ancora prima di iniziare un anno ricco di sorprese e malumori sul fronte bancario, senza contare anche i sempre più probabili e spiacevoli episodi di cronaca finanziaria. Le motivazioni sono riconducibili al riassetto di tutto il panorama bancario a fronte di fusioni (anche ostili) tra i vari attori di mercato e soprattutto per la messa a regime del meccanismo di bail-in. Ora su questo tema se ne è parlato da mesi e mesi, tuttavia rimango sempre più sorpreso nell’apprendere come ancora ad oggi esistano risparmiatori e correntisti italiani che sappiamo vagamente la sua modalità di intervento e soprattutto le possibili conseguenze che impatteranno nei loro patrimoni. Tra un mese inizieranno ad andare a regime numerose operazioni di risanamento italiano che usufruiranno di questa exit strategy: episodi simili a quelli che hanno caratterizzato Veneto Banca o Banca Popolare di Vicenza rappresenteranno la norma. Noi italiani risaneremo le nostre banche con questa modalità molto onerosa sul fronte finanziario, altri paesi ad esempio come Spagna e Regno Unito hanno preferito o meglio il loro governo ha fatto le opportune pressioni per la creazione della bad bank o per la nazionalizzazione forzata. Il recente salvataggio di quattro banche italiane precedentemente già commissariate, Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti e Ferrara, consente di comprendere i rischi sul piano pratico ormai a chiunque.

 

Facciamo un passo indietro ed analizziamo le modalità del piano di salvataggio. Le suddette banche hanno visto azzerarsi il valore di patrimonio netto a fronte delle perdite pregresse stimate in oltre 1.7 miliardi di euro a cui è conseguito un azzeramento del valore delle azioni ordinarie e di parte del debito subordinato precedentemente emesso. In buona sostanza chi aveva azioni ed obbligazioni (solo alcune tipologie) si è visto azzerare improvvisamente il valore dei propri asset. Tutte le passività di patrimonio che facevano capo a queste banche commissariate sono state trasferite ad una bad bank provvisoria ossia un veicolo finanziario creato ad hoc che deterrà tutte le sofferenze ed i crediti incagliati delle suddette banche, mentre le attività residue sono state fatte confluire in quattro singole banche nuove (o meglio buone) il cui capitale di rischio iniziale è stato apportato dal Fondo di Risoluzione per le Crisi Bancarie. Precisiamo che tale operazione non è di facile comprensione per un risparmitore italiano di cultura media. Il Fondo di Risoluzione è uno strumento istituzionale concepito dalla Commissione Europea durante la crisi finanziaria del 2008/2009 atto a finanziare la risoluzione ordinata di banche in difficoltà. La dotazione di capitale di questo strumento operativo deve essere apportata mediante i contributi di tutti gli altri istituti di credito bancari (non collegati tuttavia al circuito del credito cooperativo).

 

Pertanto le banche italiane devono effettuare dei conferimenti di capitale di rischio per dotare il fondo in questione di risorse finanziarie da utilizzare per le operazioni di risanamento e salvataggio bancario. Nel caso delle banche in questione il capitale è stato provvisoriamente fornito mediante linee di credito concesse al Fondo da Unicredit, Intesa San Paolo e Ubi Banca. Per semplificare il tutto possiamo dire che l’attuale unico azionista che controlla queste nuove quattro banche neocostituite è un fondo di capitale di rischio i cui azionisti sono tutte le altre banche sane che tuttavia non hanno potere di governance sul fondo stesso in quanto quest’ultimo è demandato all’autorità di vigilanza bancaria mediante la task force denominata Unità di Risoluzione in seno alla Banca d’Italia. La ratio (lodevole) di questo strumento è impedire salvataggi di banche a carico della fiscalità diffusa senza che nessuno sia mai chiamato a rispondere per mala gestione. Il Fondo di Risoluzione pertanto avrà come obiettivo quello di rivendere in un secondo momento le nuove banche ad operatori bancari già presenti sul mercato con il fine di realizzare anche una plusvalenza da cessione di partecipazioni. Lo stesso valgasi anche per la cessione degli attivi della bad bank. Chi ha subito perdite in questa operazione di salvataggio ibrido ? Ci hanno rimesso tutti gli azionisti e i detentori di obbligazioni subordinate. Nello specifico chi deteneva queste ultime ha subito una conversione in azioni ordinarie il cui valore era ormai azzerato.

 

Oltre 750 milioni di euro in obbligazioni subordinate emesse dalla quattro banche sopra menzionate sono state polverizzate in questo modo. Generalmente le banche emettono obbligazioni con diversi gradi di subordinazione: questo significa che vi è differenza nella priorità di rimborso in caso di fallimento dell’istituto di credito. Più basso è il livello di subordinazione (Lower Tier 2, Upper Tier 2 oppure Junior Tier 1), tanto più alto è il rischio per il suo detentore ed anche (solitamente) il rendimento che viene riconosciuto. Le obbligazioni invece ritenute più sicure sono le senior (ulteriormente suddivide in secure and unsecured) le quali garantiscono, in caso di default, che il detentore goda di un trattamento privilegiato nella procedura di rimborso successiva alla liquidazione del patrimonio bancario. Questo comunque non rappresenta una garanzia sufficiente di ottenimento in toto dell’importo investito. Un ulteriore elemento distintivo è dato inoltre dal pagamento della cedola, garantito per per le senior e con possibile revoca o congelamento per quelle subordinate. Con il salvataggio delle quattro banche italiane recenti si è deciso di applicare una procedura ibrida di bail-in salvaguardando solo i detentori di obbligazioni senior. Dal primo gennaio nemmeno le obbligazioni senior potranno essere considerate sicure, per quello che ormai vale questo termine. Se consideriamo che vi sono dozzine di istituti bancari ancora in forte difficoltà e proprio essi sono gli emittenti di obbligazioni subordinate per miliardi di controvalore potete voi stessi immaginare che tipo di aspettative attende il piccolo risparmiatore italiano da anni legato con un cordone ombelicale alla banca sotto casa con depositi, azioni ed obbligazioni della stessa.

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