Sassuolo è certamente un laboratorio politico

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Lo afferma il neo coordinatore della Margherita eletto al suono di brucianti polemiche interne. In questa intervista, il dottor Corrado Scalabrini, non indietreggia, ma rilancia il suo modo di intendere la politica ed il primato di questa rispetto a sue degenerazioni. Se ne consiglia la lettura.

Dottor Scalabrini, innanzitutto complimenti per la sua elezione.

Poiché siamo stati tra i primi a credere in Lei quale attore politico possiamo anche dire che Le abbiamo portato fortuna. Cosa vuole dire ora agli elettori della margherita, elettori che probabilmente non hanno ben compreso il motivo di questa lacerazione al vostro interno.

 

La ringrazio per le Sue domande e per lo spazio che mi offre.

Sempre di più il sito “da bice si dice” sta diventando un luogo dove tutti quelli che fanno politica, chi più o chi meno, vengono a mettere il naso ed io personalmente vengo anche per inserire commenti alle dichiarazioni che fanno gli altri miei colleghi della politica. Quindi questo sito è un luogo importante perché favorisce la espressione dei cittadini.

La mancanza di partecipazione alla politica è infatti a mio avviso la prima causa di disaffezione, di distacco dei cittadini dalle “cose” della città.

E’ questo distacco che crea lacerazione. La gente non comprende più perché vengono fatte le cose. Tutto si scontra con le ragioni del proprio “piccolo mondo”.

Per questo motivo io penso che la Margherita di Sassuolo non sia affatto divisa.

Semmai noto una difficoltà, e da qui tutto il polverone, da parte di qualcuno che si sente depositario di una rappresentatività che le telefonate di complimenti che ho ricevuto dagli iscritti dopo la mia elezione mi dicono che non esiste.

La margherita attuale e’ figlia di un tempo che ci ha portato ad oggi passando attraverso una lunga fase in cui chi aveva voglia di dire qualcosa sui grandi temi, su come migliorare la nostra città, si trovava a parlare di quanto devono essere alti i cordoli dei marciapiedi.

Perché così i grandi temi restavano ad appannaggio di pochi.

C’è qualcuno che pensa che le mie idee personali su Sassuolo possano essere diventate più giuste adesso solo perché io ora rappresento la margherita sassolese? Non occorre ugualmente fare sintesi? E se il luogo della sintesi viene cancellato perché conviene a qualcuno o qualcosa, cosa rimane?

Il mugugno, la protesta, la rabbia.

Io intendo aprire il partito al massimo dei contributi del territorio per dare luogo di discussione per tutti quelli che credono che si possa migliorare qualcosa.

 

Quali sono state le divergenze o differenze sostanziali che hanno impedito la possibilità di una sintesi politica che portasse ad una sua elezione condivisa da tutti.

 

Specifico che al congresso si sono presentate due liste, espressioni di tutte la anime del partito, ed entrambe mi appoggiavano come candidato. Sono stato eletto quindi dal 100% del mio partito e questo mi inorgoglisce.

Poi c’è stato qualcuno che ha deciso di disertare (lavorando per fare mancare il numero legale) l’appuntamento congressuale e che oggi sta dicendo tantissime cose sui giornali (sui giornali ho letto 4 nomi, tutta gente importante del partito di prima, presidenti, assessori, ex sindaci, ex segretari, ex reggenti – ma nessun elettore/cittadino “normale”, nessuno per cui l’impegno politico risponda esclusivamente alla categoria cristiana del “servizio” come è invece per i tanti che sono venuti a votare).

Come già detto questa situazione di oggi, in cui da una parte c’è chi sa sempre cosa è bene e cosa è giusto e dall’altra ci sono gli altri, i cittadini sui quali queste “teorie” vengono applicate, è figlia di un passato anche recente in cui si è lavorato più per dividere che per unire.

Quali sono state le divergenze o differenze sostanziali che hanno impedito la possibilità di una sintesi politica? Io rispondo che non sono state portate sul tavolo tesi congressuali. Magari fosse stato così. Hanno scelto di puntare sulla mancanza del numero legale ponendo, come sempre,  solo veti.

Veti prima non detti poi, sul finire, esplicitati in modo diretto.

Questa è la logica che dicevo prima. Ci sono alcuni che si sentono più uguali degli altri ed questo traspare da quello che abbiamo letto sui giornali. Parole come “non riconosciamo il coordinatore eletto dagli iscritti”, “non ci riconosciamo più nel partito”, “il contenitore della margherita è un contenitore vuoto” hanno senso solo se dette da chi ha in mente davvero di staccarsi e non fare pi
ù parte di un gruppo.

Io invece sono certo che nessuno di questi personaggi si staccherà. E dove andrebbero?

Come dichiarato mi impegno anzi a lavorare perché anche le loro ragioni possano trovare una composizione dentro la linea del partito a partire proprio dall’appoggio al Sindaco Patuzzi di cui, fino almeno alla scelta di costringerlo a non partecipare al congresso,  a parole si sono fatti paladini.

E’ evidente infatti che fare strame della democrazia non partecipando ad un congresso e attraverso dichiarazioni discutibili e immotivate (che saranno certamente rettificate o, più verosimilmente, fatte cadere nel dimenticatoio), non aiuta il Sindaco e di fatto indebolisce ancora di più quella componente che si identificata nel passato e ancora oggi si identifica più che con i voti della margherita con i posti da assessore del governo cittadino.

 

Si parla di crisi della politica.

Ma se questa politica che mette in crisi il sistema dei partiti, poi a sua volta si ammala essa stessa, chi rimane a guarirla? Forse la non politica? Non mi dica!

 

La politica attuale è figlia della “rivoluzione” di mani pulite. Il sistema attuale dei partiti sempre più è diretto ad interpretare la politica in un modo verticistico e “vendendo” ai cittadini una figura carismatica, un leader in cui essi possano rappresentarsi. Questo fatto, nel momento in cui dalle ragioni teoriche espresse nei programmi si discende alla concretezza della realtà dei cittadini, determina un cesura, un distacco dei cittadini dalla politica.

Può essere che, nel concreto, la difesa di una reale politica della famiglia o della sussidiarietà fiscale sia lasciata in mano del tutto al centro destra? Ovvero che per coniugare le ragioni di centro sinistra occorra necessariamente stare dietro a frange che sono più autoreferenziali che realmente radicate nel paese? E’ verosimile che le ragioni di chi asseritamente dice di volere difendere i più deboli portino a votare cose (bilancio preventivo 2007 ndr.) che poi sono apertamente contestate da coloro (sindacati ndr.) che sono li proprio per difendere i più deboli?

 

La sua risposta è molto interessante e devo sinceramente dire che non è molto in linea con uno stile “politichese” di tanti suoi colleghi. Se mi permette vorrei continuare su questo tema.

Con il dopo “Prima Repubblica” abbiamo assistito anche alla politica spettacolo o spettacolare dove il Capo non trae nutrimento politico per il suo cammino dal partito, ma dall’elettorato plaudente od osannante. Secondo Lei bisogna proseguire per questa strada?.

 

Credo di avere già risposto chiaramente prima, ma poiché Lei ha interesse ad avere da me parole chiare io proverò ad essere ancora più chiaro.

Io credo che questa strada, la spettacolarizzazione della politica, non porti da nessuna parte se non a impedire la crescita di una reale partecipazione democratica nella gran parte dei cittadini. Certamente si sta più comodi ad ascoltare cosa dice questo o quello in televisione piuttosto che uscire una sera per andare ad una riunione di un partito. Chi partecipa alla politica oggi a mio avviso è in gran parte chi ha interesse a farlo e questo è sicuramente un segno distintivo della seconda repubblica più che della prima.

Chiarezza per chiarezza, io penso che occorre azzerare la fase di tangentopoli che ci ha portato ad oggi ed anzi, mi sbilancio, avere il coraggio a tutti i livelli di azzerare anche ciò che deriva da quello che la magistratura aveva azzerato.

 

Un nuovo rapporto con l’elettorato quindi. Questo rapporto nuovo del politico con l’elettorato fa pensare ad una mai davvero realizzata “democrazia  diretta”.

Il rischio è però di scadere oggi in una proposta che si regge sui sondaggi: “volete Gesù o Barabba”? Lei che cosa ha in mente per evitare questo rischio?

 

Io sono favorevole ad un sistema di voto che permetta ai cittadini di esprimere la propria libertà nel decidere da chi vogliono essere guidati. Io sono contrario a tutte quelle forme di governo invece che calano dall’alto le decisioni sui cittadini senza che questi abbiano un interlocutore certo con cui confrontarsi, senza che vi sia per i cittadini la possibilità di individuare un esecutore materiale.

Tale sistema io credo non ha le caratteristiche di un sistema maggioritario, con premi di maggi
oranza, come quello attuale, ma invece risponde meglio ad un sistema proporzionale, magari con sbarramento e con la possibilità di esprimere la propria preferenza per questo o per quel candidato politico.

 

Si ha l’impressione che a Sassuolo, anche e soprattutto a causa del Suo impegno in questo come nel passato consiglio comunale,  ci sia particolare vivacità sociale e politica. E’ una pura causalità o Lei pensa che esista in effetti una possibilità sassolese di sperimentare anche un laboratorio politico?

 

Sassuolo è certamente un laboratorio politico che ha anticipato quanto sta accadendo a livello nazionale. Si pensi all’uscita dalla maggioranza di rifondazione comunista, al tentativo di allargamento al centro dell’alleanza con l’intergruppo, all’unione dentro il governo della margherita, per la prima volta, di tutte le forze cattolico democratiche presenti sul territorio insieme a forze laiche e non laiciste.

Si pensi anche a quanto sta già avvenendo in consiglio in cui si registrano sempre maggiori segnali di attenzione di quelle parti del centro destra che sono più stanche di una gestione solo verticistica della politica.

Sassuolo è una città in cui l’elettorato moderato rappresenta la grande maggioranza delle forze in campo ed anche il  consiglio comunale riflette questa caratteristica.

 

L’elettorato moderato dovrebbe essere rappresentato nel centro sinistra proprio dalla margherita. Ma Lei, pur essendo sempre stato in maggioranza, è spesso stato critico con le posizioni della stessa maggioranza di cui faceva parte.

 

Purtroppo, per una certa vuotezza di contenuti e una subalternità culturale – disponibile, come detto, a sacrificare quasi tutto alle ragioni di una qualche visibilità personale  – coloro che avrebbero dovuto rappresentare l’area moderata, in primo luogo l’area cattolica, hanno permesso (e la città che si è trovato a gestire il Sindaco attuale è certamente figlia di questa situazione) uno schiacciamento della creatività derivante dalla società e una larga pianificazione generale da parte del potere, come se i bisogni reali dei cittadini potessero essere tali solo se organizzati dentro uno schema prefissato a priori.

Il vero problema è stato nell’applicazione del principio di sussidiarietà.

Io credo che chi ha avuto paura di una generazione dal basso delle cose prima di tutto è ben lontano dal conoscere il principio di sussidiarietà e in secondo luogo è contraddistinto da un solo timore: quello di non avere possesso sulla situazione.

La risposta a questa paura è stata ed è tuttora, anche da parte della macchina comunale non solo dei politici, un centralismo burocratico che oggi tende a determinare ogni tipo di rapporto con la società.

Spesso questi rapporti sono costruiti non “dalla società”, che trova la propria massima espressione nel consiglio comunale eletto, ma “per la società”, dall’ente stesso, che poi spesso giace tranquillamente sulla funzionalizzazione di tutto a questi rapporti.

In questo processo, l’unica preoccupazione della politica è stata spesso quella di ottenere un consenso sullo staus quo raggiunto.

Per questo ogni voce che si alza in dissonanza è vista come un pericolo.

 

Parliamo di futuro. Lei ha detto che è per un riassetto delle istituzioni e quindi preferisce una politica che si articola mediante il pluralismo e quindi con  il sistema proporzionale. Lei è quindi contro il progetto di partito democratico?

Potrebbe riproporsi secondo lei, in alternativa, un ampio  grande centro?

 

Io sono favorevole ad un progetto di partito democratico che non prescinda dalla volontà dei cittadini e non si proponga come mera esperienza fatta allo scopo di trovare “casa” ai vari leader che oggi già conosciamo.

Io credo invece che un sistema di voto proporzionale, ma anche solo potere liberamente scegliere di appoggiare i candidati che maggiormente danno affidamento nel senso che ai cittadini interessa, oggi darebbe un respiro nuovo alla politica ed anzi probabilmente libererebbe la politica da tutta una zavorra di oscuri “travet” allenati esclusivamente a non prendere alcuna decisione che non sia stata già presa da questo o da quel leader.

Ciò a cui ho assistito nel tempo in cui ho fatto politica è stato un prevalere di coloro che mettono al primo posto la categoria politica rispetto alla categoria dei valori.

Essi perseguono l’affermazione di una antropologia, di una concezione della società, dualista, dove i valori sono separati dalla realtà, per cui il richiamo a questi è meramente strategico. Cioè puramente funzionale ad un risultato politico.

In questo modo la concezione della realtà è laicista: questo dualismo viene consacrato dalla prassi del potere.

Faccio un esempio che riprendo da quanto citato nella scuola di formazione politica della diocesi di Bologna: qualcuno può spiegarmi, se non in un ottica puramente laicista nel senso che ho appena indicato, come sia possibile per politici che si proclamano cattolici votare a favore della RU 486 come è avvenuto nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna pochi mesi fa?

 

Quale politico DS le dà qualche preoccupazione? E nella Margherita a livello nazionale?

Invece nel modenese con quale “margherita” spesso non è d’accordo?

 

Tutti coloro che mi conoscono sanno che sono una persona mite in ogni circostanza. Non c’è alcun politico con cui ho problemi a livello personale ma mi consenta di non dilungarmi oltre in questa risposta per non scadere nel gossip politico. Voglio solo dire che, anche se non ci sentiamo spesso e a volte non siamo stati d’accordo, sento però molta amicizia per il sindaco di Fiorano, Claudio Pistoni. In generale faccio invece più fatica ad andare d’accordo con chi è disponibile per le ragioni della politica a sostenere tutto e il contrario di tutto .

 

Lei è un cattolico. E’ appena passata la Pasqua di Resurrezione. Quali considerazioni o raccomandazioni o promesse o voti augurali vuole lasciare a Sassuolo,alle sue famiglie, agli elettori e agli iscritti della margherita.

 

Sfuggire al confronto per chi fa politica è un errore madornale. Io ho intenzione di essere un coordinatore di unità che rappresenti tutte le anime del partito.

La priorità è creare un luogo di confronto politico che nel corso degli anni è stato progressivamente cancellato. Dico ai sassolesi di provare a tornare a fidarsi di fare politica perché i cittadini sono al tempo stesso destinatari e protagonisti della politica.

 

 

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