Si è conclusa la trionfale sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo. Servizio fotografico di Corrado Corradi accompagnato dal personalissimo commento di Rossella Giulia Caci
Abbiamo visto festival vinti da Marco Carta, Valerio Scanu e i Jalisse in religioso silenzio. Oggi vi dico invece che Mahmood ha fatto fuori la sacralità de ‘il Volo, la Bibbia sulla faccenda degli ultimi, un mostro sacro come la Bertè, la Tatangelo Yves Saint Laurent, Cristicchi che esce di casa solo per andare a Sanremo, i Negrita adorati Negrita, un superbo Daniele Silvestri, un peace maker, una Rolls Royce e un mazzo di rose viola che da Martedì, già solo al pensiero, le rose nelle serre stanno appassendo.
Ringraziatelo Mahmood e cantate Soldi questo ragazzo ci rappresenta pienamente e non certo per questioni politiche che c’entrano veramente poco. Invero Mahmood è uno di noi non tanto per questioni di cittadinanza quanto di reddito perché ha cantato egregiamente, quel rapporto difficile e doloroso che noi giovani viviamo, nostro malgrado, in banca.
I passaggi fondamentali del testo sono:
“Penso più veloce per capire se domani mi fregherai”
la dice tutta sulla fretta di questa generazione.
“Ieri eri qua dove sei papà” un padre non si assentare. “Dimmi se ti manco o te ne fotti” un figlio ha ragione di lamentarsi quando ti chiede amore e TU, scappando lo tratti come se t’avesse chiesto SOLDI.
Per questo ho deciso che questa era la mia canzone preferita sin dalla prima serata in tempi non sospetti. Mi direte “ma tu chi saresti per giudicare un testo? Il Mario Luzzati Fegiz dei poveri? Molto meno di zero abbiamo una canzone, un’intenzione un messaggio diretto da non sottostimare e un figlio secondo me ce l’abbiamo tutti.
A questo link, servizio fotografico sulle tre serate, sulla conferenza stampa di presentazione, sul “”red carpet”” Sanremo 2019