Palma Costi, consigliere regionale del Pd, replica alle dichiarazioni del consigliere Enrico Aimi del Pdl sulla sanità modenese.
Ecco la sua nota.
«La salute è un bene irrinunciabile, ed è quindi un tema troppo serio per essere affrontato facendo ricorso alla demagogia. Non è un tema né di destra né di sinistra, perché tocca da vicino la vita di migliaia di cittadini, ogni giorno. La campagna elettorale è finita, e dovrebbe tenerlo presente l’esponente del Pdl Enrico Aimi quando parla di sanità modenese. Credo che i cittadini per primi non si riconoscano nel quadro ingeneroso tracciato da Aimi: un sistema sanitario che – a suo parere – stressato dalla quantità di richieste vedrebbe addirittura crollare la qualità dell’offerta. E con un facile “colpevole”: l’immigrato.
La realtà della nostra provincia racconta un’altra storia, che è quella di un sistema sanitario diffuso in modo capillare sull’intero territorio, con un livello qualitativo buono e punte di assoluta eccellenza, rese disponibili all’intera collettività grazie alla struttura a rete.
Lo confermano i dati che, a differenza di quanto sostiene Aimi, non sono solo quantitativi (ma anche questo è un riferimento dal quale non si può prescindere) ma qualitativi. Se nell’arco di dieci anni la speranza di vita dei modenesi si è sensibilmente allungata – tre anni e mezzo in più per gli uomini, due per le donne – non è forse perché le politiche di prevenzione e cura hanno fatto passi avanti?
Se è diminuita la mortalità per infarto, ictus e per tutte le patologie di tumori, non è forse perché la qualità del servizio offerto è migliorata? Potrei citare altri dati positivi sulla qualità dell’offerta sanitaria, che emergono dalla “fotografia” fatta dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria come punto di partenza del percorso verso la nuova programmazione.
Un’indagine interessante, che evidentemente Aimi non ha letto, oppure ha letto solo in parte, forse perché non gli interessa offrire un contributo serio alla definizione delle scelte per il futuro, quanto alimentare una sterile contrapposizione ideologica che non porta da nessuna parte e, anzi, rischia di creare danni.
Perché sostenere, come ha fatto Aimi, che la qualità dei servizi offerti “sta crollando” è ingeneroso nei confronti degli operatori della sanità che quotidianamente lavorano con serietà e competenza. E non è neppure vero che i modenesi, preoccupati dalle presunte inefficienze del sistema sanitario modenese, starebbero migrando altrove in numero sempre crescente. Anche qui, basta guardare i numeri. Se il 90% dei modenesi in caso di ricovero viene accolto da strutture della provincia, significa che tanto male poi non si trovano. E se il numero di pazienti che vengono a farsi curare da fuori provincia è superiore rispetto a quelli che fanno il percorso inverso, una ragione ci sarà pure. Soltanto il 5% si rivolge a strutture al di fuori dell’Emilia-Romagna. E il dato vale – passando alle liste d’attesa sulle quali punta il dito Aimi – anche per le prestazioni specialistiche: se il dato più basso sulle prestazioni fatte a Modena per distretto è del 92% (e relativo, tra l’altro, a realtà al confine con altre province) con punte del 97%, di cosa stiamo parlando? Dove sarebbe la fuga?
Poi è vero: in alcuni casi, e per alcune specifiche prestazioni, c’è il problema dei tempi di risposta. Un problema, peraltro, non solo modenese e neppure solo nazionale, di non facile soluzione perché legato a una crescita continua e inarrestabile della domanda. Nonostante questo Modena – e Aimi dovrebbe saperlo, essendo consigliere regionale – ha una situazione meno critica rispetto alle altre province emiliano-romagnole.
Certo non ci si deve accontentare di questo, e nella programmazione futura si dovrà potenziare ogni forma di intervento utile a risolvere il problema. Si dovrà investire sempre più sulla medicina di territorio, sull’appropriatezza delle prescrizioni, sull’integrazione territorio-ospedale, sulla maggiore integrazione degli ospedali. Certo, sarebbe più semplice se le risorse destinate alla sanità fossero in linea con l’incremento della richiesta: con ritmi di crescita del 20% in quattro anni servirebbero ben altri stanziamenti.
Ultima, ma non ultima, la questione immigrazione. Leggere nell’aumento della presenza di stranieri sul territorio la “colpa” dell’ipotizzato tracollo del sistema significa ostinarsi a non voler guardare la realtà. Negli ultimi 10 anni la popolazione modenese è profondamente cambiata. Sono aumentati gli immigrati, certo. Ma è aumentata, in generale, la popolazione modenese, ed è cresciuto in maniera considerevole il numero di persone con oltre 65 anni di età, elemento questo che ha un impatto ben più significativo sui servizi socio-sanitari.
Si tranquillizzi Aimi: anche i dati di accesso al pronto soccorso (per il 12% di cittadini stranieri) non sono tali da prefigurare un potenziale pericolo.
Del resto, abbiamo sempre difeso e continueremo a difendere un sistema sanitario pubblico, che garantisca l’universalità delle prestazioni. Per i modenesi come per gli stranieri. Con l’obiettivo di continuare a garantire a tutti qualità e sicurezza, che è quello che un cittadino – chiunque sia – si aspetta quando si parla della sua salute».
Ufficio stampa