Non passa giorno che le cronache non riportino notizie di furti, truffe, rapine e raggiri ad opera di zingari, perlopiù giovanissimi.
Il 50% degli zingari ha la nazionalità italiana e una buona metà è composta infatti da minori di 18 anni. Finora i rom in Italia si aggiravano intorno alle 150.000 unità, ma con il recente massiccio ingresso di rom romeni le grandi città italiane sembrano ora sotto assedio e le difficoltà di accoglienza si aggiungono all’aumento delle tensioni sociali.
Nemmeno la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, paladini degli zingari, hanno pronte soluzioni ottimali. Le richieste di queste anime candide sono sempre le stesse: allestire campi protetti, trovare abitazioni a canoni agevolati, garantire scuole e servizi sanitari, fornire permessi di soggiorno in tempi brevi anche per gli apolidi.
Belle parole e buone intenzioni meritorie che esaltano la carità di queste istituzioni religiose, le quali predicano sì bene ma rinviano il da farsi ai comuni, ai sindaci che dovranno trovare le crescenti risorse anche per questi anomali cittadini, che vantano, per carità, giusti diritti ma rifuggono i doveri e spesso infrangono la legge.
Allungare il brodo, come dicevano i frati, sarebbe anche accettabile, in nome sempre della carità cristiana; quello che non può essere accettato è il fatto che buona parte di questi minorenni si dedichi al furto negli appartamenti e nelle auto.
Appena nominato il progetto delle micro-aree a Modena, alcune centinaia di residenti nelle varie località prescelte dal comune si organizzarono in comitati e indirono sfilate-manifestazioni di protesta, vivacizzando le cronache cittadine, facendo delle strade il proprio palcoscenico dal quale arringare il comune.
Questi comitati preferivano mantenere la soluzione di partenza, con il mega- campo di via Baccelliera, anzichè i frazionamenti studiati a tavolino dall’assessore.
Certo, una bella ammucchiata tipo favelas ( ma a carico della comunità modenese!) purchè lontano dalle proprie abitazioni. Tanto noi siamo democratici – dissero – a tal punto che fecero una bella braciolata insieme ai Sinti, buon lambrusco che fraternizza le genti e gnocco fritto se volete, però la fecero.. nell’accampamento, tanto per puntualizzare la loro disponibilità..e tra un boccone e l’altro si parlò pure di zone alternative scelte in comunione d’intenti con i comitati stessi..
Ma per gli stanziali queste problematiche non dovrebbero nemmeno esistere: abbiamo migliaia di immigrati che vengono a Modena per lavorare e farsi una famiglia, vivere in abitazioni con contratto di affitto o acquistate con mutui pluriennali: sotto i ponti non si vede nessuno, tantomeno chi afferma di essere stanziale da 40 anni. Sembra il paradosso di certi terremotati del Sud che rifiutano le case già costruite per restare nelle baracche a pietire: nel Friuli non c’è un caso simile nemmeno a cercarIo.
Il problema da affrontare è proprio quello del superamento del criterio di stanzialità.
Per i nomadi a Modena sarebbe opportuno prevedere 4 – 5 aree di sosta a tempo e sorvegliate. In queste aree attrezzate i nomadi potrebbero “”sostare”” vigilati per non più di un mese e poi dovrebbero andarsene!
Spetta poi al Tribunale dei Minori affrontare l’annoso problema dei bambini rom usati per l’accattonaggio ed i furti.
Simili iniziative circa la sosta vigilata nei “”campi rom a rotazione”” hanno incontrato il parere favorevole del Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardo, che ha incontrato con profitto il capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale e Presidente della Commissione Sicurezza, Matteo Salvini.
A breve, nell’area di Chiaravalle, questo intervento si eseguirà e si attendono i riscontri positivi. Non si esclude la nascita di forti polemiche per l’attuazione di un piano di questo tipo, specialmente dalle succitate istituzioni religiose e accoliti politici.
Ma l’importante è riuscire a dare una risposta concreta alle città e alla sicurezza dei cittadini. Tutto il resto è noia.