Ritorno al futuro

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Nel precedente numero mi sono occupato delle discutibili scelte costruttive del comune di Vignola. Nel tentativo di proseguire secondo il percorso già tracciato tenterò di verificare se esista una politica (visione) energetica a Vignola e nei territori limitrofi. art. di Alex Scardina

 

 

La cittadina emiliana conosciuta per la sua celeberrima ciliegia non brilla per lungimiranza nella gestione della produzione energetica. Anzi, non si è stati ieri e non si è in grado oggi di organizzare una visione per il futuro. A suffragare quanto appena sostenuto c’è l’evidente incapacità di interpretare la contemporaneità.

 

Questa incapacità era ben manifesta già prima del risultato del referendum sulla possibilità di un ritorno alla produzione di energia nucleare, che vide ampiamente vincere chi si opponeva ad una sua resurrezione. Opposizione legittima, perché il nucleare è già il passato. Ma se l’intero paese ha bocciato il passato, Vignola potrebbe presto abbracciare il trapassato grazie ad una centrale ad olio di colza. Sì, avete letto bene! Non si punta sul fotovoltaico o sul rinnovabile in senso lato…ma sui rifiuti!

 

Come funziona una centrale alimentata con olio vegetale? Bruciando prodotti di scarto, come l’olio di colza, la centrale è in grado di produrre contemporaneamente calore ed energia elettrica. Diciamo che l’intero progetto puzza…di fritto. Senza contare che è possibile ottenere energia solo con la contestuale produzione di rifiuti. Questo è il futuro? Oppure si può produrre energia pulita azzerando i rifiuti?

 

E pensate che le lanterne ad olio di colza venivano impiegate nelle città europee medievali per illuminarle nelle ore notturne nel 1200. Insomma, si tratta proprio di un salto in avanti…verso il Medioevo! Se per illuminare le lampadine dei nostri appartamenti dobbiamo ispirarci a quanto avveniva 800 anni fa, che società siamo? Comunque attenzione alla peste ed agli untori.

 

Questo per quanto riguarda Vignola, ma a poche centinaia di metri dal territorio vignolese, a Savignano sul Panaro, la situazione non è più rosea. Infatti presto il fiume Panaro potrebbe trasformasi in una grande forma di groviera. Le nutrie che vivono sul greto del fiume, di carotaggio in carotaggio, si muoveranno alla ricerca di idrocarburi fossili. Le aree oggetto di perforazioni sono state indicate come franose dal comune di Savignano. Addirittura sarebbero possibili solo attività di recupero del terreno, non perforazioni selvagge. Anche ciò, questa volta per la Regione Emilia Romagna, è energia alternativa…sì, a quella già consumata!

 

Eppure, se il “pubblico” non capisce la necessità di produrre energia alternativa, a Vignola una società privata ne ha colto anche i risvolti economici. Si tratta di Mister web srl, catena di negozi di informatica e servizi internet. Vi chiederete: “cosa lega una società di servizi informatici con la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili?” La possibilità di azzerare il fabbisogno energetico guadagnando dalla vendita dell’energia prodotta in eccesso. Ma se inizialmente vennero installati pannelli fotovoltaici sopra ai tetti della società, oggi si è passati all’installazione delle apparecchiature su tetti presi in affitto. “Abbiamo iniziato ormai quasi 4 anni fa – spiega Gianni Ugoliniil primo impianto fotovoltaico da 21,2 kWp è stato realizzato nel 2006, a cui ha fatto seguito nel 2008 un secondo impianto da 49,5 kWp ed un terzo nel 2009 da 36,3 kWp. Terminati questi lavori, siamo arrivati ad una produzione totale dei nostri impianti di 107 kWp, che significa 120.000 kWh (kilowattora) prodotti ogni anno. Dai nostri calcoli questo era di fatto il fabbisogno energetico della nostra azienda più quello di tutti i nostri dipendenti presso le loro case. Questo fa di noi ormai da un paio d’anni un’azienda ad impatto energetico pari a zero.”

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