La tendenza elettorale conferma l’esigenza da noi già indicata di rifondare il centrodestra. Così com’è perde. Se alle politiche ha raggiunto un buon risultato è stato solo per l’impegno straordinario di Berlusconi. Ma alle comunali lui non c’è e crolla.
Ora è necessario e urgente pensare a qualcosa di nuovo. Altrimenti sarà fatale che la sinistra, pur malandata, vinca, supportata dall’apparato migliore che c’è sulla piazza.
Nel centrodestra è tutto da rifare. Il leader c’è, è vero. Ma non basta più. Dietro di lui non c’è un partito nè una classe dirigente. Solo qualche individualità. Ma nulla che possa prefigurare una squadra che possa dar vita a qualcosa di nuovo che sia nelle condizioni di attrarre e coagulare tutto l’elettorato di centrodestra che poi in Italia è la maggioranza.
Il Pdl non esiste. E’ solo un raccoglitore di voti. La destra è annientata. La Lega in estinzione. Il ciclo berlusconiano, durato vent’anni, si è concluso. E quando un ciclo si chiude, non c’è niente da fare. Inutile arrabattarsi, attaccarsi a quello che ancora galleggia. Bisogna prenderne atto e basta. E pensare al futuro.
Non è dato di sapere se Berlusconi sopravviverà a sé stesso, se lo condanneranno o lo costringeranno all’esilio. Ma una cosa è certa: la ricostruzione dovrà avvenire guardando ai prossimi vent’anni e quindi non potrà far conto su di lui, quanto meno per motivi anagrafici. E dovrà anche fare a meno delle solite facce. Altrimenti il rinnovamento non sarà credibile. Non è questione di età: ci sono giovani già vecchi. E’ questione di non essersi bruciati. Come ci sono politici navigati che possono dare garanzie di autonomia di pensiero e di essere spendibili per il nuovo. Certo che per chi ha continuato a votare per il centrodestra o per chi in qualche modo vi è impegnato non è facile farsene una ragione. Ma bisogna pensarci adesso. Domani, con l’acqua alla gola, potrebbe essere inutile.