Ricordo di Dante Fontechiari

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La sua persona, colta, ironica, affascinante, retta è ritratta  fedelmente nell'articolo. Impossibile non chiedersi, come  fa l'Autrice, che cosa avrebbe potuto ancora fare di buono, se il fato gli avesse permesso ancora  del tempo...

Sono già trascorsi due anni e questo sarebbe stato il suo 70° anno di vita. A questo traguardo Dante Fontechiari non c’è arrivato, ci ha lasciato prematuramente e quest’anno lo ha raggiunto anche il suo amico d’avventure politiche, l’ex sindaco di Parma Elvio Ubaldi.

Ricordo ancora occasioni in cui ho avuto modo di assistere a loro disquisizioni politiche e se le paragono alle scaramucce di oggi, così come i nostri attuali rappresentanti, sia nella nazione che in Europa, mi rendo conto che è veramente tutt’altra cosa. Né meglio né peggio, altro.

Oggi non riconosco politici illuminati, né scorgo qualcuno che abbia veramente un’idea di futuro su cui portare questa nazione verso un cammino florido e vigoroso; oggi vedo piccoli Gian Burrasca irretiti sulle loro piccole conquiste di potere che si divertono a giocare con le poltrone che altri incapaci hanno lasciato loro.

Nessuno dai tempi di questi uomini hanno più ispirato in me quella passione per la cosa pubblica, quel pensiero ad impegnarsi nella ricerca del bene comune, o come diceva un famoso Presidente americano: non pensare a quello che gli altri possono fare, ma pensa a quello che tu puoi fare par il tuo paese….. oggi chi cerca di “fare politica” è perché si assicura un benessere che va ben oltre il proprio compito ed il proprio ruolo, che garantisce a lei/lui privilegi per sé e per la propria cerchia di famigliari – amici per lungo, lungo tempo. Queste sono le ragioni che stanno alla base della conquista di una poltrona, nessun ideale, nessun desiderio di “essere là dove si formano le leggi” o “dove si costruisce il Paese”, tanto non c’è mai nessuna responsabilità personale, quindi: chissenefrega!

 

Ebbene conobbi Dante quando aveva intono ai cinquant’anni. Era un uomo vigoroso, volitivo, affascinante e pieno di quella consapevolezza che gli studi in Scienze politiche e la militanza nella Dc gli avevano conferito.

Incontrai il suo sguardo, difficile da sostenere, e riconobbi subito la sua fierezza. La vita gli aveva lasciato qualche cicatrice, profonda ed ancora sanguinante, ma la forza di chi non è disposto ad arrendersi lasciava trasparire ben altro.

Quando parlava era capace d’incantare. Conquistava gli astanti con pensieri profondi, riflessioni di una raffinatezza che altre poche persone mi hanno saputo trasmettere. Quando poi si accorgeva della complessità del proprio assunto interveniva con una metafora, e proprio come faceva Gesù con le parabole, rendeva semplice anche il concetto più astruso.

Era un ottimo ascoltatore. Come spesso le persone intelligenti sanno fare, in un consesso era solito intervenire alla fine, quando aveva sentito i pareri di tutti o dopo aver ben inquadrato l’oggetto della discussione; il suo pensiero finale arrivava dritto come un dardo all’obiettivo e chiunque fosse stato attento alle sue parole, non poteva che rimanerne colpito.

La sua capacità di sintesi era formidabile. Necessariamente in democrazia si discute confrontando le idee di tutti e registrando i vissuti e le esperienze che ogni individuo porta necessariamente con sé, ma la cosa fondamentale era concludere con una soluzione condivisa. In questo era un maestro. Si dovevano esaminare i pro e i contro delle diverse posizioni ed infine trovare il compromesso meno dannoso per i destinatari a cui l’oggetto della discussione era diretto. Eh sì, un vero maestro.

Dante, ha saputo donarmi queste esperienze che con qualche amico di Bice abbiamo anche condiviso. Come ho già ricordato lo scorso anno, la sua prematura scomparsa ha lasciato in tutti noi un gran vuoto, ma ogni volta che ripenso a momenti vissuti insieme riassaporo l’essenza del suo eloquio, rivivo l’eleganza delle sue movenze, ripercorro il brivido delle sue carezze e l’intensità dei suoi sentimenti.

È stata un’esperienza indimenticabile che è durata finchè la malattia non ha preso il sopravvento. Chissà come avrebbe festeggiato i suoi settant’anni se la morte non ce lo avesse rapito. Non lo sapremo mai, ma certo è che la nostra fantasia lo immagina  a “chiacchera” con i saggi e a confronto con i filosofi che hanno reso grande il pensiero umano, certi che anche lì non sfigurerà.

Con immensa riconoscenza

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