Razzismo, vittimismo, protagonismo

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La pallavolista Paola Egonu sarà una delle quattro co-conduttrici con Amadeus del  Festival
di Sanremo 2023,dove avrà  anche modo di  esibirsi in un monologo. Nel frattempo, come è nel suo 
stile, in un’intervista a Vanity Fair, ha rimarcato quanto sia razzista nei  suoi  confronti l’Italia.
Un giudizio amaro e ingiusto, per la nazione che le ha dato i natali, fama e ricchezza.

Così come nulla impedisce al sole di sorgere, nulla impedisce che a febbraio  si  rinnovi l’appuntamento  con il  Festival di Sanremo. Soltanto un extraterrestre potrebbe non esserne a conoscenza dato il battage mediatico che, ormai da mesi,  quotidianamente,  ce ne rivela ogni aspetto. Tutto contribuisce a creare e a mantenere costantemente alto l’interesse attorno alla manifestazione: gli  annunci sensazionali  di ospiti di grande spicco, italiani e stranieri; l’attesa per l’annunciata presenza in video,  ancora incerta, del leader Zelensky, le  indiscrezioni su trasgressive presenze, il sostegno in difesa del mondo LGBTQIA+, i possibili attacchi anarchici che hanno  richiesto la cosiddetta “zona rossa” attorno al Teatro  Ariston. Persino i  detrattori della kermesse canora, in particolare quelli che, a ogni  piè sospinto  dichiarano che non guarderanno Sanremo, inconsapevolmente mantengono assai viva la  curiosità e l’interesse attorno ad esso. Abilmente mescolati e riproposti, tutti questi elementi  sono  presenti in ogni  notiziario. Importantissima poi la presenza delle co-conduttrici, scelte fra personaggi che vanno per la maggiore e che godono di grande popolarità.
Le prescelte sono  Chiara Ferragni, influencer;  Francesca Fagnani,  giornalista;  Chiara Francini, attrice – scrittrice e Paola Egonu, pallavolista. Quest’ultima,  di  certo non è nuova a incursioni anche nel mondo dello spettacolo, dato che nella stagione 2021-22 è stata una delle conduttrici del programma televisivo Le Iene e nel 2020 ha prestato la voce al  personaggio Sognaluna, doppiando il film d’animazione Soul, prodotto da Disney e Pixar.

Deve fama e ricchezza allo sport della pallavolo, attività dalla quale ha tratto grandi soddisfazioni, in particolare all’Imoco di Conegliano, squadra che, tuttavia, ha lasciato per un ben più remunerato ingaggio in Turchia, dove disputa  il campionato Sultanlar Ligi nella squadra del VakıfBank. Nata in Veneto, a Cittadella, figlia di genitori di nazionalità nigeriana, è cittadina italiana,  ha tutto per essere perfettamente integrata, realizzata come atleta e come persona.

Eppure, da sempre, fino alla più recente intervista a Vanity fair, non perde occasione di lanciare accuse di razzismo all’Italia, alcune persino incredibili che meriterebbero approfondimento e verifica,  come sostenere “Capita che mia mamma chieda un caffè al bar e che glielo servano freddo, che in banca lascino entrare la sua amica bianca ma non lei”.
In un altro passaggio dell’intervista fra le varie dichiarazioni sulla sua vita personale,  sul suo orientamento sessuale, su un ipotetico figlio, afferma :”Io so già che, se mio figlio sarà di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”… e, ancora:  “Non sanno niente di me, di noi atlete. Non sanno quanto fatichiamo, quanto siamo stanche, quanto non ci sentiamo all’altezza, quanto a volte vorremmo solo prenderci una pausa da tutto, ma non possiamo. Allora poi succede che qualcuno mi dice la frase sbagliata e io mi domando: perché mai dovrei rappresentare voi?».

Le fatiche e lo stress di cui parla sono  comuni ad ogni atleta e, se proprio  vogliamo  andare a mettere i proverbiali puntini sulle “i”… quando rappresentava l’Italia l’ha fatto perché è pagata per farlo, così  come ora gioca in una squadra turca, sempre per lo  stesso motivo. Risulta poco verosimile , infatti, che da una nazione razzista e ingrata come l’Italia sia approdata in Turchia non per un ingaggio milionario bensì per la maggiore tutela dei diritti civili  e per il rispetto della donna che colà avrebbe trovato!

Le preoccupazioni  di  ogni  futuro genitore per come vivrà il proprio  figlio sono vecchie  quanto il mondo e sono  indipendenti  dal  colore della pelle … dovrebbe saperlo, o sforzarsi di impararlo.
Le sue parole comunque sono un amalgama decisamente indigesto di  razzismo, vittimismo, protagonismo… in un’intervista  senza una parola di  gratitudine, di  gentilezza, di affezione… per l’Italia che ha accolto i  suoi  genitori e la sua famiglia tutta,  in cui lei è nata e che dovrebbe sentire propria, dove ha potuto esprimere il suo talento, dove ha avuto fama e ricchezza.

C’è chi ha avuto ben altra sorte e vive veramente oppresso dal razzismo, dalle privazioni, dalle malattie, dalle guerre… inascoltato e abbandonato. E non occorre andare neppure tanto lontano.

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Una risposta

  1. Il vittimismo improprio
    Che vi sia un razzismo strisciante e sottotraccia o clamorosamente ostentato, specie in alcune aree geografiche italiane, da parte di gente rozza ed incolta è inconfutabile.
    Che si lamenti la Egonu inopportunamente è altrettanto incontestabile.
    La Egonu infatti è nata in Veneto, a Cittadella, figlia di genitori di nazionalità nigeriana, ed è cittadina italiana a tutti gli effetti.
    Ha pertanto tutto per essere perfettamente integrata, realizzata come atleta e come persona.
    Senza contare che si è arricchita a dismisura avendo ricavato bei soldoni dalla sua attività di pallavolista prima in Italia e poi in Turchia, potendo anche arrotondare con il ruolo di conduttrice di programmi TV o con le ben remunerate ospitate .
    Se si fosse limitata a stigmatizzare il razzismo in generale sarebbe stata plausibile e credibile.
    Ma ha voluto assumere i panni della vittima pur non essendola.
    Quanto ai sacrifici che ha fatto per emergere a livello nazionale ed internazionale come pallavolista bisognerebbe ricordarle che ci sono quelli che lavorano in fonderia, i pendolari che devono raggiungere il posto di lavoro con treno od altri mezzi pubblici facendo levatacce e rientrando a casa a tarda sera.
    Quasi sempre prendendo quattro soldi , spesso insufficienti per arrivare a fine mese.
    Poi ci sono i disoccupati ed i lavoratori precari che non possono mettere su famiglia e costruire il proprio futuro.
    Ed allora la smetta di sputare nel piatto in cui mangia .

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