Pacchioni come verranno tutelati i lavoratori nella fase di incorporazione di META in HERA?
Nei giorni scorsi il Comune di Modena e i sindacati confederali hanno siglato un accordo in municipio con cui è stato istituito un tavolo di confronto sempre aperto sul processo di fusione della multiutility Meta in Hera. In questa fase, infatti, il comune ha garantito che intende proseguire nel dialogo aperto all’inizio dell’anno con i sindacati così da seguire le fasi di aggregazione e riorganizzazione della società sul territorio facilitando il confronto tra Cisl, Cgil e Uil e i nuovi vertici aziendali. Accordi di tutela e salvaguardia dei lavoratori ci sono già ora il nostro obiettivo è quello di tenere alta l’attenzione in questa fase così delicata.
Questa scelta riuscirà a garantire i territori modenesi e la qualità delle relazioni sindacali?
I soci pubblici di Meta conferiranno le azioni ad una società veicolo che avrà il compito di garantire una partecipazione più razionale e coordinata delle proprietà pubbliche modenesi nell’assetto della nuova società. Nelle ultime settimane eravamo molto preoccupati perché non sapevamo chi dovesse subentrare poi però la situazione si è chiarita. Giovedì scorso è stato presentato il nuovo amministratore il dott. Gaparetto che proviene dalla struttura operativa territoriale (SOT) di Ferrara. Hera infatti è una holding con diverse strutture territoriali.
Quale è la differenza tra Meta e Hera dal punto di vista strutturale?
Meta è la multiutility modenese quotata in borsa, e copre un pezzo della provincia di Modena, i comuni limitrofi e gran parte dei paesi dell’Appennino. E’ nata dalla fusione tra la vecchia AMCM, la veccia municipalizzata del comune di Modena, e dalla AMIU. Hera, invece, è anche essa una multiutility quotata in borsa, che ha portato negli ultimi anni un processo di incorporazione di tutte le multiutility della Romagna e di Ferrara. In questo momento HERA rappresenta Bologna, Ferrara e tutta la Romagna. META è stata acquisita per incorporazione da HERA, e dal 1° gennaio diventerà una società operativa territoriale cambiando anche il nome in HERA Modena.
Ed ora parliamo del disegno di legge in materia previdenziale, e delle misure di sostegno alla previdenza complementare : a che punto sta la bozza concordata con il Ministro del Welfare Maroni?
Una delle deleghe rispetto alla Riforma, che prevede il “gradone” dal 1° gennaio 2008, era quella relativa all’utilizzo del trattamento di fine rapporto sulla previdenza a supporto della previdenza supplementare. Con il Ministro del Welfare Maroni abbiamo concordato una bozza di decreto che è stata condivisa da ben 21 associazioni sindacali ed imprenditoriali. Con lo stesso Ministro abbiamo raggiunto un accordo sulla bozza di decreto che però ancora oggi non è stata varata dal Consiglio dei Ministri. Per questo motivo noi intendiamo sollecitare il Ministro affinché il decreto venga approvato, anche se Maroni sta avendo un duro scontro su questo piano con il Presidente del Consiglio Berlusconi. Le ragioni del dissidio stanno nel fatto che in questa bozza di decreto si privilegia la previdenza complementare, che deriva dalla contrattazione nazionale, ed il rapporto tra le parti rispetto, invece, alle polizze assicurative individuali. E’ ovvio che il mondo delle assicurazioni sta esercitando un forte pressing perché la proprietà per loro è molto interessante. Noi riteniamo che l’accordo raggiunto con il Ministro sia un accordo giusto, poiché si privilegia la previdenza individuale anche come elemento di maggior garanzia nei confronti del lavoratore. E’ chiaro che la previdenza contrattata tra le associazioni dei datori di lavoro e le organizzazioni sindacali, da un punto di vista della garanzia della gestione economica, è diversa rispetto ad una assicurazione individuale, soprattutto per i costi di gestione. Vi è infatti una differenza spropositata tra una previdenza complementare contrattuale e un gestione diretta assicurativa.
La crisi economica del paese quanto pensa sui rapporti di lavoro ? Che conseguenze sta provocando?
Quotidianamente abbiamo a che fare con cessazioni di rapporti di lavoro. Un incremento legato a doppio filo alla crisi economica che attanaglia il paese ormai da tempo. Nel 2004 il saldo avviamento cessazioni, pur rimanendo positivo, è stato il più basso degli ultimi nove anni. Un altro dato importante che lascia spazio a numerose riflessioni, è la riduzione della mobilità da azienda ad azienda. In passato infatti per migliorare la propria condizione economica si cambiava lavoro andando in una azienda che proponeva condizioni di lavoro e di guadagno più vantaggiose, oggi nessuno ha più il coraggio di rischiare. Si preferisce guadagnare meno ma mantenere un lavoro sicuro.
I lavoratori immigrati extra UE sono in continuo aumento. Un nuovo assunto su quattro è straniero. Un dato questo che non può essere ignorato quando si parla di politiche sociali.
A Modena il numero di persone che vorrebbe regolarizzarsi e il numero di posti che vengono messi a disposizione per la regolarizzazione è sproporzionato. Abbiamo decine di migliaia di lavoratori che potrebbero essere messi in regola, a fronte delle limitate richieste delle aziende e dei posti di lavoro messi a disposizione. Da qui si evince che ci s trova davanti ad un mercato del lavoro comunque che ancora necessità, nonostante la situazione di crisi, di lavoratori extracomunitari.
Le richieste sono concentrate soprattutto nel settore agricolo?
Non direi solo nel settore agricolo, ma anche nell’edilizia dove ormai il 50% dell’occupazione è dato da lavoratori extracomunitari. Vi sono poi una serie di attività nell’ambito della metalmeccanica e della chimica, in cui la maggioranza dei lavoratori proviene da paesi Extra UE.
Questa considerevole mole di richieste di lavoro porta inevitabilmente i cittadini extracomunitari a rimanere preda del racket del lavoro nero, non conoscendo la normativa italiana sul lavoro ed a tutela dei diritti dei lavoratori.
Certo, questo purtroppo è vero. La situazione è ancora più grave se consideriamo che la manodopera extra contratto non può godere di una adeguata tutela a favore di cittadini stranieri, entrati nel nostro paese clandestinamente, perché rischierebbero l’espulsione immediata.