La parola d’ordine era ‘alternativa’: contro la vecchia politica della balena bianca, la Dc con i partiti del centro laico, contro il Pci del compromesso storico di Enrico Berlinguer, contro il Vaticano nella stagione del divorzio, dell’aborto, del femminismo, delle libertà civili. Si voleva una alternativa alla società capitalista del profitto e dello sfruttamento, del nord contro il sud del mondo e invece, l’11 marzo, l’uccisione a Bologna di Francesco Lorusso, ad opera di un carabiniere, durante uno scontro, fece capire come il sangue avrebbe caratterizzato gli anni successivi. Altrettanto grave fu la risposta data dal Pci alla grande manifestazione pacifica che portò a Bologna per tre giorni oltre 100.000 giovani. Il maggiore partito dell’opposizione stava chiuso nelle sezioni con i suoi militanti, giunti da tutta la regione, per paura di essere attaccato, incapace di comprendere e di dialogare . Ma come può una sinistra progressista esserlo senza i giovani? I quali, da allora, non furono più la classe sociale protagonista, ma presero mille strade, tutte altre, mondi generazionali a sé, in gran parte addomesticati dal mercato, comunque marginali. Lo stesso fenomeno rivoluzionario delle radio libere diventerà gradualmente business e omologazione: mille radio, tutte con la stessa musica, anch’essa mercato, tolte poche eccezioni (Buon 40° compleanno, Radio Antenna 1 rockstation di Fiorano).
Quest’anno è contestualmente il 25° anniversario di Mani Pulite, cartina tornasole di come l’alternativa fosse fallita e il marcio avesse colpito gangli vitali dello stato per diventare sistema; come la politica fosse riuscita a liberarsi dei giovani. Se la P2 aveva scoperchiato un mondo affarista e golpista, in campo per riportare la paura e la richiesta d’ordine, se la stagione dell’estremismo di destra (stragista) e di sinistra (contro gli uomini del dialogo) aveva evidenziato quanto fossa ritenuta debole la base democratica dell’Italia, le gesta di Di Pietro e degli altri magistrati accertarono il saccheggio, le ruberie, le cupole e soprattutto dimostrarono quanto nessuna parte politica ne fosse esente e dire questo non significa fare di ogni erba un fascio.
Domenica scorsa forse si è consumata l’ennesima scissione della sinistra; forse invece ci sarà un recupero dell’ultima ora e il Pd continuerà ad essere una casa dove volano stracci e si sentono strepiti ad ogni ora. In ogni caso mi sento orfano di quell’alternativa auspicata e cercata nel 1977; siamo giunti anzi alla conclusione opposta: come le mille radio, anche i mille partiti alla fin fine suonano la stessa musica e non a caso il Pd riesce ad allearsi con Forza Italia o con i partiti del centro destra non estremi.
Io resto convinto che l’Italia ha bisogno di un’alternativa, di obiettivi e di metodo, altrimenti, se non è zuppa è pan bagnato.