La ViceSindaco di Bologna, Adriana Scaramuzzino, ha rilasciato nel corso di una recente intervista ad un noto quotidiano questa dichiarazione: “”Mi rattrista vedere, ad esempio il sabato pomeriggio, tante persone a passeggio davanti a negozi pieni di tutto. E mi rattrista molto la differenza tra chi può comprare e chi no””. Io, cara Vice GIP, la tristezza vera l’ho vista negli occhi dei clienti ai mercati rionali della Bulgaria, della Romania e dell’Urss, nei primi anni ’70: la medesima tristezza era riflessa negli occhi dei poveri mercanti, i piedi fasciati di stracci, che esibivano sui banchetti quattro patate e due cipolle. D’estate, quando le mucche salivano ai pascoli alti del monte Vitocka, a Sofia veniva a mancare pure il latte.La maggior parte degli operai che uscivano la sera dalle fabbriche li vedevi entrare in lunghe file nei grandi bagni pubblici in centro a Sofia, a lavarsi, perchè nelle proprie case non avevano né il bagno né l’acqua calda. Quella era la vera tristezza! Quella che Lei esprime oggi, Sindaco, è teatralità. Voler far credere all’opinione pubblica che in una città come Bologna vi siano fascie di indigenti è indegno della carica che ricopre. Lo sanno tutti, anche i senzatetto per scelta, anche i clandestini, che nelle nostre città non si patisce certo la fame: è scritto a chiare lettere con tanto di mappa su PIAZZA GRANDE, il giornale degli homeless bolognesi. La mappa spiega e indica i 46 luoghi in città ove poter pranzare e cenare, lavarsi, dormire, cambiarsi d’abito, trovare assistenza legale, curarsi e, buon ultimo, lavorare. Se Lei, Sindaco, ravvisa la disgregazione sociale della città nella disequità di possibilità della spesa individuale dei cittadini, allora equiparo le sue opinioni alle poco credibili parole dell’ispettore Onu che giorni fa, visitando il CPT di Modena, confessava alle TV modenesi di provare una sensazione di “”tristezza””. Teatranti, siamo arcistufi delle Vostre svergognate recite. Dimettetevi.
