Prodi ci porterà fuori dal dissesto economico in cui ci ha lasciato il governo Berlusconi,

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Matteo Richetti, consigliere della Margherita in Regione e coordinatore provinciale, analizza con noi la recente tornata elettorale che ha portato al Governo Prodi. E fa il punto anche sul referendum che si avvicina.

Matteo Richetti, consigliere della Margherita in Regione e coordinatore provinciale,  analizza con noi la recente tornata elettorale che ha portato al Governo Prodi. E fa il punto anche sul referendum che si avvicina.

 

Sulla carta c’è da aspettarsi un governo Prodi per 5 anni. Dal suo punto di vista quale insidia in grado di farlo cadere teme maggiormente

 

Io sono convinto che il Governo Prodi durerà per l’intera legislatura. Questi primi cento giorni hanno dimostrato, al di là dei proclami, che l’anima moderata e riformista della coalizione, che ne costituisce il perno, è in grado di far fronte ad un programma rigoroso che è quello che serve all’Italia per rilanciarsi. E’ chiaro che esiste un pressing da parte della  sinistra radicale che tende a enunciare strappi o forzature rispetto al programma di Governo. Ma credo che siano, appunto, proclami che trovano piu’ spazio sui giornali che all’interno dell’esecutivo.

 

Questo paese ha bisogno di riprendere a crescere economicamente, ma le troppe lacerazioni politiche lo frenano. State pensando ad una medicina ad un rimedio che non sia propaganda o per il momento la guarigione è ancora lontana?

 

Io credo che nominare Ministro dell’Economia una figura di grande autorevolezza come Padoa Schioppa, coadiuvata da un viceministro come Roberto Pinza di cui tutti conosciamo la concretezza e la competenza, sia un modo sicuro per evitare rimedi che siano solo propaganda. Nonostante i conti allarmanti, la stessa autorevole presenza del presidente Prodi è in grado di far riaprire in Europa tutte le partite, di trattare con Bruxelles un sistema di interventi seri e credibili che ci porteranno fuori dal dissesto economico in cui ci ha lasciato il governo Berlusconi,

 

Montezemolo all’assise della Confindustria, ha mosso diversi rilievi alla politica italiana troppo invasiva e troppo costosa. Concorda? Quali soluzioni drastiche le sembrano possibili?

 

Il problema credo siano due: la riduzione dei costo e dei privilegi economici e non, spesso ingiustificati, di cui gode la classe politica e la necessità di semplificare gli organismi e gli enti di seconda e terza nomina. Credo che, come ho sottolineato in un recente intervento, si debba andare verso la semplificazione degli Enti, soprattutto quelle che oggi hanno competenze di indirizzo e gestione non solo per problemi di costo ma anche per favorire efficienza e semplificazione delle pratiche burocratiche. E’ un problema che, senza propagandismo di maniera ( visto che certo Berlusconi non si è distinto per aver efficientato l’apparato pubblico )  ci si deve porre.


 L’eredità della prima repubblica se la sono spartita anche uomini di Berlusconi  e Prodi non appartenenti alla classica militanza di partito. La terza repubblica a quale      classe dirigente verrà consegnata visto che il “vivaio”  invecchia?

 

Berlusconi e Prodi sono lì a dimostrare che, se i partiti non si rinnovano, le leadership vengono ricercate al di fuori di chi compie un percorso di formazione politica pura. Il passaggio dalla prima alla seconda repubblica non ha risolto, a mio giudizio, la capacità dei partiti di rilanciarsi come interlocutori della società civile. E’ indubbia l’importanza della rappresentanza dei partiti nei sistemi democratici, ma sarà necessario compiere uno sforzo ulteriore per riformare l’attuale sistema partitico e per realizzare nuovi soggetti in grado davvero di svecchiare la classe politica e dare voce alle nuove rappresentanze.

 

Il Referendum non sarà solo una chiamata alle urne per la riforma della Costituzione, ma anche una sorta di tempi supplementari alle recenti elezioni politiche. Ovvero: quando la politica degenera in danno al paese. C’è qualche rimedio?

 

Il rimedio appunto è quello che i partiti, la politica fac
ciano uno sforzo per ritrovare, come dicevo, piena  rappresentanza nella società civile e quindi autorevolezza. La deriva populistica di un certo berlusconismo sta dimostrando i suoi effetti deleteri: con l’ uso del referendum per consolidare una strategia di delegittimazione del risultato politico che nulla ha a che fare con il contenuto stesso del quesito referendario.

 

Pensa che l’elettorato italiano abbia informazioni sufficienti per valutare gli articoli che hanno riformato la costituzione e ora materia di referendum

 

Nonostante la complessità della materia il popolo italiano ha dimostrato in piu’ occasioni di essere maturo anche per affrontare argomenti complessi. A patto che si faccia  appunto informazione e non propaganda…

 

Cosa succederà se vinceranno i sì? E i no?

 

Essendo un referendum confermativo, se vinceranno i si, verrà approvata la riforma varata dal centro-destra che detto in sintesi tende a ridurre il potere degli organismi di garanzia, il Presidente della Repubblica infatti verrà indebolito nelle sue funzioni di garante; il Parlamento sarà condizionato dal premier che avrà il potere di scioglimento delle Camere;   la Corte Costituzionale viene modificata nella sua composizione aumentando a sette su quindici i giudici di nomina politica. Infine la sanità, l’istruzione e la sicurezza non saranno più uguali per tutti gli italiani. Si verrebbe a legittimare, insomma, una sorta di monarchia repubblicana: non mi sembra questo il modello d’Italia che guarda all’Europa e al futuro.

 

 

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