Prima o poi, i nodi, vengono al pettine

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""L’enfant prodige della politica italiana, al secolo Matteo Renzi, ieri ha dichiarato - La situazione è difficile, ma non è tempo per una soluzione militare-. Sarà pur bravo a beffarsi di Berlusconi e Alfano, ma che sia un fenomeno anche in politica estera (guerra e guerriglia),  è ancora tutto da dimostrare""

In un editoriale precedente (Il nemico alle porte, Bice n.432-95 , 2 settembre 2014), avevamo lanciato un segnale negativo sulla situazione che si era creata in Libia, dopo la caduta del defunto dittatore Mu’ammar Gheddafi. Ora, come scritto nel titolo, ci troviamo ben oltre a quanto  detto in precedenza. Eppure, nonostante la situazione sia enormemente peggiorata dal nostro passato articolo, le cancellerie europee non hanno ancora chiaro la visone di ciò che sa da fare. O meglio: lo sanno, ma qualsiasi cosa abbiano in mente di fare,  vuol dire sconfessare ciò che è stato fatto dal 2011, quando Francia, Inghilterra e Usa decisero che era giunto il momento di cacciare il brutale dittatore per liberare il  popolo da lui oppresso. Sia pur contro voglia, alle tre  nazioni sopra citate, si aggiunse anche l’Italia che, guarda caso, aveva più da perderci che da guadagnarci. In primis, perché le altre nazioni della coalizione volevano mettere anche loro le mani sui ricchi giacimenti di gas e petrolio a scapito delle nostre aziende che avevano un canale privilegiato. In seconda battuta, perché la dissoluzione dell’ordine costituito avrebbe agevolato i trafficanti di esseri umani che fanno la spola tra le sabbiose rive libiche e quelle italiane. Così, nonostante i precedenti non proprio incoraggianti (vedi la Somalia e soprattutto l’Iraq), le diplomazie europee e Usa hanno dato il peggio di loro stesse. Ora, in maniera tardiva, si cerca di correre ai ripari. Come, non è ancora dato sapere. Forse aspettiamo  sia l’ONU, a metterci la cosiddetta toppa?

Naturalmente,  viene taciuto che non sono quattro blindati e un pugno di uomini di varie nazionalità che possono riprendere il controllo della Libia. Specialmente adesso che fra le varie fazioni, che si erano unite per scacciare la famiglia Gheddafi, c’è anche una forte presenza di miliziani che si rifanno all’ideologia all’Isis.

L’enfant prodige della politica italiana, al secolo Matteo Renzi, ieri ha dichiarato – La situazione è difficile, ma non è tempo per una soluzione militare -. Inoltre, ha calato  un briscolone, come se stesse giocando a carte all’oratorio – La proposta è di aspettare il consiglio di sicurezza Onu. La forza dell’Onu è decisamente superiore alle milizie radicali -.

Matteo sarà pur bravo a beffarsi di Berlusconi e Alfano, ma che sia un fenomeno anche in politica estera (guerra e guerriglia),  è ancora tutto da dimostrare. Alla luce di quanto sopra detto, nella telefonata  che Renzi  ha fatto al presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, dovrebbe aver suggerito di buttare sui miliziani dell’Isis, dagli F-16, dei bigliettini su cui era scritto – Parliamo di pace -, anziché esplosivo. Vi immaginate quanto deve essere stato comico, il colloquio? Infatti, a differenza dei nostrani pacifisti, che tutt’ora continuano a dire che la pace passa attraverso il dialogo, gli egiziani sanno benissimo che non si può trattare con persone che mandano donne e bambini imbottiti di esplosivo a farsi esplodere, per imporre la loro religione. Quale soluzione? Molti, specialmente i giovani, hanno dimenticato cosa successe nel 1975, in un piccolo paese di nome Cambogia. Qui, in nome di una fanatica ideologia politica, i morti furono 2.000.000.

Apro una parentesi: molti di quelli che attualmente sono nel Pd e che siedono in parlamento, sono figli o nipoti di quelli che nel ‘68 gridavano slogan contro gli americani e inneggiavano ai vari eserciti di liberazione di Cambogia, Laos e Vietnam, anche se nelle due ultime nazioni citate, non si conosce ancora il numero ufficiale dei morti.  Immaginate cosa può fare il fanatismo religioso! Storie vecchie, dirà qualcuno. Purtroppo, però, spesso il passato, con i suoi orrori, ritorna! Forse, è  meglio intervenire subito e “cavarsela” con un migliaio di morti, anche se è terribile, da dire.

Riflettete.

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