Nell’ultima settimana, dopo la presa di posizione di Matteo Renzi di ritirare i propri rappresentanti dal governo pecetta di Giuseppi, si è avuto un aumento di farmaci contro l’ansia e la depressione. A usufruirne sembra siano stati tanti parlamentari che, con lo spettro di tornare a fare un lavoro che li riporterebbe a una dichiarazione dei redditi imbarazzante in confronto all’attuale bengodi di cui stanno usufruendo, sono messi in uno stato penoso. Molti di loro stanno cercando in questo periodo di trovare un piano B per recuperare uno straccio d’impiego nel grande ventre dell’amministrazione statale. Degna eredità della prima Repubblica. Tanti, sono gli ex deputati famosi, che ritroviamo con incarichi più o meno importanti. Naturalmente, come direbbe una penna molto più prestigiosa della mia, quello scritto sopra è del tutto “fatuale”. Rimane comunque sul tavolo che la mossa del Matteo toscano ha scoperchiato, metaforicamente, il vaso di Pandora. Non sono in grado di dire quanto sia sincero nelle motivazioni, ma certo è che non è difficile dargli ragione su alcuni punti. Questo governo è il peggio del peggio che ci poteva capitare (il centro destra avrebbe fatto ben meno danni). Dai banchi per la scuola, al mancato piano per i trasporti pubblici, ai vari bonus (alcuni infinitamente inutili… penso ai monopattini), alla spaccatura sul Mes sanitario, ai ritardi sulla preparazione di un piano serio per le vaccinazioni, al ministro della salute che nel momento di tregua della pandemia scriveva un libro invece di prepararsi alla seconda ondata, al piano d’investimento del Recovery plan e via dicendo. In tal modo lo spettacolo sul palcoscenico della politica, non è dei più apprezzabili. Basta vedere cosa sta accadendo al Senato dopo che Italia Viva ha abbandonato il governo. Per metterci una tacca, gli aggettivi riguardanti gli eventuali “aiutini” si sono sprecati: costruttori, responsabili, e anche, voltagabbana. Personalmente credo che il più azzeccato sia “tengo famiglia”. Per non parlare della sudditanza della classe del proletariato, che ancora vota il PD, verso la dirigenza che ha il dente avvelenato con il rottamatore etrusco. In effetti, come dargli torto? Per usare un termine coniato dal grande scrittore Giovannino Guareschi, riferito ai comunisti trina ricciuti, Zingaretti dovrebbe dire: – Contro ordine, compagni, diamo contro la bieca reazione -. Conseguentemente, la pattuglia renziana, eletta sotto il simbolo trasformista di falce e martello, sarebbe finita come spesso è avvenuto nel passato, se andava bene al gabbio (leggesi gulac), come deviazionista del pensiero unico. Ora, siamo onesti e non crediamo che sia così facile mandare a casa questa compagine governativa. Non è certo solo il timore delle elezioni anticipate, con relativa bocciatura dell’attuale esecutivo, il prepensionamento o la fila presso gli uffici di collocamento per i più sprovveduti di loro, ma lo spauracchio vero delle segreterie di questi partiti è la futura Presidenza della Repubblica. V’immaginate se il candidato del centro destra, come si paventa, diventasse Silvio Berlusconi? Apriti cielo! Questo comporterebbe uno sconquasso dai risvolti isterici. Tornando al boy scout, proveniente dall’oratorio, che stava già sulle p…. ai vecchi compagni come del resto tutti quelli che l’hanno seguito e appoggiato, rischia grosso. Ricordo anche l’altro Matteo: il Richetti emiliano, compagno di strada del rottamatore quando nelle regionali del 2010 sbaragliò i compagni della sua lista classificandosi primo degli eletti. Allora, lavoravo in un giornale di Modena e rimembro bene nelle varie interviste ai politici sinistroidi come, quanto accaduto, gli rodesse. Comunque vada la votazione di martedì, resta che è sempre attuale la frase: – Ogni Nazione ha il governo che si merita -.