Pratibha Patil, la Prima donna d’India

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Il colosso asiatico non smette di sorprendere, per la prima volta nella sua storia il più popoloso paese democratico del mondo ha eletto un presidente donna.

Sembra l’icona dell’India che si evolve ma che al contempo rimane immutabile. Piccola e minuta, avvolta nel suo sari dai colori sgargianti, Pratibha Patil ha però lo sguardo fiero di un vero guerriero della sua terra. L’India, seconda nazione più popolosa della terra, ha optato per la settantaduenne governatrice del Rajastan, regione indiana nella quale la popolazione si è riversata nelle strade per festeggiarla. La Patil sostenuta dalla coalizione di governo che comprende il potente partito del Congresso fondato dal Mahatma Gandhi, è un tangibile segno che le cose stanno cambiando in una nazione divisa tra arretratezza ed una evoluzione economica e sociale che sembra essere ormai inarrestabile.

In particolare, la condizione delle donne nel subcontinente indiano rimane tragicamente relegata ad uno status di inferiorità, le donne infatti sono spesso considerate un peso per la la famiglia che deve provvedere ad una ricca dote per il matrimonio così come forte rimane la disparità nel mondo universitario e lavorativo.La neopresidente ha surclassato il suo rivale Sing Shekavat che è attualmente vicepresiedente, con ben 2900 voti contro 1400, il collegio elettorale è infatti rappresentato dai 776 membri del parlamento nazionale e dai 4120 deputati dei diversi Stati che compongono la repubblica federale. La votazione si è svolta lo scorso giovedì ma lo spoglio definitivo vi è stato nella capitale solo sabato.

L’elezione a capo di stato indiano per la prima di una volta di una donna è sicuramente merito di un’altra donna, Sonia Gandhi vedova di Rajiv e da anni alla guida del partito del Congresso. Proprio Sonia Gandhi che è nuora di Indira (che fu per la prima volta primo ministro donna in India) ha rifiutato l’investitura del suo partito alle elezioni presidenziali, diventando però vera regista dell’elezione della Patil

L’India con un presidente donna conferma e rinnova ulteriormente la sua lunga tradizione di liberalità, il colosso asiatico a maggioranza indusista si ritrova oggi infatti con un presidente uscente musulmano, un primo ministro sikh ed il capo del partito di maggioranza relativa italiana e donna.

Pratibha Patil ha una solida carriera politica alle sue spalle, studi universitari in istituzioni presigiosi ed anche un passato da giocatrice di tennis da tavolo, è sposata da più di 40 anni con un Devisingh Ransingh Shekhawat, insegnate ed ex deputato

L’impegno politico della neopresidente iniziò a soli 27 anni, dopo soli 5 anni divenne viceministro dell’educazione e poi sedette sullo scranno più alto dei dicasteri del turismo e del welfare. L’impegno si rinnovò nel 2004 quando divenne la prima donna a  governare il Rajastan Sull’elezione del primo presidente donna non mancano però le inevitabili polemiche da parte degli avversari politici. La Platil infatti fu tra le fondatrici di una “Banca delle donne” fallita nel 2003 per i troppi crediti inesigibili, il crack di quell’istituto di credito era seguito a vicende scandalose come ad esempio gli ingenti prestiti finiti non nelle tasche delle donne povere ma bensì nelle casse del fratello e dei familiari della Patil.

Questo fratello scapestrato era stato ulteriormente oggetto di scandalo per la neopresidente quando ella avrebbe fatto insabbiare le indagini su un omicidio da lui compiuto. Altre aspre critiche sono venute dai partiti avversari che la hanno accusata di scarsa laicità in seguito e pesanti gaffes come quella di aver detto che il sari delle donne indiane sarebbe stato usato per secoli per“proteggersi” dai musulmani che non le rispettano, oppure di aver avuto una premonizione divina della sua vittoria da parte di un guro defunto

Che piaccia o meno, Pratibha Patil  rappresenta lo spirito dell’India: una nazione dove paradossalmente i tanti contrasti etnici e storici sembrano suonare come un’armonia, dove tecnologie ed antiche credenze si compenetrano e  lo sviluppo economico e la povertà atavica sembrano destinati a coesistere ancora a lungo.

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