Che calda estate! Chi ha potuto è andato al mare, in montagna o al lago in cerca di refrigerio e trovandone assai poco, viste le alte temperature. Tutti gli altri hanno cercato di sopravvivere boccheggiando come pesci fuor d’acqua. Aria condizionata al massimo, frullati di irascibilità pura a colazione e nervi a fior di pelle a merenda. Questo il nostro vivere quotidiano. Eppure ci sono due categorie italiane che hanno sofferto più degli altri; no, non sono gli operai delle fonderie, ne quelli della Fiat, non sono neppure i muratori o i carpentieri. Sono i politici ed i calciatori. Minimo comun denominatore: i soldi. Proviamo a recuperare le fila di quanto accaduto e a collegare gli elementi.
Ci siamo lasciati a fine luglio con una manovrina accolta con furore in tutta Europa perché avrebbe messo al sicuro i nostri conti. Tale era la felicità che l’Euro ha eliminato i centesimi, Sarkozy ha gettato Carla dal balcone, come i piatti vecchi a capodanno, e la Merkel ha appeso i mutandoni di lana nel Reichstag. 10 giorni dopo tutto già puzzava di stantio! L’attacco speculativo affossava i nostri indici azionari costringendo i nostri politicanti a dismettere i costumi da bagno (detto fra noi, francamente imbarazzanti) per reindossare i costumi da supereroi. Per questo non ci sono state code in autostrada! La fila si era spostata nell’unica cabina telefonica in grado di far indossare tutine blu e mantelli rossi ai nostri amministratori…ecco cosa distingue operai e politici…non lo stipendio o l’indennità. Diamine, il mantello è l’unico discrimine.
Bene, i nostri eroi hanno varato una manovra da 45 Milioni di Euro. In cosa consiste? Non si sa. Oggi tagliano questo ramo, domani taglieranno l’altro, dopo domani poteranno l’intera pianta e intanto è il tronco ad essere marcio. L’unica cosa chiara sembra essere la cifra. La potatura dovrà mantenere invariato il saldo: da quei 45 Milioni non si scenderà. Inutile dire su chi peseranno: dipendenti statali e privati; non certo sui ricconi, in fila nelle banche svizzere non più per aprire conti correnti ma per ottenere cassettine di sicurezza, più discrete e più utili per nascondere denaro tassabile.
Denaro, dobloni, talleri, sesterzi, dollari o euri (al diavolo chi nega il plurale di euro) ci portano alla seconda categorie di affaticati e sottopagati lavoratori: i calciatori di serie A. La prima giornata di campionato non si giocherà perché, udite udite, quegli omarini pagati per correre come cani dietro a delle palle sciopereranno. Sì, signori, i vostri Fido non vi riporteranno più l’osso. Le ragioni sono due: protestare contro la possibilità di essere messi fuori rosa, quindi non giocare, e non pagare il contributo di solidarietà. Quando si guadagnano decine di migliaia di euro arrivare alla fine del mese è complesso?! Si tratta di uno sciopero anacronistico, previsto in un momento storico sbagliato, studiato dimostrando che il sillogismo calciatore-ignoranza è più vero di quanto potesse apparire.
Come uscire da questo cul de sac? Diamo a calciatori e politici delle veline, loro agognato pane quotidiano, eliminiamo la possibilità per le società di calcio di mettere indiscriminatamente fuori squadra i propri giocatori e, nel puro rispetto della regola transitiva e del principio di Lavoisier secondo il quale “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto cambia forma”, dateci la possibilità di mettere fuori rosa i politici!