Politica e… virtù: cercasi

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La politica resa migliore dall’uomo è un percorso credibile o è un' utopia? Come si può vincere oggi l’attuale degrado politico divenuto la reale antipolitica?


Risalgono ai tempi di Platone, vale a dire a 25 secoli  or sono, le molteplici e profonde argomentazioni che ruotavano attorno a “la politica”  individuata come  “virtù” chiamata a guidare le  altre discipline dell’uomo .

Fin da quei tempi si sosteneva con logica che la virtù politica non era una prerogativa appartenente solo ad alcuni, come invece accade per esempio negli individui dotati di spiccate virtù artistiche o scientifiche, ma si trattava di una virtù particolare della quale erano dotati tutti i cittadini: quindi un bagaglio originario che portava con se anche chi avrebbe fatto politica e chi ci avrebbe governato.

Tuttavia nonostante le dotte disquisizioni e gli studi approfonditi fatti sull’argomento in tutti questi secoli, il problema del rapporto tra politica e virtù in pratica  non si ancora risolto. Probabilmente ciò è dovuto oltre al fatto che non è facile essere virtuosi nel privato diventa particolarmente difficile poi esercitarlo in politica  perché la pratica politica soffre  di una sua stretta vicinanza con tanti disvalori particolarmente cari al genere umano.

Vediamo intanto, in estrema sintesi, le principali teorie avanzate,nel corso degli anni, frutto del pensiero umano dell’occidente

Nel cristianesimo, rispetto alla visione dei “filosofi classici”, la situazione cambia: permane ancora questa nozione di bene, ma fondamentalmente la politica è funzionale a un bene più alto.

C’è quindi un ordine superiore che definisce la politica.

La città dell’uomo sia ad immagine e somiglianza della città di Dio:

È l’idea della politica come servizio e come tale appartiene alla dottrina dei “mandati”. Dio cioè dà ad ogni uomo la propria vocazione e al politico il suo mandato, che consiste nel rendere buona la città.

Quindi l’esercizio del potere  inteso come servizio al bene è cosa buona e virtuosa!

Fu poi il realismo di Nicolò Machiavelli ad abbandonare questa visione spirituale affidando alla politica” una sua virtù a parte, autonoma.

Nella modernità diventa più esplicito che cioè la politica è anche una tecnica o arte del governo.

Le doti del principe, che ben emergono da questo quadro, sono chiamate da Machiavelli «virtù». Ovviamente la virtù politica del Machiavelli non ha nulla a che vedere con la virtù in senso cristiano.

Cambia allora tutta la struttura della virtù politica

Nel modello antico infatti la virtù si formulava così: se tu non agisci bene si dissolve lo Stato.

Nel cristianesimo la virtù del principe deve il suo mandato a Dio che lo punirà se non lo eseguirà come è stato richiesto

Nella modernità si risponde della propria virtù politica non a Dio ma al popolo. A questo punto la divaricazione tra virtù privata e virtù politica diventa incondizionata, perché non è necessario essere intimamente virtuosi o buoni perché vi sia buona politica.

Allora la virtù per eccellenza che rimane alla politica è il rispetto della legalità. Questa è diventata la virtù politica per eccellenza.

Eppure senza l’educazione delle proprie passioni la legge tende sempre ad essere aggirata e violata.perciò  non è salvaguardata la bontà della politica.

È perciò necessaria anche una autonoma, profonda onestà intellettuale e morale costruita e consolidata da ciascuno per proprio conto. Eppure anche questo  non è sufficiente a rendere virtuoso il Principe perchè anche una buona dote di abilità e di competenza fanno virtù politica

Recentemente sia diverse scuole di pensiero sia strati  sempre più ampi di popolazione negano che la politica abbia saputo o potuto  conservato il suo ruolo di guida.

Oggi viviamo in un tempo dove la tecnica è dominante a tal punto di essere in grado di guidare e condizionare la società. E’ la tecnica che impone la sua logica e la sua legge, è la tecnica che sta detronizzando l’etica, la politica e la religione.

Con queste premesse il governo dei tecnici sembra diventare l’inevitabile sbocco che surroga un  potere politico sempre più senza autorevolezza e a fine corsa.

La tecnocrazia grazie al governo dei suoi tecnocrati persegue sue logiche che prescindono da preoccupazioni di carattere morali, da virtù e da valori. Il governo dei tecnocrati è sprovvisto di nessuna particolare virtù compresa la legittimazione elettorale.

Alla politica è necessaria quella sua specifica virtù dell’essere umano grazie alla quale è l’uomo che la rende migliore. Ma oggi le cose non stanno così e un profondo fossato separa la politica dal cittadino che avverte di essere governato da “Principi” senza virtù che brillano per le loro menzogne, per la falsificazione della verità, dei dati reali , per il tradimento sistematico delle loro solenni promesse

Ciò che poi sconcerta è la completa sottovalutazione delle conseguenze che comportano detti comportamenti quasi come se l’inganno, l’arte della menzogna mediante la seduzione dell’informazione e nella comunicazione fosse  una nuova virtù

A questo proposito vi propongo alcuni resoconti della prima Assemblea degli Eletti nelle Università e nelle Scuole, dei Giovani Responsabili territoriali del Movimento giovanile del PdL coordinati dalla deputata Annagrazia Calabria , tenutosi a Fiuggi in questi giorni.

Premetto che tutti i giovani che di questi tempi si riuniscono in nome di un loro ideale politico meritano rispetto, ammirazione, attenzione e comprensione.

Questo credo che lo si debba a prescindere dalle loro simpatie culturali o partitiche, ma a condizione che non si dimostrino smidollati  tontoloni privi di un minimo di intellettuale senso critico; incapaci di cimentarsi con una loro autonoma formulazione di pensiero  perché abbacinati da isterismo fanatico, comodo rifugio di estremismi ideologici che bruciano sul nascere tutte le fresche e positive istanze di pensiero che può suggerire la loro invidiabile giovinezza.

Che dire dunque di Annagrazia Calabria: la nuova coordinatrice nazionale della Giovane Italia, il movimento giovanile del Pdl. La sua nomina è stata decisa da Silvio Berlusconi. Da ricordare anche il ruolo, che le fu assegnato dal medesimo, come speaker del congresso fondativo del Pdl, scelta che non mancò di suscitare alcune polemiche.

Quel mitico congresso dal quale sono state scandite queste famose parole «Abbiamo mantenuto la parola data: lo Stato è tornato a fare lo Stato e gli italiani hanno capito che il governo è al loro fianco per sostenerli….dobbiamo essere orgogliosi dei risultati che abbiamo raggiunto. Abbiamo predisposto prima degli altri paesi gli strumenti per fronteggiare la crisi economica. Siamo stati i primi al mondo a proteggere i risparmi degli italiani nelle banche. Abbiamo stanziato più fondi degli altri per sostenere le famiglie, le imprese, l’economia reale.( Silvio Berlusconi, relazione al congresso fondativo del Pdl. Roma, 27 marzo 2009)

Nonostante questi poco entusiasmanti precedenti, dunque l’ex Premier a Fiuggi si esternava a 180° e quindi anche sulla necessità di cambiare nome al partito perchè (PdL) non scalda  i cuori a sufficienza! (sic!). Bisogna trovare un nome   nuovo che in parole povere sia in grado di “sedurre”, di “ingannare” un elettorato frastornato …e  questo nome dovrà così contenere le parole Libertà ed Italia…

Così si scomoda il nome della italica nazione non per ragioni di sostanza ,ma come specchietto ingannatore trattando il cittadino come un “merlo”. Si scomoda il nome Italia per “convenienza” e poco importa se poi subito dopo uello stesso partito chiede di sottoscrivere una alleanza  politica con la Lega nord che proprio da quell’Italia vuole separarsi mediante una lacerante secessione.

E’ agghiacciante che mentre l’ex premier soavemente  spiega i motivi poco nobili di quel suo disegno di cambiare nome, la loro  coordinatrice,  invece di sollevare qualche dubbio sul metodo disinvolto con il quale si motiva il cambio del nome del partito,non trovi di meglio che affermare «Silvio, tu sei il nostro leader dei moderati, noi siamo la tua squadra, il tuo popolo militante e di collaboratori…» e subito partì il coro da stadio «Silvio Silvio Silvio».

Per assonanza di idee pensando ad Annagrazia mi è rimbalzata nella mente Magda Goebbels che, a suo tempo rifugiata nel Führerbunker, come ultimo gesto della sua fede politica, dopo aver ucciso tutti i propri figli, si suicidò,

Eppure anche questi attuali minuscoli ed incruenti tasselli vengono a comporre un mosaico che raffigura  la vera “antipolitica” che ci fa inorridire o ci procura nausea…

Questa antipolitica non  la si vince, non la si placa con un nostro ideale suicidio fatto di un riflusso nel nostro privato sdegno, ma al contrario richiede  un ritrovato impegno di partecipazione e di riscoperta di una rinnovata virtù politica in grado di frammentare e polverizzare  in ogni sua parte quella che appare una preziosa cristalliera da salvaguardare.

Virtù politica cercasi: possibile che non esista e non alberghi ancora inespressa tra la moltitudine di giovani e giovanissimi che ancora non si sono cimentati in questo nobile servizio? Non credo e dunque quello che maggiormente mi spaventa sono quell’esercito di “pifferai” senza scrupoli sguinzagliati a fare proseliti…prendeteli a calci: se li meritano tutti!

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