
Forse il dispositivo non è poi così affidabile, nonostante si tratti di alta tecnologia, se non ha impedito a un uomo, sottoposto dalle autorità a questo controllo, di infliggere, indisturbato, 15 coltellate alla moglie. Certo, uno degli slogan di promozione dei predetti dispositivi è “ + braccialetti – carcere” … ma dalla galera, almeno, si deve cercare di evadere, per compiere qualche misfatto.
In una ben triste graduatoria, si contendono il primo posto i lavoratori vittime di incidenti sul lavoro e le donne vittime di omicidio. Entrambe le categorie sono soggette a una vera e propria escalation.
Gli aggettivi come inaccettabile, ingiusto, intollerabile, evitabile … si sprecano quando si parla delle “morti bianche” con esseri umani che, per guadagnarsi il pane, lavorano non sempre in condizioni di sicurezza, non sempre adeguatamente tutelati e protetti.
Per quanto riguarda lo stillicidio delle donne uccise da mariti separati che non accettano la nuova condizione, da ex partner che non si rassegnano alla fine di una relazione oppure da soggetti dei quali hanno respinto le sgradite avances … è la stessa cosa.
Un trito copione, nel quale la parola “femminicidio” è al posto di lavoratore; gli aggettivi sono gli stessi, in particolare quello che forse desta più di tutti angoscia e rammarico : evitabile.
Facendo le debite eccezioni, dovute alla fatalità, le tragedie sul lavoro scaturiscono da imprudenza, falle nella sicurezza, mancato rispetto delle norme che regolano ogni attività lavorativa; sono per questo definite “evitabili” e ciò accresce il dolore e dilania ancor più i familiari di chi ha perso la vita.
Per quanto riguarda, invece, le brutali uccisioni di mogli, fidanzate, ex compagne… oltre alla parola “evitabile” sovente si aggiunge anche che si è trattato di “una morte annunciata”, per le denunce presentate dalla donna in precedenza, per le violenze e le minacce già ampiamente a conoscenza del parentado e dei vicini…nonché per i provvedimenti disposti dall’autorità, come il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati abitualmente dalle vittime e l’obbligo di mantenere una determinata distanza, non inferiore a 500 metri, da tali luoghi e dalle vittime, con l’ausilio di dispositivi come il cosiddetto braccialetto elettronico. Un dispositivo di controllo, quest’ultimo che nel caso dell’assassinio perpetrato da Franco Panariello nei confronti dell’ex moglie, non è servito.
La tragedia è accaduta a Cerreto d’Esi (Ancona), lo scorso 14 ottobre. Panariello aveva il divieto di avvicinamento, regolato appunto dal braccialetto elettronico ma, nonostante questo, è entrato in casa, con la copia delle chiavi, ancora in suo possesso e ha inferto ben 15 coltellate alla moglie, Concetta Marruocco.
Sono in corso indagini per appurare come sia potuto accadere; le ipotesi più accreditate sono il malfunzionamento o una manomissione.
Qualunque sia il risultato delle indagini, si desume il dispositivo non sia poi così affidabile, nonostante si tratti di alta tecnologia, anche molto costosa.
Forse, anziché un braccialetto elettronico (in questo caso era indossato alla caviglia dal Panariello) si dovrebbe pensare direttamente a misure restrittive più efficaci. Certo, uno degli slogan di promozione dei predetti dispositivi è “ + braccialetti – carceri” … ma dalla galera, almeno, si deve cercare di evadere, per compiere qualche misfatto.
Una risposta
Il braccialetto elettronico
In un pianeta profondamente malato come il nostro nel quale il surriscaldamento globale dovuto ai repentini ed ormai irreversibili cambiamenti climatici causati dallo scellerato uso del territorio ,con il disboscamento e la cementificazione, e dalla immissione incontrollata in atmosfera di migliaia di miliardi di metri cubi di anidride carbonica provenienti dai fumi di milioni di insediamenti industriali, gli uomini , invece di fare il possibile per evitare che si arrivi in tempi brevi alla fine della vita sulla Terra, si ammazzano l’un l’altro.
Da decenni ormai è routine e non fa più notizia un femminicidio od una morte bianca .
Sta di fatto che ogni anno ormai si registrano almeno 150 femminicidi ( quasi 1 ogni 2 giorni ) per lo più in ambito familiare ( per mano del marito, del compagno, dei genitori o altri parenti stretti ) e circa 1300 morti sul lavoro.
Tra mattanza rosa e mattanza bianca quasi 1500 esseri umani ogni anno perdono la vita e non si sa o non si vuole fare qualcosa per far cessare questo infinito massacro di donne da parte di ex mariti o ex compagni che non hanno metabolizzato la separazione e di lavoratori per inosservanza delle più elementari norme di sicurezza sul lavoro.
Penso che il sistema punitivo penale come ho sempre sostenuto da decenni è soltanto ridicolo.
Il braccialetto elettronico per proteggere le eventuali vittime di stalker, di mariti o compagni separati secondo me è solo un business e si traduce in cospicui guadagni per le ditte produttrici di questi aggeggi sofisticatissimi , costosissimi e spesso malfunzionanti.
Ricordo che il braccialetto elettronico è uno strumento che viene applicato ad un soggetto destinatario di una misura di sicurezza o di una pena.
Il braccialetto elettronico è impiegato per il controllo a distanza di soggetti sottoposti agli arresti domiciliari o altra misura cautelare, o che si trovano in regime di semilibertà. Viene utilizzato anche come strumento di prevenzione di alcuni reati, come lo stalking e per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.
In tema di sovraffollamento ricordo che l’8 febbraio 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani, ed in particolare per aver sottoposto a trattamenti inumani e degradanti 7 carcerati detenuti nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza.
La Corte ha invitato l’Italia a formulare e mettere in atto rimedi efficaci contro il sovraffollamento delle carceri, problema strutturale che conduce a continue violazioni della Convenzione. La Corte ha, infatti, emanato la sentenza-pilota anche alla luce del crescente numero di ricorsi legati a tale fenomeno, al fine di stimolare una risoluzione rapida ed effettiva.
Ma fino ad ora il nostro Parlamento non ha posto particolare attenzione a questa problematica.
Di certo il braccialetto elettronico non può ovviare alla carenza di strutture carcerarie in Italia.
Il dispositivo rileva ogni infrazione con un allarme ed invia anche una notifica all’autorità giudiziaria.In genere, viene quasi sempre applicato a chi è sottoposto agli arresti domiciliari. In questo caso, nell’abitazione in cui sconta i domiciliari, è installato un apparecchio detto Unità di sorveglianza locale. Il dispositivo in questione capta i segnali che sono ricevuti dal braccialetto elettronico, in modo tale da accertare che il soggetto si trovi all’interno di un determinato perimetro. Se il detenuto si allontana, scatta un allarme, così come se cerca di alterarlo o di danneggiare il braccialetto.
Il braccialetto elettronico è utilizzato per prevenire reati violenti o anche lo stalking.
Per questo reato, l’art. 282 ter c.p.p. prevede la misura del divieto di avvicinamento e di astensione dal contattare telefonicamente la vittima, sia telefonicamente sia via social o email.
Affinché tale misura possa essere efficiente, deve anche prevedere l’adozione del braccialetto.
Il divieto di avvicinamento potrebbe, da solo, non essere sufficiente a tutelare la vittima da possibili violenze.
Ed è proprio quello che è successo a Cerreto d’Esi (Ancona ).