Personaggi ed interpreti

Condividi su i tuoi canali:

Molta realpolitik e un pizzico di qualcos’altro si è fatto imperversare al G8 dell’Aquila. Non è possibile tuttavia parlare già oggi di vera gloria e nemmeno del suo contrario.

Ora a luci spente e a sipario calato possiamo valutare con equilibrio cosa ha prodotto di realmente tangibile, credibile e di indubbiamente propositivo questo G8 simil a un G 14.

Un esercizio che a prima vista può sembrare snello e sbrigativo per la sua semplicità, ma che invece a ben guardare diventa una operazione irta di difficoltà  quasi insormontabili  se scambiamo o sostituiamo, come la stampa ci ha indotto a fare in tutto questo periodo, i veri  termini delle questione da raffrontare o da esaminare.

Vogliamo chiarire cosa erano chiamati a produrre i grandi della terra nel recente summit dell’Aquila?

Sicuramente non dovevano  scrivere norme o leggi vincolanti o risolutive per vincere i problemi più urgenti che affliggono il pianeta.

Più semplicemente, si fa per dire, loro compito era quello di individuare intese, linee convergenti, indirizzi e suggerimenti idonei a raggiungere soluzioni dei problemi più pressanti che ci affliggono anche se non vincolanti per nessun paese non consenziente.

Purtroppo , a dimostrazione di quanto fosse impervio il cammino, la questione clima, per esempio, ossia il problema  più urgente in assoluto da trattare perché capace di mettere in forse la sopravvivenza del nostro pianeta, andrà verificata  tra quaranta anni , ossia nel 2050.

Per quanto riguarda invece il secondo grande accordo raggiunto, ossia i  cospicui investimenti e aiuti all’Africa vale la pena rileggere uno fra i tanti commenti in proposito:

Mi dissocio dai toni trionfalistici che hanno fatto seguito all’impegno assunto dai leader del G-8 all’Aquila (…) (…) di donare 20 miliardi di dollari all’Africa nei prossimi tre anni. C’è solo da sbizzarrirsi andando a ritroso nel tempo per scoprire che è un copione già visto nei precedenti vertici internazionali, conclusisi sempre con euforiche strette di mani da vincitori e solenni promesse che puntualmente sono state in gran parte disattese. Denuncio la palese strumentalizzazione politica da parte dei leader dei Paesi del Primo mondo degli aiuti allo sviluppo al Terzo mondo come spot elettorali da monetizzare in termini di consenso interno, esibendosi in una sceneggiata in cui ciascuno di loro è consapevole della finzione mediatica. Condanno il principio dell’elemosina di Stato alle popolazioni indigenti, perché i fatti attestano incontestabilmente che ha ostacolato la loro crescita economica, le ha rese ideologicamente dipendenti, parassitarie, sfiduciate e frustrate, ha favorito il consolidamento di regimi autoritari e la diffusione della corruzione che coinvolge le stesse organizzazioni internazionali preposte istituzionalmente a combattere la fame nel mondo.

L’elemosina aiuta noi però all’Africa fa male”

 (Libero del 12/07/09 di  Magdi C. Allam

[ratings]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

In evidenza

Potrebbe interessarti anche...