Pubblichiamo le riflessioni che seguono giunte in redazione. Ci sembrano un contributo e una sollecitazione, rivolto ai commentatori, da non disperdere.
Pioggia di nome, acida di cognome…e altre storie
A dire il vero, questo grande sconosciuto commentatore si firma “pioggiacida”, gli chiedo scusa, ma il mio volontario errore è funzionale allo scopo di questo scritto.
Quando si accendono gli animi, quando non si hanno argomenti, quando le idee e i pensieri scarseggiano…oltre alle invettive gratuite, come “ pioggiacida, facci ridere” e l’attribuzione di fette di insaccati vari sugli occhi…si passa immediatamente a ingiunzioni del tipo “vogliamo sapere chi sei pioggacida “(sic) etc etc
Forse l’esercizio delle “ronde padane” ha preso un po’ la mano ai volenterosi che, per scopi così lodevoli si sono organizzati…facendoli sentire in diritto di chiedere al cittadino anche i documenti.
Questo, per fortuna, spetta alle Forze di Polizia, alle quali, come previsto dal T.U. delle Leggi di P.S., ogni persona ha il dovere di dimostrare la propria identità, fornendo i documenti appunto, ed è un reato non essere in grado di esibirli. Non entro nel merito di chi, clandestino o altro, se ne infischia altamente di questa normativa e altre ancora…si aprirebbe un altro fronte di discussione e andrei fuori tema.
Tornando alle imperiose richieste di qualificarsi, esse si ripresentano su queste pagine, come dicevo più sopra, non appena si accende la discussione, e vengono trattati temi scottanti e coinvolgenti. E’ accaduto anche a chi scrive, che, in un attacco di dabbenaggine, ha poi realmente fornito il suo primo nome…dando origine a divertenti “sfottò” facilmente collegati alla mia diciamo “ Illustre Omonima”…
Non importa.
Ciascuno è libero di divertirsi come crede, anche travalicando i limiti del buongusto.
Spiace però, e torno al tema, spiace dicevo che si esiga di sapere il nome chi apporta al dibattito le sue idee, civilmente espresse, ma solo se in aperto contrasto.
Questa ingiunzione non c’è mai invece se ci si sdilinquisce in complimenti e osanna… magari firmandosi , si fa per dire, con una sigla, un divertente nomignolo, o con una frasetta ad hoc…No, si esige il nome e cognome di chi non è d’accordo, di chi fa notare certe incongruenze, o, semplicemente, dice cose vere ma scomode…Questo non va a genio a qualcuno, sia che si critichi l’operato di un politico da fare “santo subito” per le sue doti taumaturgiche… sia che si parli, mettendole in discussione, ad esempio delle “ronde padane”.
Non capisco perché questo accada, se non per una forma mentis politica alla moda bulgara, come ebbe a dire proprio “pioggiacida”…un’idea della politica in cui gli eventuali dissenzienti devono avere un volto e un nome, per poterli, come dire, neutralizzare, tenere sotto controllo, o che altro?
Sono su posizioni politiche decisamente lontane da “pioggiacida” eppure lo rispetto, e trovo infinitamente pregnanti i suoi interventi. Mai casuali, mai all’insegna del pressappochismo, soprattutto mai offensivi. Talvolta sono state delle vere lezioni, impartite a qualche parvenu della politica.
Quanto al dover dare le proprie generalità per essere letti, o legittimati a scrivere… io sarei addirittura dell’idea che per apprezzare realmente e senza preconcetti il pensiero espresso in un commento, esso dovrebbe essere addirittura anonimo, nemmeno sotto pseudonimo. Perché accade, talvolta, di provare simpatia o antipatia per qualcuno, fosse pure un nick, e in base a quello giudicare i suoi scritti. Un errore e un’ ingiustizia questi, che fanno riempire di spropositati elogi un amicone, anche se scrive delle banalità, e stroncare vilmente chi, all’opposto, magari scrive qualcosa di buono, ma per qualche motivo ci sta sullo stomaco e prima di fargli un complimento
ci faremmo più volentieri estrarre tutti i denti, senza anestesia.
E’ un atteggiamento umano, si dice, fare queste preferenze, e come tale magari viene scusato… anche se a mio avviso ciò è abbastanza disumano ed è, in nuce, la prima forma di antidemocrazia, quando per democrazia si intende la condizione nella quale si privilegiano la libertà e il merito, non il clientelismo e i suoi derivati.
Questi sono momenti difficili, in una società a tratti apatica e rassegnata, a tratti iperattiva…sicuramente in divenire… ma che non ha un ben preciso criterio di operare le sue scelte. Forse la collaborazione, più che la polemica sterile, sortirebbe maggiore effetto.
Le ronde padane, al di là del fatto in qualche modo folcloristico, non sono “tutte da buttare” anche se, tutto sommato, non fanno nulla di nuovo…Il cittadino non deve mai “volgere il capo dall’altra parte” quando vede commettere un reato, e il dovere di intervenire, o comunque allertare le forze dell’ordine l’ha sempre avuto…Sarà interessante, e molto illuminante sulla loro effettiva utilità, avere, alla distanza, qualche positivo riscontro… scippi impediti, furti d’auto sventati, e altre cose più terribili purtroppo all’ordine del giorno…Detto senza polemica, sarà gratificante per le ronde padane, e importante per tutti i cittadini, verificare gli effettivi risultati.
Anche se questo farà apparire lo Stato ancora più lontano e impotente.
Quanto ai “rubagalline”che non sarebbero, secondo pioggiacida veramente pericolosi e che, tutto sommato sono presenze sì endemiche, ma da ignorare, per rivolgere l’attenzione alle infinite altre forme di criminalità…ci sarebbe da discutere.