Siete sicuri che Ianez con la sua lapidaria affermazione non volesse solo scagliarsi contro quelli che anch’io, in altro thread, ho definito “animalisti ed ambientalisti integralisti”? Perché un conto è occuparsi degli animali e dell’ambiente e altro è divenire “monomaniacali” al riguardo, ignorando faziosamente ben altre priorità e sottraendo, coscientemente o incoscientemente, fondi ad esse.
Ogni fine altruistico è nobile, ma non deve divenire una “mania” a mio avviso, né un modo come altri per arricchirsi. Qualcuno qui ne aveva accennato, probabilmente proprio il simpatico Giuseppe: se tutte le associazioni di volontariato fossero “solo” di volontariato “vero” e i loro appartenenti, coi propri mezzi e col proprio lavoro gratuito, agissero per il fine per il quale hanno deciso di impegnarsi e non arrivassero invece a fare pressioni pseudo-corporative per ottenere denaro dagli altri per far questo – spesso in quantità abnormi, tali da sottrarre risorse per scopi altrettanto nobili e utili, tra l’altro -, se queste associazioni fossero per davvero “non profit”, avrebbero tutto il mio consenso e la mia stima.
Purtroppo, però, assai spesso, così non è, e lo dico per esperienza diretta. Sovente queste associazioni si trasformano in “macchine” burocratizzate e mangiasoldi. Si parte da un fine nobile, con persone che, in assoluta buona fede, ritengono di doverlo perseguire con il loro operato e poi, pian piano, lungo il percorso, se ne aggregano altre, e si arriva a perdere di vista – lo ripeto: non sempre, ma spesso – quel fine e si comincia ad intravederne altri, molto meno nobili, ma molto più utilitaristici. Ci sarebbe poi anche un’altra osservazione da fare a proposito, in particolare, delle associazioni che si occupano di ambiente e di animali: occuparsi del ghiro che dorme sotto al tetto della casa in demolizione o della balena arenata sulla costa, così come delle polveri sottili, è senz’altro lodevole, ma presuppone una conoscenza globale dei fenomeni che regolano l’universo e credo che molti animalisti e ambientalisti dovrebbero fare qualche atto di umiltà e diversi passi indietro. E’ un’opinione personale, naturalmente, e cercherò di spiegarmi meglio.
Si dice: l’uomo, con le sue attività, caccia compresa, con i suoi insediamenti, altera l’ambiente, lo distrugge; si deve fare qualcosa per ripristinarlo, per tutelarlo.
Grazie all’intervento umano sono state ripopolate zone con specie che ora sono cresciute a tal punto da costituire un problema per gli stessi esseri umani e quando sento parlare di agricoltura biologica tremo perché temo che qualche biologo commetta errori. Per combattere un parassita si introducono insetti predatori di quella specie: e se poi quegli insetti si riproducono eccessivamente? E le cornacchie introdotte per i piccioni che poi nei parchi attaccano gli esseri umani?
Insomma, questi esempi e queste domande, volutamente provocatorie, dovrebbero servire per stimolare una riflessione: siamo in grado di governarlo, il mondo? E se sì, nel modo corretto? O non facciamo piuttosto anche noi parte di un disegno troppo complicato per le nostre testoline e non sarebbe bene, nel dubbio, qualche volta fermarsi, piuttosto che voler agire a tutti i costi per il bene del mondo? Lo sappiamo per davvero qual è il bene del mondo? O non dovremmo piuttosto molto più semplicemente cercare di progredire e di migliorare la nostra condizione tentando di incidere il meno possibile su quanto ci circonda? O il nostro ruolo è proprio quello di incidere come già facciamo su ciò che ci circonda?