Pastore a 17 anni, alfiere del lavoro insieme a 29 altri giovani italiani

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“I testimoni scelti non costituiscono esempi di azioni rare, ma sono emblematici di comportamenti
diffusi tra i giovani, che illustrano un mosaico di virtù civiche di cui, per fortuna, le nostre comunità
sono ricche. Le storie degli Alfieri della Repubblica possono anche essere viste, dunque, come la punta
di un grande iceberg che rappresenta, in ogni territorio, la vita quotidiana dei giovani”.

Sembra un racconto mensile da libro Cuore, ovviamente per chi è in età da aver pianto, nella sua infanzia, sulle sue pagine (molta retorica di Patria, ma anche molto verismo da realtà).

Simone Rovere è un pastore sardo di Uras, che nel novembre del 2021, quando aveva 17 anni, perde il suo gregge a causa di un’alluvione. Non si arrende e grazie alla solidarietà della parrocchia e della Caritas, ha raccolto i 20.000 euro per pagare i debiti e comprare altre pecore.

Il presidente Mattarella lo ha nominato Alfiere della Repubblica per il coraggio e la perseveranza con cui ha reagito alla perdita del suo gregge”..

Bella storia! Come si diceva quando eravamo retorici? Edificante! Costruisce speranza invece di abbattere! Se dovessi commentarla comincerei dai 17 anni del protagonista, perché i giovani sono bamboccioni soltanto se lo consentiamo loro o se li costringiamo.

Mi soffermerei sulla solidarietà ricevuta e sull’impegno della Caritas, che mette in pratica l’invito ripetuto da Papa Francesco ai sacerdoti, durante il suo viaggio in Africa, ma che vale per ogni cristiano: “Camminare in mezzo: in mezzo alle sofferenze, in mezzo alle lacrime, in mezzo alla fame di Dio e alla sete di amore dei fratelli e delle sorelle”.

E concluderei ringraziando il presidente Sergio Mattarella che ha detto: “I testimoni scelti non costituiscono esempi di azioni rare, ma sono emblematici di comportamenti diffusi tra i giovani, che illustrano un mosaico di virtù civiche di cui, per fortuna, le nostre comunità sono ricche. Le storie degli Alfieri della Repubblica possono anche essere viste, dunque, come la punta di un grande iceberg che rappresenta, in ogni territorio, la vita quotidiana dei giovani”.

C’è chi si è impegnato a favore degli anziani e chi per gli anziani ha creato un fumetto; chi ha aiutato amici e compagni, anche consegnando loro i compiti a casa durante la pandemia; chi per aiutarli ha imparato la lingua dei segni; chi si è fatto amico di un bambino ucraino e chi a bambine ucraine ha insegnato l’italiano, insieme a chi ha creato un blog per fare conoscere la tragedia dell’Ucraina;  chi rinuncia alle ferie per aiutare una comunità bosniaca; chi, ammalato di distrofia, ha creato una pagina Youtube per  sostenere la ricerca scientifica e chi, autistico, si impegna per lo sport inclusivo; chi ha rincorso e fatto catturare uno dei due ladri che avevano borseggiato un’anziana;  chi si prende cura della mamma ammalata; chi si è impegnata contro lo spreco alimentare; chi a favore della sostenibilità; chi trasmette ai coetanei il valore della memoria e della Shoah; chi ha interrotto la sua gara ciclistica per soccorrere un compagno caduto; chi, da disabile in carrozzina, si è fatto testimone del valore positivo delle diversità; chi ha praticato manovre di rianimazione su una persona in arresto cardiaco, salvandola; chi ha reagito al malore dell’autista dello scuolabus salvando i compagni.

Sono in mezzo a noi e mi domando se noi siamo in mezzo a loro.

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Una risposta

  1. Un premio extra ordinem
    Francamente ignoravo l’esistenza dell’onorificenza ” alfiere del lavoro “.
    Dando una spulciata a Google ho appreso che Il Premio “Alfieri del Lavoro” fu istituito dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro nel 1961 in coincidenza del centenario dell’Unità d’Italia e del sessantenario dell’Ordine “al Merito del Lavoro”.
    Il premio era destinato ogni anno a 25 studenti che avessero terminato la scuola secondaria superiore con il massimo dei voti.
    Il numero dei premiati è legato a quello dei Cavalieri del Lavoro, nominati ogni anno in occasione della Festa della Repubblica, a rimarcare la continuità dell’impegno nello studio e nella vita.
    La consegna dell’attestato d’onore al Palazzo del Quirinale sta a indicare il pubblico e solenne riconoscimento per i risultati conseguiti nello studio.
    I venticinque studenti sono scelti non più di uno per provincia fra i migliori segnalati dai presidi delle scuole di tutta Italia. Per poter essere segnalati attualmente sono richiesti i seguenti requisiti: votazione minima di 9/10 alla licenza media, almeno 8/10 di media per ciascuno dei primi 4 anni della scuola superiore, votazione di 100/100 all’esame di Stato.”
    Stando così le cose il Presidente della Repubblica ha fatto uno strappo alla regola perché ha premiato un ragazzo non per i suoi meriti scolastici ma per il coraggio e la perseveranza con cui ha reagito alla perdita del suo gregge a causa dell’alluvione.
    A ben pensare l’onorificenza extra ordinem è più attinente al mondo del lavoro e non ai meriti scolastici del ragazzo sardo.
    Ed ha una logica più stringente della pedissequa conformazione al Regolamento del 1961 che disciplina il Premio Alfieri del lavoro.
    La bella storia da te raccontata induce a fare una riflessione: i giovani di oggi non sono tutti futili ed irresponsabili come sembrerebbero.
    Il loro debosciamento dipende spesso da noi che, troppo presi dal lavoro e distratti da mille altre cose , abbiamo dismesso il ruolo educativo lasciandoli in balia dei cattivi esempi che arrivano da media e social.
    E’ quindi proprio vero che i giovani sono in mezzo a noi mentre noi non sempre stiamo in mezzo a loro e quindi ignoriamo le loro esigenze, le loro problematiche e l’eventuale malessere.

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