Parole inopportune dette da un ministro: – Serve basso profilo…-

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La politica estera dell’Italia è pari al peso di una formica contro quello di un elefante. Se poi tale ministero è gestito da un ex steward dello stadio, non aspettiamoci molto.

 


La frase del titolo viene dal nostro inossidabile sanculotto grillino e ministro degli esteri Luigi Di Maio, ed è riferita al sequestro di 18 pescatori siciliani da parte delle milizie del generale Khalifa Haftare, uno dei due uomini forti che si stanno contendendo il controllo della Libia e la sua ricchezza. Naturalmente, ci sono altri attori in secondo piano, però, oggi, per la prima volta mi trovo concorde su quanto detto dal Giggino nazionale, anche perché è difficile per noi fare la voce grossa con il beduino sopra citato che ci tiene per le p….. Infatti, cosa possiamo fare? Niente. Se facciamo anche solo la voce grossa, rischiamo di perdere il petrolio e di avere ritorsioni sui tecnici italiani che ancora rimangono in quello stato-non stato, e un’invasione di migranti da fare impallidire le precedenti. Parliamo chiaro: basta andare sul sito Money.it e scopriamo di essere l’undicesima nazione al mondo nella classifica degli eserciti più potenti della terra. Sarà, ma serve a ben poco. Nel nostro caso la “Diplomazia delle cannoniere” non serve. Sì, perché dietro ai signori della guerra della quarta sponda (definizione non mia), ci sono altre realtà. Egitto, Russia e Turchia in primis, oltre ad altre che in maniera più sotterranea ci vedrebbero definitivamente fuori da quella nazione per avere il controllo su tutto il petrolio che quel deserto di sabbia contiene. Breve inciso: l’Egitto sostiene apertamente il generale Haftare insieme alla Russia, mentre la Turchia appoggia Al Serray, infischiandosene apertamente dell’Europa, ma anche di tutte le altre nazioni. Già fette di territorio siriano sono finite in mano al Sultano Erdogan che gioca sulla pelle dei migranti (come d’altronde la Libia). L’Europa, che non conta niente, è preoccupata solo che i profughi che arrivano in Italia, rimangano in loco. Ci duole ricordare che si tratta di quella stessa Europa che ha grandi responsabilità su quanto, sta accadendo in quella fetta dell’Africa settentrionale. E allora, tornando al problema dei nostri connazionali, cosa fare, a chi chiedere aiuto perché ormai non contiamo più nulla in Libia? Ma sì, alla Russia. Ora, mi scappa da ridere: rompiamo le scatole allo Zar Putin e gli applichiamo le sanzioni volute dall’UE (Germania), che oltretutto ci danneggia economicamente più di ogni altro stato, senza dimenticare che noi ci siamo schierati con l’atro uomo forte del paese? Per chiarire la situazione, bisogna specificare che non si tratta solo di uno sconfinamento, ma di ben altro. Stiamo parlando di un nuovo modo di applicare le regole sulla proprietà del mare e il suo contenuto, un vero e proprio cambio delle norme ora vigenti. Poi, se vogliamo guardare oltre la fine di questa guerra, ci sarà qualcuno che guadagnerà dalla ricostruzione di quella nazione, o di due nazioni, perché nel gioco del potere questa è una possibilità e questi non saremo certo noi. Sarà grasso che cola se l’ENI riuscirà a rimanere sul quel territorio. Auguri ai pescatori e alle loro famiglie.

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