Si allunga ulteriormente, salendo a cinque, la lista delle vittime dell’attentato di Strasburgo al mercatino di Natale. Dopo il nostro connazionale Antonio Megalizzi, anche l’amico Orent-Niedzielski, detto Bartek, purtroppo è morto a seguito delle gravissime ferite riportate. Indubbiamente sconvolgente, per la gravità, le modalità, la crudeltà, questo attentato ha funestato la città simbolo dell’Unione Europea e ha gettato un velo di immensa tristezza in un periodo che dovrebbe essere tra i più allegri dell’anno, indipendentemente dal credo religioso, un vero periodo di festa. La reazione è sempre la stessa, l’esortazione a non farsi condizionare, a non farsi limitare da questi eventi.
Come rimedio, far finta che non sia accaduto nulla, mi appare quantomeno discutibile ma questo non è che un parere personale. Ma che il terrorismo islamico non abbia modificato la nostra vita, non abbia rivoluzionato anche nelle cose più normali e innocenti, come un viaggio in treno, la visita a un mercatino natalizio o a un museo, è decisamente una colossale menzogna.
Non occorre risalire all’infanzia di qualche ottuagenario, fino un decennio fa era impensabile trovarsi la strada sbarrata dai “”new jersey”” in città grandi e piccole.
Inoltre, le nostre città, in particolare le città d’arte, sono destinazioni ambite per la loro bellezza, in qualsiasi periodo dell’anno, indipendentemente da questo o quel mercatino, o da questo o quel concerto… Bellezza che, la si può pensare come si vuole, è comunque avvilita, umiliata e nascosta, dalle barriere antiterrorismo, che siano lasciate al naturale o che siano lasciate ai “”writers”” e ad altri decoratori, per l’abbellimento. Devo dire che, salvo rare eccezioni, certi “”abbellimenti”” fanno rimpiangere il grigio del cemento.
A parte questo, il loro scopo è arginare, come possibile, eventuali attentati, impedendo che auto impazzite affrontino a folle velocità piazze e vie affollate, seminando terrore e morte. Non altrettanto si può impedire, invece, la circolazione di chi, a piedi, confuso tra la folla, simile a tanti altri, nella nostra società multietnica, senza destare preoccupazione o allarme, gira indisturbato, nei centri commerciali, nelle vie… tranquillo e beato fino a quando non decide di estrarre un’arma e di sparare sugli innocenti, come è accaduto a Strasburgo qualche giorno addietro, in un attentato messo a segno da un immigrato di seconda generazione, come Cherif Chekatt, un attentato che, per quanto ancora non siano chiari tutti i punti della vicenda, di certo ha un bilancio gravissimo, con la morte di cinque innocenti e il ferimento di oltre dieci persone.
Come se recitassero una lezioncina mandata a memoria, anche dopo questo ennesimo attentato terroristico, dai passanti intervistati per la strada, fino a potenti e potentini che rilasciano dichiarazioni, tutti pongono come rimedio al crescendo degli episodi in questione, l’integrazione, forse dimenticando che i più sanguinosi attentati sono stati compiuti da immigrati di seconda e terza generazione… Unitamente all’esortazione a proseguire con la vita di sempre, con le attività e le abitudini di sempre, per quanto riguarda la vita lavorativa e l’esistenza in generale, fatta anche di svago, di sport, di viaggi, di festività religiose. Senza farsi condizionare da ciò che, quotidianamente è sotto i nostri occhi, nonostante i controlli, nonostante le barriere antiterrorismo.
Quindi, rassegniamoci, adesso siamo tutti Strasburgo, in attesa della prossima.
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di A.D.Z.
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Auguro a tutti buona settimana e buona lettura del n. 634 – 318.