Non fidatevi. Non fidatevi più.

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Non è un iracondo beone, un narcisista intollerante e ottuso, un violento tiranno: chi ha ucciso Giulia ha il volto semplice, nemmeno tanto scaltro o acuto, di un adolescente un po’ cresciuto. Eppure, il suo comportamento ricalca in pieno quello degli assassini spietati di mogli, fidanzate, amanti, compagne ormai diventate ex. Quale legge avrebbe potuto proteggerla?

La vicenda dei due ex fidanzati, Giulia e Filippo,  scomparsi  orma da giorni, dapprima introvabili, è arrivata all’epilogo più tragico. Il corpo della povera giovane è stato ritrovato nei pressi del lago di Barcis.

Beffardo e amaro il confronto fra la straordinaria bellezza del luogo, rapportata all’ orrore e allo scempio di una ragazza brutalmente uccisa. E beffardi e amari appaiono ora gli appelli dei parenti, degli amici, appelli accorati, certo, ma   che mai in questi giorni passati hanno   condannato Filippo, rivolgendosi  sempre  a lui  con pacatezza, blandendolo, assicurandogli il perdono, solo esortandolo a tornare, riportando a casa Giulia. Hanno celato lo strazio, la disperazione, ogni altro sentimento e valutazione, nel loro  cuore, per non  incrinare quello che appariva come un sottilissimo strato di ghiaccio su un abisso… Tutto inutile.

Gli investigatori,  dopo giorni in cui chiaramente  brancolavano nel buio, man mano stavano mettendo insieme le varie  tracce lasciate dai  due giovani in fuga, passaggi  documentati  dai  video delle telecamere di  sorveglianza che normalmente sono  disseminate sul territorio… l’ultimo di  questi  filmati, girato da una telecamera di  sorveglianza di una ditta non lontana dal luogo  di residenza della giovane, purtroppo  testimoniava di un’aggressione, brutale e violenta, da parte dell’ex fidanzato che poi  metteva di peso Giulia, esanime,  in auto e  ripartiva. Nonostante quel video, tuttavia, la speranza c’era ancora: che Giulia, ferita, traumatizzata e scossa, ma viva, fosse riportata a casa, dopo un ravvedimento da parte di Filippo;  speranza, purtroppo  andata in fumo, alla luce del ritrovamento della povera giovane.  L’ex fidanzato, già indagato per tentato omicidio, ora sicuramente in una posizione ulteriormente aggravata, è stato arrestato in Germania e sono in atto le pratiche per la sua estradizione in Italia.

Filippo non è un iracondo beone, un narcisista intollerante e ottuso, un violento tiranno: ha il volto semplice, all’apparenza nemmeno  tanto scaltro o acuto, di un adolescente un po’ cresciuto. Eppure… si è comportato ricalcando in pieno il comportamento di figure come quelle che, purtroppo, riempiono le pagine dei giornali, occupano spazio nei notiziari: feroci assassini  di mogli, fidanzate, amanti, compagne diventate ex, dopo aver troncato un rapporto  che ormai pesava loro come un macigno.
Le reazioni irate, violente, astiose,  ad un rifiuto o  a una separazione,  da parte delle squallide categorie maschili che ho sopra elencato,  in qualche modo mettono  sull’avviso la potenziale vittima,  ci sono tante storie di  vittime già di altre violenze che hanno portato a denunce precedenti.
Ma qui,  in questa terribile vicenda, per quanto possessivo e geloso, come emerge via via dalle descrizioni di chi conosceva Filippo Turetta,  appariva impensabile che arrivasse a tanto. Anche se è talmente ovvio che è assurdo  scriverlo, si deve essere sempre dalla parte delle vittime;  qualsiasi  comportamento e qualsiasi  colpa, reale o presunta tale, abbiano a loro volta, nulla giustifica la violenza, figuriamoci l’omicidio. Una donna può anche essere una moglie fedifraga, un’amante infedele, un compagna sleale, una persona dai comportamenti  sessuali eccessivamente disinvolti … nessuno ha il diritto  di dire la terribile e maledetta  frase ”se l’è cercata”, che ne parlino spregevoli  comari pettegole,  i perdigiorno in   discorsi da bar o, peggio ancora, i professionisti in un’aula di  tribunale.

Si può, però, senza essere tacciati di maschilismo o altro, parlare almeno di imprudenza? Credo di sì.

Per quanto, ad ogni nuovo omicidio, si pensi ad un “giro  di vite” con leggi ulteriormente  restrittive per i violenti, potenziando le misure per la sicurezza delle donne, ci  sono casi, come questo, nel quale ogni violento proposito  era celato nella  testa di un “bravo  ragazzo”, trasformatosi in un lucido omicida, in un carnefice crudele. Nessuno poteva prevedere ciò che purtroppo è accaduto, nessuna legge avrebbe preventivamente protetto Giulia dal suo assassino, solo lei stessa avrebbe potuto salvarsi.

Una volta per tutte, per qualsiasi motivo un rapporto sentimentale, più o meno profondo, più o meno consolidato nel tempo, si sia interrotto… la parte più debole, normalmente la donna, ma non esclusivamente, deve assolutamente evitare di rimanere sola, non deve accettare nemmeno un passaggio sotto un diluvio, deve evitare di frequentare l’ex anche per un’innocente chiacchierata, rifiutando anche un semplice invito come quello di incontrarsi in un centro commerciale… come è accaduto in questa storia terribile.

A tutte le Giulia, rivolgo un appello, da madre, da sorella maggiore, da donna, da cittadina: non accettate ingannevoli proposte di amicizia post rapporti sentimentali, neppure se preparavate insieme una tesi, neppure se vi conoscete fin dall’infanzia, neppure se vi fa pena la persona che avete lasciato, neppure se ha ancora un posto nel vostro cuore, benché con sentimenti lontani e differenti da quelli di un’innamorata…

Non esiste colloquio chiarificatore, o qualsiasi altro pretesto che giustifichi l’abbassare la guardia. In casi come questi, meglio essere considerate troppo diffidenti che doversene poi pentire amaramente.

Non fidatevi.  Non fidatevi più.

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Una risposta

  1. La mattanza rosa

    Tempo fa ho espresso l’avviso che il processo di emancipazione della donna avvenuto negli anni settanta con la legge sul divorzio e sull’aborto fosse stato un boomerang perché contemporaneamente non c’era stato il processo di maturazione e di evoluzione mentale dell’uomo verso una visione della donna non più oggetto e bene di proprietà ma come un essere umano titolare di diritti , tra cui il diritto alla vita.
    E non mi sbagliavo.
    Qualche giorno fa è stato scoperto in un bosco il corpo della ventiduenne Giulia Cecchettin , che è stata accoltellata dall’ex fidanzato coetaneo a 150 metri da casa, poi finita nella zona industriale di Fossò, dove la scena, ripresa da una telecamera di videosorveglianza, mostra i suoi ultimi istanti di vita.
    Con l’omicidio di Giulia Cecchettin sono 105 le donne che sono state uccise in Italia nel 2023.
    Continua quindi la lunga teoria dei femminicidi,
    Negli ultimi 30 anni poco meno di 7 milioni di donne in Italia hanno subìto violenza fisica o sessuale nel corso della vita, una su tre; per quasi 3 milioni l’abuso è perpetrato dal partner o dall’ex.
    Nel 2018 le vittime di femminicidio sono state 142, un numero in crescita rispetto all’anno precedente, ed oltre 100 quelle registrate nel 2019 .
    Ed il trend è continuato negli anni successivi.
    In pratica ogni 72 ore, nel nostro Paese, una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza e tre femminicidi su quattro avvengono in casa. Sono dati impressionanti che dovrebbero indurci a riflettere.
    Un femminicidio dopo l’altro che passa alla storia come tutti gli altri andando ad incidere solo sulle statistiche annuali come se fosse un fatto naturale e necessariamente ricorrente.
    Se ne parla sui giornali e nei media per qualche giorno
    E’ oggetto di analisi e discussione nei tanti, troppi, programmi di intrattenimento serate ( Quarto grado, Chi l’ha visto, Porta a porta et similia ) , che hanno l’unico scopo di evidenziare gli aspetti più efferati e morbosi di questo o quel delitto non per fare chiarezza ma unicamente per incrementare l’audience.
    Poi cala il silenzio, quello tombale, prima di affrontare un altro caso, l’ennesimo, di femminicidio : tanto prima o dopo arriva, puntuale come sempre.
    Non basta certo istituire una Giornata mondiale contro la violenza sulle donne ( il 25 novembre ) , per informare e sensibilizzare su un problema così grave e per dare voce alla memoria di quelle donne che non possono più parlare poiché uccise dai propri partner o familiari.
    In questa società spietata è scomparsa anche la capacità di ascolto. Ormai viviamo in un contesto in cui siamo tutti ciechi e sordi e nel quale gli altri non si amano, ma si sopportano quando non si odiano, anche in ambito familiare.
    Ed è per questo che si moltiplicano gli omicidi come non si era mai visto nella storia d’Italia .
    Famiglia, scuola e chiesa hanno buttato alle ortiche il loro ruolo educativo e la società di oggi è sempre più una giungla dove vige una sola legge: quella della violenza.
    Da anni si assiste ad una sorta di sublimazione della violenza nei film, nei giochi elettronici e persino nelle canzoni del genere rap.
    Ormai si è insinuata nelle menti più bacate la convinzione che la violenza sia la normalità e non la patologia.
    Io credo che non basti la prudenza e non sia sufficiente non fidarsi per evitare di fare una brutta fine.
    Penso che siano ormai maturi i tempi per rivedere le norme penali diventate troppo soft in un momento nel quale i gesti criminali, specie contro le donne, stanno aumentando in maniera esponenziale. .
    Quello che atterrisce, a prescindere dall’efferatezza del gesto criminale, è il fatto che la nostra società continui a generare dei mostri e che nessuno faccia niente per ovviare a questa preoccupante proliferazione.
    E la mattanza rosa continua con sempre maggiore ferocia. .

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