Giovanni Castellucci si è dimesso da amministratore delegato e direttore generale di Atlantia, grazie ad una risoluzione consensuale con il consiglio di amministrazione che gli varrà una corresponsione a titolo di incentivo all’esodo di 13.095.675 euro, oltre alle competenze di fine rapporto, non meglio precisate, sicuramente non brustoline.
Già sarebbe per me un importo esagerato nel caso di una azienda condotta al meglio, figuriamoci nel caso di Atlantia, con tutto quello che sta saltando fuori in termini di mancati controlli sui ponti delle nostre autostrade.
Sono soldi nostri perché derivano dai pedaggi pagati e quindi, quando d’ora in poi usciremo dai caselli dell’autostrada, ricordiamoci che stiamo finanziando anche quei 13 milioni più le ignote competenze di fine rapporto.
Se vi sembra normale, beh, non è normale che vi sembri normale, perché quegli epulonici compensi sono conseguenza diretta e l’altra faccia della medaglia di quelli lazzariani dei normali lavoratori, alle prese con il calare dei diritti e delle tutele. Lo scrive anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: “”C’è qualcosa di abnorme e di ingiusto se paragoniamo questo al trattamento di fine rapporto che prende un qualsiasi operaio, impiegato o anche un normale dirigente, dopo una vita di lavoro””
La ricchezza di qualcuno nasce solo dalla un po’ più povertà di qualcun altro e ci vogliono mutamenti strutturali. Per una volta do ragione a Stefano Fassina, di Leu: “”I monopoli naturali, come le autostrade, gestiti dai privati determinano rendite enormi, attraverso aumento delle tariffe e minimizzazione degli investimenti. Un governo di svolta rispetto alla lunghissima stagione liberista di svendita di asset pubblici dovrebbe procedere, con la gradualità ma anche la determinazione necessaria, alla rinazionalizzazione della gestione delle autostrade””.
Tanto, aggiungo io, non è che i privati garantiscano gestioni migliori; semplicemente ci mangiano su.