Ing. Torrini, lei è convinto che a Modena al suo partito non resta che la strada dell’opposizione alla Giunta Pighi, oppure con i dovuti aggiustamenti con l’attuale maggioranza si potrebbe parlare…
L’UDC è alternativo alla Giunta Pighi. Lo è innanzitutto per la diversa visione delle prospettive future per la nostra Città e, di conseguenza, per la diversa valutazione delle proposte politiche e amministrative che si stanno mettendo in campo per governare Modena. C’è poi un importante dato storico da considerare, in quanto siamo stati tra coloro che hanno proposto e sostenuto con convinzione di fronte ai modenesi Baldo Flori, il candidato a sindaco che ha sfidato Pighi nel 2004, e che ancora oggi conduce insieme a noi, senza risparmiarsi, una dura battaglia di opposizione.
Oggi il tema di una nostra diversa collocazione viene posto come conseguenza del dato politico nazionale, in quanto non ci sono fatti rilevanti a livello locale che ci abbiano avvicinato all’attuale maggioranza: certo noi abbiamo dato la disponibilità ad un confronto programmatico a 360°, ma, al di là di interessate aperture formali da parte del PD, nella sostanza non intravedo una grande disponibilità a discutere nel merito i problemi della Città.
Un esempio per tutti: abbiamo proposto un documento politico, critico ma propositivo, sul Trasporto Pubblico Locale e sull’ATCM e nessuno ci ha nemmeno preso in considerazione, lasciandoci intendere che il dialogo va bene se non disturba il manovratore, e a noi questo non interessa.
Non è quindi un problema di aggiustamenti, che non ci interessano, ma di guardare ad una nuova prospettiva per la Città che non parta da interessi particolari consolidati da salvaguardare: un forte tratto di discontinuità politica che questa maggioranza non mi sembra in grado di percorrere.
La settimana scorsa, su Bice, commentando l’analisi dell’avv. Moscattini sottolineava tuttavia l’esigenza a Modena di una profonda trasformazione della opposizione che anche per lei è senza progetto alternativo. Quali sono, secondo lei, i punti salienti da cui non si può più derogare per rendere più credibile l’opposizione?
Troppa opposizione oggi a Modena serve innanzitutto per garantire rendite di potere, non solo politico, a livello nazionale. Quindi un’opposizione costruita non per tentare un’alternativa credibile al governo della Città, ma per cementare legittime e sacrosante proteste intorno ad alcuni leader, tanto carismatici e prestigiosi, quanto poco interessati a sporcarsi le mani per costruire, con tanta fatica e lavoro, le condizioni per l’alternanza al centrosinistra.
Occorre ripartire da un’analisi non strumentale sulla situazione della nostra Città, che non è la peggior città d’Italia, come alcuni la descrivono per compiacere il qualunquismo di certi elettori, ma è una Città che è in grave difficoltà, e ancora di più lo sarà nei prossimi anni, a mantenere gli standard di cui oggi dispone e, soprattutto, non avrà le risorse per garantire i servizi a tutti coloro, e saranno sempre di più, che ne avranno bisogno.
Il lento, ma costante e graduale, impoverimento della nostra popolazione va prevenuto oggi, quando un po’ di risorse ancora sono disponibili, piuttosto che affrontare un’emergenza domani: questo è il compito della buona politica, governare oggi gli evidenti cambiamenti in atto nella società per non doverli subire domani.
Realismo nell’analisi dunque e determinazione nelle linee guida di un nuovo governo per la Città. Primo: pluralismo, cioè governare Modena considerando tutti i cittadini, tutte le famiglie, tutte le associazioni, tutte le imprese (anche cooperative) alla pari, sullo stesso livello, senza figli e figliastri, cittadini e imprese di serie A e di serie B. Questo significherebbe iniziare a sciogliere tutti i lacci e i lacciuoli formatisi in 60 di governo monocolore, vincoli che appesantiscono troppe scelte amministrative, valutate non solo per la loro efficacia per la Città, ma in quanto capaci di mantenere l’equilibrio raggiunto con le componenti sociali ed economiche di riferimento.
Questo significa anche che non ci dovrebbero poi essere ritorsioni, tutti alla pari significa tutti, anche chi, a nostro avviso, ha usufruito in questi anni di vicinanze, amicizie e frequentazioni, che hanno reso più agevole usufruire dei servizi, gestirne altri, vincere appalti, ecc..
Progetto alternativo: chi ne parla chi ne guida la stesura? Chi ha la statura politica del padre nobile per fare sintesi ai livelli più alti nella composita cultura del centro destra?
Questo è un problema molto serio. Oggi la grande forza del PD è lo sfascio della destra modenese, in FI gli uni contro gli altri, Giovanardi contro la Lega per il deposito del gas e contro il fantomatico PdL che non lascia spazio ai suoi amici: un cumulo di macerie sulle quali diventa molto difficile, se non impossibile, iniziare a costruire.
Non vedo un padre nobile, la destra riesce ad essere efficace solo se ha un grande condottiero che la guida e la governa con la sola forza della sua aut
orità e della sua indiscussa leadership: insomma avrebbe bisogno di un Berlusconi in salsa modenese. Due sono i problemi: in mezzo alle macerie non se ne intravede uno (forse Giovanardi?), ma soprattutto, per quel che mi riguarda, non credo nell’uomo della provvidenza, vale per Berlusconi, l’originale, figuriamoci per le improbabili imitazioni modenesi.
Cosa stanno facendo, dove sono impegnati, secondo lei, ora i liberi e forti ai quali anche lei fa appello?
Molti stanno facendo altro. Hanno preso coscienza da tempo di questa realtà e si impegnano, spesso con grande profitto per sé e anche per la collettività, nelle nostre imprese, nell’associazionismo di ogni genere, e costruiscono pezzi di Città più ricca, più solidale, più umana, spesso a dispetto di chi li governa. Lì ci sono tanti liberi e forti di cui la politica ha bisogno, ma che la piccola politica della difesa di spazi di potere consolidati non è in grado di attrarre, anzi li respinge temendoli.
La grande abilità del centrosinistra modenese è di blandire molti di questi mondi, un po’ sostenendoli e un po’ minacciandoli, lasciando intendere che è meglio che non si occupino della cosa pubblica (se non per sostenerli …), sarebbero danni quasi certi a fronte di opportunità quasi impossibili: qui sta la maestria di chi governa i nostri territori, aver convinto tanti che è meglio difendere il poco che hanno, anche se avrebbero titolo ad avere di più, piuttosto che rischiare di perdere anche quello.
Ora i liberi e forti che si sentono anche coraggiosi e volenterosi battano un colpo: dalla protesta dei comitati può sorgere, insieme alle liste civiche e alla Lega, un contributo per costruire l’alternativa, da coloro che già oggi nel centrodestra vivono la politica come servizio occorre un segnale forte e chiaro, e, soprattutto, da coloro che dalla Margherita si ritrovano oggi in un partito, il PD, che non è altro che l’ultima trasformazione camaleontica del vecchio PCI, ci aspettiamo un gesto di sincerità e grande coraggio con la propria storia e i propri ideali. Certo è un sacrificio grande da fare per molti, ma io credo che per il bene di tutti, anche della sinistra stessa, Modena abbia bisogna dell’alternanza, è un problema fisiologico prima ancora che politico.