Già nell’agosto del 1993 il Wall Street Journal avvertiva i suoi lettori che l’uso degli inceneritori per smaltire i rifiuti urbani, oltre che produrre sostanze tossiche, era un vero e proprio disastro economico sia per le amministrazioni pubbliche che per i cittadini contribuenti. Il crescente costo per l’abbattimento degli inquinanti aveva reso sempre meno vantaggiosi gli impianti di incenerimento in America sin dagli anni ’80, relegandoli al ruolo marginale dei giorni nostri e preferendo a questa tecnica da archeologia industriale il recupero e il riciclaggio dei Materiali Post Consumo (termine culturalmente preferibile a “”rifiuto””). Recuperare le varie componenti dell’MPC (carta, plastica, legno, vetro, metalli) è senz’altro doveroso, ed arrivare a recuperare percentuali anche superiori al 40% dei materiali post consumo è un risultato qualificante per le amministrazioni pubbliche, purché non si passi d’autorità alla raccolta porta a porta, metodo illiberale, utopistico, antieconomico e impraticabile. Ma quale percentuale sarebbe raggiungibile in una città come Modena ? E quale percentuale si dovrebbe raggiungere per vanificare il raddoppio dell’inceneritore? Ancora non si sa, non sono sicuri, anche se molti accarezzano il sogno di una raccolta MPC talmente efficente da togliere “”carburante”” al Termovalorizzatore e quindi fermarne il raddoppio così, con un gesto di civiltà.. Ma anche ammesso, e non concesso, che si arrivasse a superare la percentuale di raccolta del 50, ma che dico, del 65% del riciclabile, raggiungendo i risultati di certe amministrazioni “”fenomeno”” del triveneto, perchè, dico, continuare a conferire il rimanente, prevalentemente organico umido o secco, sempre all’inceneritore e non in discarica?? Un inceneritore, in sintesi, è un impianto che, pur trattando materiali “”relativamente innocui”” ( rifiuti urbani ) produce, con la combustione, numerose sostanze tossiche. In base a studi svolti dall’Unione Europea, è possibile calcolare quanto segue: in un giorno di funzionamento un moderno termovalorizzatore emette una quantità di diossine pari a quella emessa giornalmente da decine di migliaia di automobili catalizzate. Gli inquinanti che un inceneritore manda nell’aria creano problemi sanitari ben maggiori ed ineludibili di quelli causati dai reflui liquidi prodotti da una discarica isolata. In secondo luogo, il trattamento dei rifiuti tramite inceneritore costa ad utenti e contribuenti il doppio rispetto al trattamento in discarica ! Infine, anche un inceneritore ha bisogno anche di una discarica dove stoccare in sicurezza le ceneri (tossiche!) derivate dalla combustione dei rifiuti, e non sono poche: sono pari al 30% del materiale trattato. Dall’altro canto dicono che il Termovalorizzatore (termine più tranquillizzante che inceneritore, non trovate?) oltre a eliminare i rifiuti, produce energia ( ma quanta ne consuma?? ), riqualifica il territorio, fa risparmiare denaro. In verità in Italia l’industria dell’incenerimento gode di lauti sussidi “”pubblici”” (leggi “”nostri””) che consentono di vendere all’Enel e al Gestore della Rete Nazionale, l’energia elettrica prodotta dall’incenerimento ad un prezzo tre volte superiore a quello di mercato: maggiorazione che viene caricata sulle bollette delle utenze sotto la voce di “”costruzioni impianti fonti rinnovabili””. Questo grazie a leggi italiane “”ad hoc”” che classificano i rifiuti urbani come fonte di energia rinnovabile: ma bruciare plastiche e carta è uno spreco energetico oltre che fonte di inquinamento, mentre bruciare materia organica decomponibile è antieconomico. Oggi, recependo la Direttiva 99/31/CE in materia di gestione di discarica, vengono finalmente stabilite regole per la localizzazione e la realizzazione delle discariche: attraverso le soluzioni tecniche attuali esse non saranno più il tanto demonizzato buco pieno di rifiuti putrescenti, ma autentici impianti moderni e controllati, ecologici ed economici. E francamente credo superabile l’imposizione a tutti gli operatori, pubblici o privati, di istituire una garanzia finanziaria che copra i costi di controllo e mantenimento in sicurezza della discarica per almeno trent’anni dopo la chiusura: ditemi se esiste attualmente una copertura assicurativa per il rischio malattie a cui sono sottoposti i modenesi che respirano per trent’anni i fumi e le polveri dell’inceneritore! Una buona Amministrazione ha il dovere di tutelare la salute dei suoi cittadini e l’economicità dei servizi: l’uso dell’inceneritore non garantisce né l’una né l’altra.